TAPPA 8: DA CARRIÓN DE LOS CONDES A LEÓN – CAMMINO FRANCESE IN BICICLETTA

Distanza da Santiago: 401 km

Distanza di tappa: 96 km

Tempo stimato: 6 – 7 ore

Quota minima: 803 m

Quota massima: 900 m

Difficoltà della tappa: Bassa – Molto bassa

Punti di interesse: Terradillos de los Templarios, Sahagún, Mansilla de las Mulas, León

Mappa dell’itinerario: Per vedere il percorso su Google Maps fare click qui..

Mapa de la etapa 8 del Camino de Santiago en bicicleta de Carrión de los Condes a León

Fare click sull’immagine per ingrandire

In questa tappa del Cammino di Santiago in bicicletta andremo da Carrión de los Condes a León. Si tratta di un tratto lungo ma dal tracciato molto semplice in cui, peraltro, potremo percorrere gran parte del Cammino su piste asfaltate. Tra una pedalata e l’altra lasceremo la Terra dei Campi e entreremo nella provincia di León, percorrendo lunghi tratti senza centri abitati.

L’unica complicazione della giornata potremo trovarla all’entrata di León, sulle strade ad alto scorrimento e con molte curve. Per questo, Tournride presenta ai pellegrini in bici una via alternativa per entrare a León che non riporta segnali giacobini, ma risulta molto più sempice.

Se percorriamo questa tappa durante l’estate, dovremo far molta attenzione alla protezione solare e portare sempre una buona scorta di acqua.

PROFILO E TRACCIATO GENERALE DELLA TAPPA

Attraversiamo il Ponte Maggiore all’uscita di Carrión e proseguiamo per calle San Zoilo. Attraversiamo due rotonde sempre dritto e prendiamo la PP-2411 per 3,6 km, in piano.

La PP-2411 gira a destra, ma noi proseguiamo dritto sul sentiero di terra che coincide con la via Aquitana, antica strada romana. Si tratta di un rettilineo di 11 km tra i campi, in piano, con una leggerissima salita alla fine. Questo crea un cambiamento di gradiente che ci impedisce vedere Calzadilla de la Cueza fino a che non ci arriviamo effettivamente.

Antigua Vía Aquitana, recta de 18 Km de Carrión a Calzadilla de la Cueza

Antica Vía Aquitana, rettilineo di 18 Km da Carrión a Calzadilla de la Cueza

Dopo aver attraversato Calzadilla de la Cueza il cammino scorre su un sentiero parallelo alla N-120 e in 5,6 km arriva a Ledigos. La prima metà del percorso è in leggera salita (40 m di differenza di quota), ma prima di Lédigos si torna a scendere.

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Sentiero parallelo alla N-120 tra Calzadilla de la Cueza e Lédigos

Arrivando a Lédigos proseguiamo sulla N-120 per altri 3 km in leggera salita fino a Terradillos de los Templarios. All’arrivo a Terradillos de los Templarios, bisogna deviare a sinistra rispetto alla N-120 per entrare in paese. Abbiamo due opzioni:

  1. Proseguire sul tracciato giacobino e entrare a Terradillos. Da lì prenderemo un sentiero per 1,2 km che, dopo aver attraversato la P-973, arriva a Moratinos in 1,5 km. Dopo aver attraversato il paese, in 2,5 km si arriva a San Nicolás del Real Camino. All’uscita riprendiamo la N-120.
  2. Proseguire sulla N-120 senza entrare a Terradillos de los Templarios. Si va direttamente all’uscita di San Nicolás del Real Camino, rinunciando alla possibilità di visitare i paesi intermedi.

Lasciandoci San Nicolás del Camino alle spalle, la N-120 attraversa il fiume Valderaduey e, subito dopo, troviamo un piccolo sentiero, perpendicolarmente sulla destra. Se lo prendiamo, possiamo passare a visitare l’eremo della Vergine del Ponte e da lì proseguire su un sentiero fino a Sahagún.

Se non desiderate visitare l’eremo e preferite proseguire direttamente per Sahagún sulla N-120, sappiate che la strada costeggia Sahagún sul lato nord. Per questo, quando vediamo il cartello che indica la deviazione verso il centro cittadino, 10 km dopo l’uscita da Terradillos de los Templarios, dobbiamo prendere a destra per entrare nella cittadina e visitarla.

Sahagún (Km 41 della tappa) si percorre da est a ovest, attraversando il fiume Cea, all’uscita, per imboccare la via per León per 1,5 km fino a sboccare sulla N-120. Proseguiamo sulla N-120 per 2,2 km fino allo snodo tra la A-231 e la LE-6711.

Questo è il punto in cui dobbiamo scegliere se seguire il Cammino tradizionale o il Cammino alternativo. Le opzioni sono le seguenti:

  1. Cammino alternativo: Allo snodo girare a destra per prendere la LE-6711, che supera la A-231 con un cavalcavia. Porta direttamente a Calzada del Coto e da lì si alternano percorsi asfaltati e sentieri in terra per 32 Km fino ad arrivare a Mansilla de las Mulas, dove ritroviamo il Cammino tradizionale. Il Cammino passa anche per Calzadilla de los Hermanillos. Il tracciato è piuttosto semplice, in leggera salita fino a superare Calzadilla de los Hermanillos e in leggera discesa fino a Mansilla.
  2. Cammino tradizionale: All’incrocio proseguiamo dritto e vedremo che in pochi metri la N-120 gira a sinistra. Lì, sulla destra, parte un sentiero di terra molto breve che sbocca sulla Calzada del Coto, una pista asfaltata a doppio senso che corre parallela ad un sentiero di terra punteggiato di alberi equidistanti. Dopo 5,5 km di tracciato in piano si arriva a Bercianos del Cammino. Si attraversa su Calle Mayor e, in seguito, si riprende per 5,3 km la stessa via in leggera salita fino ad un sottopasso della A-231. Subito dopo, arriviamo a Burgo Ranero. Il tracciato è praticamente pianeggiante.

Da Burgo Ranero fino a Puente Villarente si percorre la LE-6615, che corre in discesa costante, come la strada per Calzada del Coto. Dobbiamo percorrere 14 km fino a Reliegos e poi altri 6 km fino a Mansilla de las Mulas.

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Calzada del Coto


Dopo la confluenza dei due Cammini aMansilla de las Mulas, dobbiamo uscire dal paese verso nord per prendere la N-601 per 4,5 km fino a Villamoros de Mansilla e, in seguito, percorrere altri 1,5 km fino a Puente Villarente.

