TAPPA 7: DA BURGOS A CARRIÓN DE LOS CONDES – CAMMINO FRANCESE IN BICICLETTA

Distanza da Santiago: 487 km

Distanza di tappa: 86 km

Tempo stimato: 6 – 6,5 ore

Quota minima: 773 m

Quota massima: 930 m

Difficoltà della tappa: Media

Luoghi di interesse: Castrojeriz, Frómista, Villalcázar de Sirga, Carrión de los Condes

Mappa di itinerario: Per vedere il percorso su Google Maps fare click qui

Etapa 7 del camino de santiago en bici que va desde Burgos a Carrión de los Condes

Fare click sull’immagine per ingrandire

In questa tappa attraverseremo tutta la campagna di Burgos per entrare in Palencia, parte della cosiddetta “Tierra de Campos”. Il nostro corpo e la nostra mente si saranno già abituati percorrere paesaggi molto più omogenei di quelli precedenti in cui l’altimetria, ben equilibrata, viene interrotta da colline che si innalzano all’orizzonte come statue e che a volte ci toccherà superare.

C’è chi non apprezza questa parte del Cammino Francese e tenta di attraversarla il più rapidamente possibile, considerando questo paesaggio come monotono e senza alcuna attrattiva. E’ vero che questa parte è dura – soprattutto d’estate – ma è anche un tratto fondamentale del pellegrinaggio: l’immagine delle sue campagne è una delle più riconoscibili del Cammino. I nostri occhi si poseranno per km su questa immagine da cartolina, un percorso in linea retta fiancheggiato da campi dorati in cui a volte si stagliano solide quercie. Facilmente rimarrà impressa nella nostra retina e sarà fonte di pace e armonia per il futuro, quando ci ricorderemo della serenità del pellegrinaggio e della grande opportunità che ci offre di concentrarci su noi stessi.

Dimentichiamoci per adesso del mondo, in cui l’importante è l’immediato, la novità e il continuo cambiamento. Al contrario, lasciamo che l’armonia e la pace del paesaggio intorno a noi alimentino la nostra introspezione. Il pellegrinaggio ci regala tempo per pensare e, senza complicare ciò che è semplice, ricordiamoci di Machado, Unamuno o Fernàn Gonzàlez e troveremo nella Castiglia un mondo pieno di sfumature, di ricchezza paesaggistica e umana.

PROFILO E PERCORSO GENERALE DELLA TAPPA

Questa tappa corre per la maggior parte su piste di terreno stabile tra i campi e, alla fine, su strade regionali asfaltate. In generale, il profilo è piuttosto regolare e le differenze di quota si superano su lunghe distanze,, quindi le discese saranno dolci e piacevoli. Le salite non saranno troppo dure.

Ci sono solo tre punti in cui potremmo avere dei problemi con il percorso:

  • Arrivando a Hornillos e a Hontanas ci sono due rampe in discesa che sono da menzionare ma che non presentano molta difficoltà tecnica. Bisogna tenere conto che, soprattutto a Hontanas, la differenza di quota è tale per cui il paese non si vede fino all’ultimo, e quindi il tratto è psicologicamente impegnativo perché sembra che, per quanto si pedala, non si proceda.
  • L’Alto di Mostelares è un altro punto complicato, subito all’uscita di Castrojeriz. Qui si sale di 140 m in poco più di 1 km, con una pendenza relativa media dell’11%. La discesa è ugualmente vertiginosa, su terra stabile con piccole pietre sciolte.
Cuesta llamada "Matamulos" que baja hasta Hornillos del Camino

Discesa in costa fino a Hornillos del Camino, denominata “Matamulos” (Fotografia ceduta da Jorge Gañàn)

In realtà, le maggiori difficoltà in questa tappa sono i km e, soprattutto d’estate, le lunghe distanza senza ombra tra le cittadine e i servizi. Di certo è più lunga delle tappe precedenti ma la pianura aiuta a percorrerla rapidamente e il terreno è favorevole.

Per uscire da Burgos bisogna attraversare il campus universitario di San Amaro dove, dopo aver attraversato il ponte sull’Arlanzòn, possiamo prendere la pista ciclabile fino a quando la N120 devia verso sinistra e i segnali ci indicano di attraversare il passaggio pedonale verso calle Benito Pérez Galdòs. A questo punto abbiamo due opzioni: attraversare e prendere il cammino originale o deviare e prendere la N120 fino a Tardajos.

Se andiamo per la via tradizionale prenderemo calle Benito Pérez Galdòs. Percorrendo quindi un sentiero di terra fino ad arrivare alla zona municipale di Villalbilla di Burgos, dove attraverseremo prima la ferrovia, poi la BU600 con un cavalcavia e infine la A-231. Il cammino quindi corre parallelo alla N-120 fino a Tardajos.

A Tardajos, ci allontaniamo dalla N-120 e non la ritroveremo fino ad arrivare a Carriòn de los Condes. Per questo, per vedere le località giacobine in questa tappa è necessario seguire il cammino tradizionale. Per la maggior parte del tempo il fondo sarà di terra, anche se in alcuni tratti del Cammino di Santiago coincide con piste asfaltate o strade regionali.

Tardajos e Rabé de las Calzadas sono unite da una pista asfaltata di 1,5 km. Dopo aver attraversato il paese, bisogna percorrere 8 km fino a Hornillos del Cammino su un sentiero tra i campi. Si comincia con una salita dolce ma costante di 4 km fino ad arrivare ad un passo (917 m di quota) da cui si scende comodamente fino a Hornillos.