A Puente Villarente ci restano 13 km di tappa e dobbiamo decidere per quale percorso entrare a León. Per i ciclisti seguire le frecce in entrata alla città è difficile, e anche pericoloso a causa delle strade da attraversare e il traffico. Per questo Tournride, oltre a spiegarvi il tracciato giacobino tradizionale, vi offre un’altra opzione esterna al tracciato del Cammino ma molto più agevole per i ciclisti. Queste sono le opzioni:

  1. Cammino tradizionale d’ingresso a León (con i segnali giacobini): All’uscita da Puente, sulla destra troviamo un ampio sentiero di terra. Inizialmente in piano, in 3 km arriva ad Arcahueja e da lì incontriamo un paio di rampe che portano ad un sentiero che costeggia la N-601 ad una quota più alta. Il sentiero termina nel poligono industriale di León e ci tocca attraversare la N-601 su un passaggio pedonale sopraelevato (con rampa, senza scale). Da questo punto, le frecce indicano l’entrata per Puente Castro, fino ad arrivare ad una grande rotonda dove dobbiamo girare a sinistra. Quando si arriva alla piazza dei tori di León, bisogna andare a destra per prendere Calle Corredera fino ad arrivare alla parte vecchia della città, dove si trova la cattedrale. Seguire i segnali può risultare complicato, visto che ci sono diverse svolte. Molte volte si tratta di frecce dipinte su lampioni o per terra.
  2. Entrata per la N-601 (senza segnali giacobini): All’uscita di Puente Villarente dobbiamo seguire la N-601 per quasi 9 Km, attraversando varie rotonde fino ad arrivare al poligono industriale della città, dove passeremo sotto la passerella pedonale azzurra. Dopo un paio di curve della N-601, arriveremo ad una rotonda in cui troviamo un cartello di benvenuto con lo scudo di León e con sopra un orologio. Dobbiamo attraversare la rotonda sempre dritto per prendere Avenida de Europa fino alla rotonda seguente. A questo punto prendiamo verso destra (Avda. Reino de León e quindi calle Juan XXIII) e proseguiamo superando sei incroci fino ad arrivare al settimo, quello con calle San Pedro. Girando a sinistra in questa via, ci troveremo a soli 300 metri dalla cattedrale.

 

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Passaggio pedonale sulla N-601 in entrata a León (Fotografia ceduta da Dani Latorre)

In generale, si tratta di una tappa lunga ma caratterizzata da un profilo estremamente semplice e ampie distanze tra le cittadine del percorso. La gran parte del Cammino pedonale corre su sentieri paralleli alla N-120, alla Calzada del Coto o alla N-601; quindi potremo scegliere se percorrere i sentieri oppure la strada asfaltata. I sentieri sono stretti ma il fondo è stabile. Se si percorre la strada asfaltata, molta attenzione in entrata a León, per via dell’intenso traffico.

Se pensate che questa tappa sia troppo lunga per voi, Tournride vi consiglia di riposare a Reliegos (km 69 della tappa), Mansilla de las Mulas (km 75) o Puente Villarente (km 82); qui troverete tutti i servizi di cui potreste aver bisogno.


CONSIGLI PRATICI

 

  • Se iniziate il vostro Cammino a Carrión de los Condes, noi di Tournride vi aiutiamo ad arrivarci. Independentemente da dove arriviate, dovete andare a Palencia, León o Burgos per prendere un autobus che vi porti a Carrión. Di queste tre città, León è l’unica che offre voli commerciali regolari. Da Barcellona, con Air Nostrum.

La frequenza degli autobus a Carrión non è molto elevata, quindi vi consigliamo di controllare l’orario con anticipo. Le compagnie Estébanez Aja e Abagon coprono la tratta da Palencia. Per arrivare da León o Burgos dovrete servirvi di AlsaSe gli orari degli autobus non si adattano alle vostre necessità, potete prendere un taxi da Palencia, che vi costerà intorno ai 45-50€. O, con un po’ di fortuna, può essere che ci sia qualcuno su una piattaforma di auto in condivisione che vi porti per 3-5€.Ricordate che Tournride vi consegnale biciclette al vostro alloggio a Carrión de los Condes se iniziate da lì e si può incaricare del vostro equipaggio in eccesso per farvelo trovare al vostro finale di Cammino.

  • In questa tappa troviamo ampie distanze tra le varie località, specialmente da Carrión de los Condes a Calzadilla (18 Km) e da Burgo Ranero a Reliegos (14 Km). Non ci sono fonti d’acqua potabile durante il percorso e i punti di ristoro sono pochi, quindi vi consigliamo di rifornirvi bene di acqua e cibo.
  • Molta attenzione con il caldo estivo, c’è poca ombra e il sole può risultare intenso.
  • Se piove possiamo trovarci in mezzo al fango transitando sulla Via Aquitana (da Carrión a Calzadilla de la Cueza), la Via Trajana (Cammino alternativo) e all’entrada a León per Arcahueja.
  • I chilometri di questa tappa sono molti per cui vi consigliamo di dosare le forze. Comunque, non è nulla di impossibile, visto che la maggior parte del percorso è in piano e le distanze si percorrono velocemente.

 

ITINERARIO DETTAGLIATO E PATRIMONIO STORICO-ARTISTICO

 

Oggi ci lasceremo alle spalle Palencia e la sua Terra di Campi per entrare a León, arrivando direttamente alla sua icona capitale: la meravigliosa cattedrale gotica di Santa Maria. Molti dei sentieri che ci porteranno fino a lì hanno mantenuto quasi invariato il loro tracciato dal tempo dei romani.. Sono Cammini carichi di Storia (con la maiuscola) che ci faranno scoprire il glorioso passato di grandi ordini medievali come l’ordine di Cluny a Sahagún o quello dei Templari a Terradillos dei Templari. Qualche sosta e saluteremo la Terra dei Campi oggi, più che mai, percorrendo grandi estensioni dorate di cereali con un tragitto molto semplice.

Una tappa facile, lunga ma con poche fermate, che ci spinge a lascairci andare fisicamente e mentalmente. Un Cammino per aprire gli occhi e sgombrare la mente.

Avete voglia di continuare a leggere per scoprire cosa ci aspetta durante il Cammino?

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Plaza Mayor di León (Fotografia ceduta da Jesús Martínez)

DA CARRIÓN A TERRADILLOS: SU INTERMINABILI RETTILINEI DEL PASSATO ROMANO, CON UNA SOSTA A CALZADILLA DE LA CUEZA E A LEDIGOS

Per uscire da Carrión de los Condes, dobbiamo attraversare Puente Mayor e passare in prossimità di San Zoilo. Se il giorno prima non l’avete visitata, questo può essere un buon momento per farlo, anche solo dall’esterno. Dopo aver attraversato due rotonde, percorriamo la PP-2411 per 3 km, una strada antica a doppio senso in cui i pellegrini a piedi camminano a margine.

Nonostante non si veda dalla strada, passeremo accanto alle rovine di quella che era l’antica abazia di Santa Maria de Benevívere, fondata nel S. XII e abbandonata dopo la confisca del XIX. Nonostante diversi ordini abbiano tentato di salvarlo, in quel secolo l’edificio fu demolito e i documenti in esso custoditi furono spostati all’Archivio Storico Nazionale.

Arriviamo al punto in cui la strada incontra la dritta pista di terra che ci porterà a Calzadilla de la Cueza, in un punto in cui la PP-2411 gira a destra.

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Via Aquitana (Fotografia ceduta da Kryf)

Questa pista dal fondo stabile – a meno che non piova e diventi fangoso – è l’antica Via Aquitana. In realtà, ai tempi dei romani era chiamata così la via che univa le due coste della Gallia (al giorno d’oggi, questo territorio è la Francia). Nel Medio Evo però si iniziò a chiamare con questo stesso nome questa via, che in epoca romanica si chiamava “Ab Asturica Burdigalame univa Astorga con Burdeos. Dall’inizio del pellegrinaggio a Santiago, i viandanti giacobini usavano questa antica via e, migliaia di anni dopo, noi seguiamo i loro passi.

Nonostante il sentimento di vicinanza storica che genera seguire un percorso che è rimasto inalterato durante secoli, c’è da dire che, per essere onesti, questo tratto è duro sia fisicamente che psicologicamente. Noi percorreremo rapidamente questo tratto di 12 km grazie alla semplicità dell’andamento pianeggiante, ma i pellegrini a piedi camminano per ore su questa pista senza alberi, senza fonti né elementi che spezzino il paesaggio di campi infiniti di cereali.

Anticamente in questo tratto della Via Aquitana si trovavano due opedali per pellegrini. Oggi non c’è alcun tipo di servizio, salvo un camioncino che vende cibo e bibite, che si installa all’intersezione con la P-2469 durante alcuni mesi all’anno. Passato questo incrocio, troviamo anche un cartello che indica che qui si snoda la Cañada Real Leonesa, accanto ad un’area ricreativa.

Una cañada è una via che collega i luoghi dove il bestiame transita in estate e in inverno in cerca di pascoli. Quella di León si divide tra occidentale e orientale. Misura circa 700 km in totale e unisce Riaño (a León) con il sud di Badajoz, attraversando sei province diverse.

Dopo questo monotono Cammino arriviamo a Calzadilla de la Cueza (km 18 della tappa), nascosta da un cambio di quota finale. Qui incontrerete tutti i servizi che vi servono. Il tracciato costeggia il paese lungo il lato sud e sbocca sulla N-120, su cui si attraversa il torrente Cueza. Chi va a piedi transita su un sentiero parallelo alla strada fino a Ledigos, voi potete decidere se preferite asfalto o terra. Sono circa 6 km in leggera salita, con una discesa di quota giusto prima di arrivare a Ledigos.

Calzadilla de la Cueza (Fotografía cedida por Kolossus)

Calzadilla de la Cueza (Fotografia ceduta da Kolossus)

Di Calzadilla è da citare la pala d’altare rinascimentale che si trova nella chiesa di San Martín e, come aneddoto, che la chiesa parrocchiale di Ledigos è tra le poche che vanta rappresentazioni di Santiago el Mayor in tutte le sue iconografie: pellegrino, apostolo e matamoro.

Da Ledigos il Cammino segue il percorso della N-120 fino a Terradillos dei Templari (Km 27 della tappa). Il nome di questa località la descrive architettonicamente e storicamente: luogo di piccoli “terrados” (tetti) legato all’antico Ordine dei Templari.

Nella tappa precedente abbiamo parlato di quest’Ordine di cavalieri, fondato nel S. XII per proteggere i pellegrini a Gerusalemme e che estese questa protezione anche al Cammino di Santiago. Como abbiamo detto, accumularono tanto potere e ricchezze in solo due secoli che persino il re di Francia arrivò a dovere loro una grande somma. Questo finì per essere la rovina dei Templari, perché divennero una minaccia per la Corona e gli altri ordini religiosi. Per questo, il Papa dispose il loro scioglimento con la forza, nell’anno 1312.

La maniera in cui in così poco tempo questi cavalieri accumularono tanto potere generò molte leggende, sia rispetto alla fonte della loro ricchezza che ai rituali dell’Ordine. Venne loro attribuito, per esempio, il possesso di reliquie miracolose, del Santo Graal e anche della “gallina dalle uova d’oro”. Di fatto, questo leggendario animale è legato a Terradillos..

Questa cittadina si trovava sotto la giurisdizione dei Templari e sotto la loro protezione c’era un ospedale per pellegrini. La leggenda dice che i Templari custodivano lì la gallina e, quando lo scioglimento dell’Ordine era imminente, sepellirono il misterioso animale nei pressi del paese.

In città si trova anche un ostello che porta il nome dell’ultimo Gran Maestro dell’Ordine dei Templari, Jacques de Molay.

CAMBIAMO PROVINCIA: LASCIAMO PALENCIA E ENTRIAMO A LEÓN PER VISITARE SAHAGÚN


Per arrivare a Sahagún da Terradillos abbiamo due opzioni: seguire il tracciato giacobino o evitarlo e prendere la N-120.
Tenete conto che, se proseguite sulla N-120 non passerete per Moratinos e San Nicolás del Real Camino, ultimas località palentine. Dopo aver passato il limite territoriale attraverserete il fiume Valderaduey e vedrete alla vostra destra il sentiero perpendicolare che porta all’eremo della Vergine del Ponte. Se non lo prendete e proseguite sulla strada, sappiate che per entrare a Sahagún dovrete prendere il ramo a destra. Altrimenti, costeggerete tutta quanta la cittadina sul lato nord e arriverete direttamente alla biforcazione dei Cammini a Calzada del Coto.

Mentre le visite a Moratinos o San Nicolás si possono evitare per facilitare una tappa già tanto lunga, Tournride vi suggerisce di entrare a Sahagún (Km 41 della tappa). Si tratta di un buon punto per riposare e una delle località più importanti del Cammino Francese a León, con un grande patrimonio culturale e storico da scoprire.

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Sagahún (Fotografia ceduta da Konrad Ho)

Il tracciato giacobino esce da Terradillos sul Cammino ovest, di terra battuta e in leggera discesa fino a sboccare sulla P-973 dove, dopo aver percorso appena qualche metro, prenderemo la deviazione verso destra per passare per Moratinos e San Nicolás del Camino. Il terreno sarà sempre di terra e ghiaia e il tracciato alternerà leggere salite e discese fino ad avvicinarsi alla N-120, da cui scenderemo dolcemente fino al centro di Sahagún.

Prima di arrivare a Sahagún, attraversiamo la N-120 per arrivare ad un sentiero nella piana del fiume Valderaduey che porta all’eremo della Vergine del Ponte (a circa 3 Km da Sahagún). L’edificio, di stile mudejar, funzionò per anni come ospedale di pellegrini e al giorno d’oggi è circondato da un gradevole prato con panchine e sculture che ricordano il glorioso passato medievale di Sahagún.

Ermita puente de la Virgen del Puente (Fotografía cedida por José Manuel Gil Martínez)

Eremo ponte della Vergine del Ponte (Fotografia ceduta da José Manuel Gil Martínez)

Sahagún ha un grande passato storico! Per conoscerlo dobbiamo prendere il sentiero che esce dai prati dell’eremo della Vergine del Ponte e ci porta ad attraversare la LE-251 (molta attenzione in questo punto). Da lì entreremo a Sahagún ma, per arrivare al centro, dobbiamo attraversare le rotaie tramite un cavalcavia.

La storia di Sahagún risale all’epoca romana, quando si trovava sul percorso della Via Trajana, ma è nata come tale a partire dalla fondazione di un monastero medievale in cui sono custodite le reliquie dei due santi Facundo e Primitivo. Di fatto, da qui viene il nome della città: “Sanctus Facundus – Sant Fagund – Safa-gun – Sahagún”. Questi santi furono decapitati nel S. II d. C. vicino al fiume Cea, dove alcuni discepoli li sepellirono. Il posto divenne conosciuto e nel S. IX fu decisa la costruzione di un grande monastero di cui si fece carico l’Ordine di Cluny.

Come abbiamo già detto presentando il Cammino Francese  l’Ordine di Cluny creò una vera e propria rete di monasteri lungo il Cammino in cui venivano assistiti i pellegrini, con il patrocinio della Corona. A Sahagún, il Monastero Reale di San Benito ricevette una gran quantità di privilegi e leggi speciali e, intorno, nacque un gran borgo medievale. Il monastero arrivò addirittura a fondare la propria università,che eguagliava quella di Salamanca o Alcalá de Henares come importanza. L’abate di Sahagún arrivò a un tale livello di autorità che nel S. XI sorsero rivolte della borghesia contro i suoi eccessivi poteri.

A partire dal S. XV inizia la decadenza della città, che si conferma definitivamente con la confisca del S. XIX, quando vengono vendute in asta pubblica delle parti dell’antico monastero. Oggi ne resta solo la Torre dell’Orologio e l’arco di San Benito, antica facciata sud del monastero. Sepolcri di re e oggetti che si trovavano nel monastero furono distrutti o si trovano oggi in altri punti della città e in musei di León.

Arco de San Benito de Sagahún (Fotografía por Rubén Ojeda)

Arco di San Benito di Sagahún (Fotografia di Rubén Ojeda)

Per esempio, nel Monastero delle Monache Benedettine (del S. XVI) si conservano alcuni dei resti dell’antico Real Monastero, dato che il posto funge anche da museo. Tra i vari pezzi si trovano il sepolcro di Alfonso VI e di quattro delle sue moglie, conservati nella chiesa del convento.

Accanto ai resti dell’antico monastero di Cluny si trova uno degli emblemi della città: la chiesa di San Tirso (S. XII). Fu uno dei primi edifici nella penisola iberica in cui furono usati mattoni invece che pietra. Questo può sembrare un dettaglio, in effetti però diede luogo allo stile romanico-mudejar, icona dell’unione culturale in Spagna e di come si influenzavano tra loro. Qui, i musulmani che vivevano in zone cristiane usarono metodi costruttivi propri della loro arte (costruire con mattone a vista, utilizzare archi a ferro di cavallo, ecc) con influenze romaniche, in uno stile propriamente europeo. Richiama l’attenzione, soprattutto, la sua torre di cuattro corpi d’arco a ferro di cavallo.

Iglesia de San Tirso en Sagahún (Fotografía cedida por José Manuel)

Chiesa di San Tirso a Sagahún (Fotografia ceduta da José Manuel)

A CALZADA DEL COTO SCEGLIAMO L’ITINERARIO PER ARRIVARE A MANSILLA DE LAS MULAS

All’uscita da Sahagún dobbiamo attraversare il fiume Cea su un ponte di pietra e percorrere la strada fino a sboccare sulla N-120. Dopo aver percorso 2 km arriveremo ad un incrocio di strade: la N-120 si perde in una curva a sinistra dopo un’intersezione con la LE-6711, che attraversa l’autostrada su un cavalcavia.

Se prendiamo questo cavalcavia imbocchiamo il Cammino alternativo, che ci porterà a Calzada del Coto e quindi su sentieri di terra fino a Calzadilla de los Hermanillos. Alternando poi sentieri e strade asfaltate arriveremo a Mansilla de las Mulas.

Tournride vi consiglia, in questo caso, evitare il Cammino alternativo e proseguire sul tracciato originale che porta a Burgo Ranero.. Sulla curva della N-120 vedremo un corto sentiero segnalato che ci porterà ad una ampia pista asfaltata, molto facile da percorrere, che dobbiamo seguire per i prossimi 32 km fino a Mansilla de las Mulas. I pellegrini a piedi seguono un sentiero parallelo, punteggiato da platanere, che può risultare un po’ stretto. Questa via è poco utilizzata dalle auto e il tracciato molto semplice.

Sendero al Burgo Ranero (Fotograf´ía cedida por José Antonio Gil Martínez)

Sentiero per Burgo Ranero (Fotografia ceduta da José Antonio Gil Martínez)

In 5,5 km arriveremo a Bercianos del Real CaminoIn 5,5 km arriveremo a Bercianos del Real Camino, piccola località di meno di 200 abitanti con tutti i servizi di cui abbiamo bisogno. Dopo altri 7 km di pista asfaltata, con un tracciato in leggera salita, arriveremo a Burgo Ranero.

Ruinas de un antiguo palomar (Fotografía cedida por Jonathan Pincas)


Rovine di un’antica colombaia (Fotografia ceduta da Jonathan Pincas)

Il toponimo del Burgo Ranero è stato oggetto di controversie. La maggioranza ritiene che il nome venga dal gracidio delle rane che abitano gli stagni vicini alla cittadina (“Burgo”). Ci sono anche alcuni antichi documenti che fanno riferimento al luogo come “Ranerium”, che sarebbe un nome germanico latinizzato. Secondo questa ipotesi, il “Ranero” indicherebbe possesso, vale a dire, sarebbe il borgo di un certo signor Raniero.

El Burgo Ranero con una charca en primer plano (Fotografía cedida por José Antonio Gil Martínez)

Burgo Ranero con uno stagno in primo piano (Fotografia ceduta da José Antonio Gil Martínez)

Oggi questo posto è diventato un’oasi per i pellegrini, che camminano da ore per un paesaggio incantevole ma monotono. Qui si trovano un buon numero di alloggi e servizi, quindi non avremo alcun problema ad incontrare qualunque cosa di cui abbiamo bisogno.

E’ importante che recuperiamo le forze per affrontare i seguenti 13 Km fino a Reliegos, su una via identica alla precedente e praticamente rettilinea. E’ così, praticamente non avremo nemmeno bisogno di pedalare perché il Cammino prosegue in dolce ma costante discesa. Arriveremo in un attimo!

Campos de Camino a Reliegos (Fotografía por David Hunkins)

Campi del Cammino a Reliegos (Fotografia di David Hunkins)

Reliegos è stato, fino a pochi anni fa, l’ultimo luogo in cui è caduta una grande meteorite in Spagna. Avvenne una mattina del 1947 alle 8, quando una grande roccia di circa 17 km cadde su Calle Real, spaventando gli abitanti che pensarono ad una bomba o ad un’esplosione. Oggi la gran parte della roccia si trova nel Museo Nazionale di Scienza di Madrid, anche se in altri siti ce ne sono alcuni frammenti.

Dopo aver visitato Reliegos, dovremo continuare lungo la via punteggiata da platanere su una discesa continua per altri 6 km, fino ad attraversare l’N-601 con un cavalcavia e entrare in Mansilla de las Mulas..

Monumento al peregrino en Mansilla de las Mulas (Fotografía cedida por Adolfo Brigido)

Monumento al pellegrino a Mansilla de las Mulas (Fotografia ceduta da Adolfo Brigido)

Da Burgo Ranero si entra a Mansilla attraverso la porta del Castello, una delle porte delle antiche mura S. XII. Questa località vantava uno dei migliori sistemi di fortificazione di tutta la Castiglia. Le mura circondavano tutta la riva del fiume e si aprivano a nordovest solamente sul ponte che attraversava l’Esla. Erano alte circa 14 metri, con feritorie per gli arcieri nella parte superiore. Inoltre, ogni 40 metri c’erano grandi strutture semicilindriche di cui oggi vediamo resti ben conservati nella parte sud.

Muralla de Mansilla de las Mulas (Fotografía cedida por Miquel Acevedo)

Mura di Mansilla de las Mulas (Fotografia ceduta da Miquel Acevedo)

Dopo aver attraversato l’antica porta fortificata, passeremo prima accanto ad un monumento al pellegrino e arriveremo quindi alla chiesa di Santa Maria. Risalente al S. XVIII, la sua architettura è semplice. Proseguendo per il Cammino si arriva alla piazza del Pozzo, dove arriva anche il Cammino alternativo che passa per Calzadilla de los Hermanillos.

Prima di prendere il ponte sull’Esla, costruzione medievale di otto archi (S. XII) che ha subito molti restauri, ci troviamo accanto all’antico convento di San Agustín. Questo centro fu fondato nel S. XV ed ebbe molta importanza a livello culturale, con l’eccelenza del suo archivio e della biblioteca. Come accadde a Carrión de los Condes, tutti i documenti andarono perduti durante un incendio nel corso della Guerra di Independenza. Oggi la cappella di Villafañe è la parte meglio conservata, struttura di pianta quadrata con volta a stella. Inoltre, i simboli giacobini incisi nella pietra in una delle antiche entrate del convento attestanto l’importanza che aveva come ospedale di pellegrini.

Da Mansilla de las Mulas siamo a meno di 20 km da León, dove possiamo arrivare sia su strada asfaltata sia sui sentieri del Cammino. Entrambe le opzioni si riuniscono in un dato punto.

Usciamo da Mansilla attraversando il già menzionato ponte medievale. A sinistra parte un largo sentiero che corre parallelo alla N-601, in piano. /span>

Per la strada o per il sentiero passiamo per Villamoros de Mansilla in 4 km e quindi arriviamo a Puente Villarente in appena 1,5 km.

Entrando nella cittadina ci sarà immediatamente chiaro da dove viene il suo nome Villarente. Se percorriamo la strada asfaltata attraverseremo il grande ponte su cui passa il Cammino e che attraversa il fiume Porma. Se percorriamo il sentiero, lo vedremo dal basso, visto che sono state predisposte delle passerelle di legno che attraversano il fiume e permettono di vedere l’intero ponte. Passare sul ciglio della strada era troppo pericoloso per i pellegrini a piedi.

Il ponte di Villarente ha origine in epoca romana, anche se di quel periodo non resta nulla. Le esondazioni del Porma lo distrussero in differenti momenti storici e, per questo, la parte più antica che resta sono gli archi centrali (di epoca medievale). E’ una vera e propria pietra miliare del Cammino Francese, scenario di una leggenda medievale di amore pellegrino.

Puente romano en Villarente (Fotografia cedida por Bill Bereza)

Ponte romano a Villarente (Fotografia ceduta da Bill Bereza)

A Villarente in epoca medievale si trovava un ospedale di pellegrini noto perché seguiva la norma che prevedeva di tener sempre pronta un’asina per portare a León i viandanti che si trovassero in difficoltà (come una specie di “ambulanza”). Si dice che all’inizio del S. XIV in questo ospedale lavorasse una ragazza di nome Isabel, promessa ad un signore andaluso. Un giorno arrivò all’ospedale un pellegrino molto malato. La ragazza lo curò e finirono per innamorarsi l’uno dell’altra. Insieme, sotto il primo arco del monte, incisero il contorno delle loro mani sull’arcata di pietra, e Isabel gli promise che, se fosse tornato da Santiago in 14 giorni e avesse messo la mano in quel punto mentre la chiamava, lei lo avrebbe sentito e avrebbe abbandonato il promesso sposo per fuggire con lui.

Il pellegrino arrivo a Santiago e riuscì a tornare a Puente Villarente al tredicesimo giorno, ma sfortunatamente il livello del fiume era talmente alto per le continue piogge che era impossibile arrivare all’arco. Sulla riva del Porma, pregò Santiago perché lo aiutasse a raggiungere l’arco di pietra il giorno successivo. Quando si svegliò, vide che alcuni tronchi avevano creato un passaggio attraverso la piena e si dirigevano esattamente al punto dove avevano inciso la forma delle mani. Corse fino a lì e chiamò la sua amata. La vide apparire dopo poco e si gettò tra le sue braccia per passare insieme il resto della loro vita.

Con questa bella storia in mente, attraversiamo Puente Villarente e prendiamo un ampio marciapiede accanto alla N-601. Da qui abbiamo due opzioni per entrare a León: dobbiamo scegliere tra andare per Arcahueja o per la N-601 fino al centro della città.

Con la seconda opzione dobbiamo fare attenzione al traffico, soprattutto nella parte del Poligono Industriale, ma il tracciato sarà piuttosto semplice e eviteremo di dover attraversare alcune strade o cavalcavia.

Se prendiamo il sentiero che si apre a destra all’uscita di Puente Villarente, andremo quasi in piano fino a Arcahueja, dove troveremo una breve rampa che ci porterà ad un sentiero vicino alla strada asfaltata su cui accederemo al Poligono Industriale. La N-601 taglia a metà il poligono e dovremo attraversarla attraverso un cavalcavia azzurro. Scendendo da questo punto attraverseremo di nuovo con un altro cavalcavia uno snodo di strade e il fondo di terra diventerà di asfalto arrivando ad Avda. Madrid. Quando vediamo la chiesa parrocchiale di Puente Castro dobbiamo deviare verso sinistra, attraversando il fiume Torío su un ponte pedonale e continuando per il viale fino ad una grande rotonda in cui, girando a sinistra, arriveremo alla piazza del Toro. Da questo punto ci addrenteremo nella zona monumentale, girando a destra. Proseguiamo dritto fino all’ampio via che, girando a destra ci porterà direttamente alla cattedrale.

Di certo l’entrata a León può risultare confusa per i ciclisti a causa della quantità di svolte, incroci e passaggi pedonali per cui passare. Se volete semplificare, potete prendere la N-601 fino alla prima rotonda della città, continuando dritto per Avda. Europa fino ad Avda. Reino de León (il primo grande viale che esce a destra, obliquamente). Proseguendo dritto e passando 6 incroci perpendicolari di strade, dovrete solo girare a sinistra su calle San Pedro per arrivare alla cattedrale. Segnaliamo in giallo questo en percorso nella nostra mappa di tappa..

UN POMERIGGIO IN GIRO PER LEÓN, “LA CULLA DEL PARLAMENTARISMO”

León è una “delle grandi”, città storica e tappa obbligata del Cammino Francese. Oltre a questo, è una boccata d’aria fresca e giovane, una città dinamica traboccante di cultura viva: concerti nei bar, esposizioni artistiche, ecc. Questo aspetto si nota passeggiando per la città, nel movimento che c’è sempre nella zona monumentale e che invita il pellegrino ad unirsi alla movida.

Le città come León, di grandi dimensioni, a volte saturano i pellegrini che arrivano stanchi e a tarda ora. Doversi informare correttamente e disegnare un percorso che permetta di visitare la città in modo tranquillo può risultare un arduo compito dopo una tappa tanto lunga. E’ un peccato che, appunto, quanto più ci sarebbe da visitare, più sia difficile decidere di farlo.

Per questo, più che mai, Tournride vi consiglia, dopo esservi rilassati un po’ dopo lo sforzo compiuto oggi, di venire a fare un giro: vi diamo una mappa con l’itinerario della passeggiata e vi raccontiamo cosa incontrerete ad ogni passo. Sono solo 40 minuti e ne vale veramente la pena.

Per chi ha intensione di fermarsi per un giorno intero, sappiate che León è uno dei migliori posti del Cammino Francese per farlo. Inoltre, a seconda dell’ora in cui iniziate la passeggiata, alcuni dei posti da visitare potrebbero essere chiusi. A meno che non vogliate visitarli il giorno dopo prima di riprendere a pedalare fino alla prossima fermata, potete vederli con calma dedicando un giorno in più a questa bella città.

Godetevi León, una città monumentale con molto da offrire!

Catedral de León (Fotografía cedida por Manuel)

Cattedrale di León (Fotografia ceduta da Manuel)

Un poco di Storia per iniziare….

León deve gran parte della sua configurazione attuale ai romani. Prima che arrivassero i conquistatori italiani, questa parte del territorio non era popolata.

L’esercito romano era organizzato in legioni, unità militari con una propria gerarchia interna. Si mobilitavano per conquistare il territorio o per missioni specifiche. Nel 29 a.C. la Legione VI Victrix (“Sesta legione vincitrice”) creó un accampamento militare provvisorio sull’altopiano tra i fiumi Torío e Bernesga. Era un posto perfetto, dato che assicurava approvvigionamenti di acqua ed era un buon canale di comunicazione tra nord e centro della Spagna che avevano intenzione di controllare.

Proprio in quel periodo iniziò lo sfruttamento intensivo di una delle miniere d’oro in prossimità di León: le Médulas. Il metodo di estrazione che i romani usavano, noto come “ruina montium”, ha lasciato qui un paesaggio spettacolare, che oggi vale la pena visitare. Deviavano grandi corsi di acqua e, rilasciando la corrente di colpo, facevano crollare grandi parti della montagna.

Panóramica de las Médulas (Fotografía cedida por Rafael Ibáñez Fernández)

Panorama delle Médulas (Fotografia ceduta da Rafael Ibañez Fernández)

Grazie a questo metodo i romani estrassero molto oro. C’era bisogno di un insediamento permanente per controllare tutte queste attività. Per questo, quando la Legione VI Vitrix dovette partire per combattere nel Rin nel 74 d.C., la Legione VII Gémina arrivò a sostituirla.

Questa legione creó un accampamento molto più complesso. Ancora oggi resta molto a León dei ciò che questi romani fecero dal S. I al III d.C. L’attuale calle Ancha che porta alla cattedrale era l’antico “cardo” romano, la via principale dell’accampamento che corre in direzione Nord-Sud e si incrociava perpendicolarmente con il “decumano”. Sotto la cattedrale ci sono resti delle antiche terme e, nel giardino del Cid, resti del sistema di canalizzazione delle acque.

Murallas de León (Fotografía cedida por Rubén Ojeda)

Mura di León (Fotografia ceduta da Rubén Ojeda)

Con la caduta dell’Impero Romano gli svevi occuparono l’antico accampamento i visigoti conquistarono il territorio e l’insediamento rimase quasi spopolato.. Questa situazione si protrasse anche durante la conquista araba, dato che León restava in una zona intermedia tra i due fronti.

Nel 856 il re Ordoño I riesce a conquistare León, che passa a far parte del Regno d’Asturia. Anni dopo, le lotte di potere tra i suoi tre nipoti terminano unificando i territori di Asturia e León nel Regno di León, e per la prima volta questo insediamento diventa capitale.

Nel 1188 León passa alla Storia per essere il luogo in cui il re convoca la prima Assemblea Estamentale di tutta Europa nel Medioevo. Da qui il motivo per cui questa città è conosciuta come “la culla del Parlamentarismo”.

Durante i secoli seguenti León continuerà a crescere, delineandosi come una delle città più importanti per la Corona e per il Cammino di Santiago. Arrivò ad avere 17 ospedali per pellegrini e fu la sede occidentale dell’Ordine militare di Santiago.

Nel S. XIX diventa capitale di provincia e, nel secolo successivo, la città viene ampliata con quartiere borghese dal tracciato ortogonale. León diventa quindi la città dinamica e moderna che vediamo oggi, anche se le tracce del suo passato si mantengono nel tracciato delle sue strade e negli edifici monumentali che oggi possiamo visitare. Per vederla più dettagliatamente, potete visitare esta páginaquesta pagina, dove troverete ricostruzioni virtuali della storica León.

Visitiamo i quattro imperdibili: Cattedrale, Casa Botines, San Isidoro e San Marcos

Cominciamo con il simbolo della città: la Cattedrale, anche conosciuta come la “Pulchra Leonina”. Il suo soprannome suggerisce ciò che il visitatore troverà nella “bella leonessa”. Fu iniziata intorno al 1275, in un momento in cui il gotico era al suo apogeo, con molte similitudini rispetto ai templi di Reims o Amiens.

Senza dubbio, l’aspetto più impressionante di questa Cattedrale sono le sue vetrate, senza sminuire la precisione delle sue sculture in pietra o l’incredibile altezza che raggiungono i suoi muri e le torri. In pieno stile gotico rayonnant, la sua elevazione tripartita ospita pareti in ogni parti per inserire vetrate policrome che tingono l’interno del tempio di luci multicolori.

Crucero y transepto sur de la Catedral de León (Fotografía cedida por Jose Luis Cernadas Iglesias)

Crociera e transetto sud della Cattedrale di León (Fotografia ceduta da Jose Luis Cernadas Iglesias)

Dato che le vetrate proponevano già un programma iconografico ben specifico, l’architettura interna delle Cattedrali gotiche era sostanzialmente neutra. La scultura si portava all’esterno e sulle tre parti della facciata occidentale se ne conserva un esempio impressionante.

Portada occidental de la Catedral de León (Fotografía cedida por Michel Curi)

Facciata occidentale della Cattedrale di León (Fotografia ceduta da Michel Curi)

La porta centrale è dedicata alla Vergine Bianca e rappresenta anche alcune parti del Giorno del Giudizio. Per inciso, la scultura della Vergine che oggi vediamo esposta è una copia dell’originale che, per meglio conservarla, è custodita all’interno del tempio.

Alla sinistra c’è la Porta di San Juan, con scene della Natività e dei primi momenti della vita di Gesù. A destra, la Porta di San Francisco, dedicata completamente a narrare storie sulla vita della Vergine (la morte sotto e l’incoronazione sopra).

La Cattedrale di León è uno dei monumenti che più merita una visita, in tutto il Cammino Francese. Per il suo stile architettonico, è precisamente pensato per stupire con la sua luce. Vi consigliamo, per quanto è possibile, di trovare il tempo per visitarla. In questa pagina potete informarvi su prezzi e orari.

Vidrieras absidiales de la Catedral de León (Fotografía cedida por Jose Luis Cernada Iglesias)

Vetrate dell’abside della Cattedrale di León (Fotografia ceduta da Jose Luis Cernada Iglesias)

Ci allontaniamo dalla Cattedrale su calle Ancha, costruita sull’antico “cardo” romano. In fondo, alla nostra destra si aprirà davanti a noi la fantastica Casa Botines. Opera di Antonio Gaudí, è uno dei pochi edifici che questo architetto realizzò al di fuori della Catalogna. Ne troveremo un altro nella prossima tappa: la Casa Episcopale di Astorga.

Dibujo de Casa de Botines de Antonio Gaudí

Disegno di Casa Botines di Antonio Gaudí

Fu un imprenditore catalano, chiamato Joan Homs i Botinàs, che commissionò il disegno di questo edificio a Gaudí alla fine del S. XIX. Nella parte bassa aprì alcuni magazzini di tessuti e, nella parte superiore Joan stabilì la propria residenza privata. Con un inconfondibile gusto modernista, l’edificio si colloca nel periodo neogotico. Se abbiamo appena visto la Cattedrale, è evidente come gli archi lobati con colonnine ci ricordino il triforio della Pulchra Leonina. In generale, le torri sugli angoli e il suo aspetto da fortezza fanno pensare ad un palazzo medievale, ma diventa molto più elegante grazie alla sua aria modernista.

Oggi, Casa Botines è sede della banca Caja España. Nel 1996 questo ente bancario riabilitò l’edificio, tentando di eliminare le ristrutturazioni effettuate in seguito alla morte di Gaudí. Al giorno d’oggi si può accedere solamente alla zona degli uffici bancari. La visita è gratuita e l’orario è dalle 8:30 alle 14:00.

Casa botines (Fotografía por Ruben Ojeda)

Facciata principale di Casa Botines (Fotografia di Ruben Ojeda)

Costeggiando Casa Botines lungo il lato est, su Calle Ruiz de Salazar, ci dirigiamo verso la Basilica di San Isidoro. Vi suggeriamo di girare a destra per Pilotos Regueral per approfittare del Cammino per visitare i giardini del Cid, un piccolo tesoro nascosto nella parte antica della città. Approfittando per riposare un poco su una delle sue panchine, potremo ammirare i resti romani del sistema di canalizzazione delle acque.

Canalización descubierta en la parte exterior del campamento de Legio VII Gemina (Fotografía cedida por Caligatus)

Canalizzazione scoperta nella parte esteriore dell’accampamento della Legione VII Gemina (Fotografia ceduta da Caligatus)

Proseguendo dritto su calle del Cid in meno di un minuto arriviamo alla Basilica di San Isidoro. Al suo interno si trova il Pantheon dei Re, chiamato la “Cappella Sistina del Romanico”. Si tratta di uno spazio quadrato diviso in sei branche di volte completamente ricoperte di pitture del S. XII, eccezionalmente ben conservate. Questa impressionante eredità è sorretta da grosse colonne con grandi capitelli pieni di decorazioni, tra cui riposano re e regine nei loro sepolcri decorati con incisioni.

Panteón de Los Reyes

Pantheon dei Re all’interno della Basilica di San Isidoro

L’accesso alla chiesa di San Isidoro è gratuito. Fu costruita adiacente alle antiche mura medievali, di cui ancora rimane qualche resto. L’interno del tempio contrasta con ciò che abbiamo appena visto nella Cattedrale. Qui non c’è luce, il romanico è penombra e solidità, con cicli decorativi fantasiosi -e a volte inquietanti- nei capitelli delle colonne. All’esterno, la scultura della facciata è anch’essa un gioiello romanico.

Per visitare il chiostro, il Pantheon dei Re e il Museo di San Isidoro bisogna dirigersi alla piccola entrara occidentale che si trova ad un estremo della piazza. L’entrata costa 5€ e include la visita guidata, che noi di Tournride vi consigliamo assolutamente.

Pintura del Pantócrator en una de las Bóvedas del Panteón de los Reyes

Pittura del Pantocrate in una delle campate del Pantheon dei Re

Costeggiando la Basilica di San Isidoro su calle Sacramento, giriamo obliquamente a sinistra per dirigerci verso Avenida Suero de Quiñones, che ci lascerà direttamente a Plaza de San Marcos. Questo spazio ci accoglie con un monumento al pellegrino. Un uomo fatto di bronzo guarda verso San Marcos. E’ scalzo, seduto ai piedi di una croce, vestito con l’abito medievale giacobino e il bastone.

San Marcos, Monumento al peregrino (Fotografía cedida por José Luis Cernadas Iglesias)

Monumento al pellegrino a San Marcos (Fotografia ceduta da José Luis Cernadas Iglesias)

Questa scultura non solo fa riferimento all’importanza che il Cammino Francese ricoprì per il lustro della capitale leonesa ma anche all’origine dello stesso edificio di San Marcos. Nel S. XII un’infanta fece una generosa donazione perché, fuori dalle mura della città, fosse eretto un grande edificio per l’accoglienza ai pellegrini. Questo tempio-ospedale crebbe e divenne sede dell’Ordine di Santiago, i cavalieri che proteggevano il Cammino giacobino.

Di questo edificio oggi non resta quasi niente. Nel S.XVI il suo cattivo stato costrinse ad abbatterlo per poi costruire questo gioiello del rinascimento. La grande facciata plateresca si divide in due grandi corpi, la cui uniformità e simmetria trasmette tranquillità nonostante la grande quantità di decorazioni da cui è ricoperta. Nella parte bassa dello zoccolo ci sono medaglioni intagliati con personaggi latini e greci, che nel rinascimento venivano onorati come rappresentanti dell’Umanesimo e della gloria classica. Imperatori come Giulio Cesare o Trajano e promotori di piccoli “rinascimenti” precedenti come Carlomagno ci guardano dai loro medaglioni d’onore.

San Marcos (Fotografía cedida por José Luis Cernadas Iglesias)

San Marcos (Fotografia ceduta da José Luis Cernadas Iglesias)

Dalla sua nascita, l’insieme di San Marcos ha svolto molteplici funzioni. E’ stato ospedale per pellegrini e convento, ma anche prigione -qui rinchiusero Quevedo-, centro d’istruzione, ufficio statale, campo per prigionieri repubblicani durante la Guerra Civile… Oggi funge principalmente como Albergo Storico Nazionale (Parador Nacional), anche se la chiesa mantiene il suo uso religioso e, inoltre, una parte ospita un museo di opere sacre.

E aggiungiamo che il Parador ospita una caffetteria accanto al fiume Bernesga, con una terrazza molto piacevole con vista sul Ponte di San Marcos. Ideale per rilassarsi.

Puente de San Marcos (Fotografía cedida por José Luis Cernadas Iglesias)

Ponte di San Marcos (Fotografia ceduta da José Luis Cernadas Iglesias)

Terminiamo nel Barrio del Húmedo a goderci il patrimonio di Leon mentre stuzzichiamo

Dopo aver imparato tutto questo durante le nostre visite culturali, la giornata può terminare in un solo modo: provando la gastronomia leonese.

Nonostante questa città abbia una grande offerta di ristoranti, dove troveremo un buon rapporto qualità-prezzo, Tournride vi consiglia di dirigervi verso il Barrio del Húmedo. Lì potreta passare di bar in bar provando le differenti specialità di ogni posto. In molti di questi bar verranno offerte quando ordinate da bere e in altri bisognerà pagarle a parte.

Per arrivare al Barrio del Húmedo con una piacevole passeggiata, vi consigliamo di continuare sulla riva del fiume fino all’avenida de Ordoño II, dove, girando a sinistra, arriverete a Casa Botines. Non è il percorso più breve, ma permette di vedere meglio la parte più nuova della città.

Tutta l’area tra calle Ancha, Plaza Mayor e la Cattedrale è piena di bar e ristoranti. Assolutamente da provare la morcilla -questa si spalma e non si accompagna con il riso, diversamente da quella di Burgos- e la cecina (tipica carne essiccata).

Con queste prelibatezze ci salutiamo fino alla tappa successiva. Andremo a Astorga, che sarà il nostro ultimo giorno dal tracciato pianeggiante … Poi Bierzo e Ancares faranno da contrappunto a queste distese di campi di cereali!

Atardecer en el Camino de Santiago

Tramonto sul Cammino di Santiago