Sendero que lleva desde Rabé de las Calzadas a Hornillos del Camino en una parte del camino francés

Sentiero da Rabé de las Calzadas a Hornillos del Cammino ( Fotografia ceduta da Jorge Gañàn)

All’arrivo abbiamo davanti 11 km fino ad Hontanas su un altro sentiero in cui l’unico punto con servizi che c’è è l’ostello di San Bol, in una deviazione a sinistra al km 6. Durantequesto tratto raggiungiamo la quota massima della tappa (930 m).

Il sentiero termina con una rampa di 200 m in cui scendiamo per 50 m di differenza di quota fino al centro della cittadina di Hontanas (km 31 della tappa).

Personas haciendo el Camino en bici en el trazado que lleva a Hontanas

Cammino a Hontanas (Fotografia ceduta da Hans-Jakob Weinz)

Da Hontanas dobbiamo percorrere 10 km fino a Castrojeriz. I primi 5 km prevedono una maggior difficoltà tecnica, dato che il sentiero si trova sulla costa di una collina e ci sono pietre sciolte. Il Cammino di Santiago in seguito coincide con una strada locale che passa per le rovine del monastero di San Antòn e arriva a Castrojeriz. Vista la difficoltà del primo tratto, Tournride vi consiglia – soprattutto in momenti di grande affluenza di pellegrini – di prendere la strada locale già da Hontanas, all’uscita del paese.

Dopo aver attraversato Castrojeriz ci dirigiamo verso Itero de la Vega, da cui ci separano 11 km. A metà, incontriamo il già menzionato Alto de Mostelares, dove vi consigliamo di ricompensare la fatica della salita con il bellissimo paesaggio che offre e di prestare molta attenzione nella discesa.

Vista desde el alto de Mostelares con el cerro de Castrojeriz al fondo

Cerro di Castrojeriz visto dall’alto di Mostelares (Fotografia ceduta da Santiago Lòpez-Pastor)

Prima di arrivare a Itero de la Vega, attraversiamo il fiume Pisuerga su un grande ponte di pietra che segna il confine tra Burgos e Palencia. Il cammino originale gira subito a destra su un sentiero di terra che va verso Itero e da lì a Boadilla del Cammino ma, se preferite, potete continuare diritto per la P432 fino a Boadilla (1 km in meno che prendendo il sentiero).

Se prendete il cammino tradizionale uscendo da Itero de la Vega percorrerete 8 km tra i campi fino a Boadilla del Cammino (km 60 della tappa): la prima metà in leggera salita e la seconda in lieve discesa.

Ciclistas que van de camino a Frómista por un terreno llano

Cammino a Fròmista (Fotografia ceduta da instant10)

Da Boadilla del Cammino mancano solo 5 km a Fròmista, con un percorso in piano su un sentiero che percorre la riva sud del Canal de Castilla. Attraversiamo il canale poco prima di entrare nella cittadina attraverso una chiusa manuale del S. XVIII e arriviamo al centro città.

Esclusas de piedra situadas en el Canal de Castilla

Chiuse del Canal de Castilla

Il Cammino tra Fròmista e Carriòn de los Condes corre sempre parallelo alla P-980 sotto forma di un sentiero di ghiaia, quindi possiamo scegliere se prenderlo o andare sulla strada. Si tratta di 20 km in cui ogni 3,5 o 6 km c’è un centro abitato: Población de Campos, Revenga de Campos, Villarmentero de Campos y Villalcázar de Sirga. Poblaciòn de Campos, Revenga de Campos, Villarmentero de Campos e Villalcàzar de Sirga. Il tracciato è in leggera salita per i primi 17 km e in lieve discesa, anche se quasi impercettibile, alla fine.

A Poblaciòn de Campos, prima di attraversare il ponte sul fiume Ucieza, c’è una deviazione che indica un percorso alternativo per Villarmentero che segue la riva nord del fiume. Se non prenderete la P-980 perché preferite i sentieri, questa potrebbe essere una buona opzione. E’ un percorso più tranquillo e ci sono meno pellegrini a piedi.

Peregrina en el sendero hacia Villalcazar de Sirga

Sentiero verso Villalcàzar da Sirga (Fotografia ceduta da José Antonio Gil Martìnez)

In generale, la tappa 7 da Burgos a Carriòn de los Condes è lunga ed è caratterizzata da piste tra campi di cereali, che uniscono popolazioni separate da distanze tra i 5 e gli 11 km. L’eccezione è la parte finale, tra Fròmista e Carriòn de los Condes, più popolata e su strada locale. Il profilo della tappa del Cammino di Santiago in bicicletta non presenta grandi complicazioni, tranne che nella salita e discesa all’Alto de Mostelares, dove è opportuno aumentare la precauzione.

CONSIGLI PRACTICI

  • Burgos è il punto di incontro di diverse vie di comunicazione, quindi se il vostro percorso inizia da qui, non avrete problemi ad arrivarci. Vi offriamo alcune opzioni:
  1. Autobus: La stazione si trova qui  e tutti i giorni ci sono collegamenti con le principali città di Spagna. Tra le compagnie che offrono tratte dirette con la città ci sono Alsa e Autobuses Jiménez.
  2. Treno: La stazione si trova quì e in modo diretto o indiretto collega Burgos con le principali città spagnole. Per maggiori informazioni potete consultare la pagina di Renfe.
  3. Auto: Burgos ha buoni collegamenti con tutte le capitali circostanti e, da lì, con il resto della penisola iberica. Se nessun conoscente vi può accompagnare, potete sempre far ricorso a piattaforme come Blablacar.

Nonostante ci sia un aeroporto a Burgos, e di fatto il Cammino di Santiago Francese lo costeggi all’entrata della città, come già abbiamo visto nella tappa anteriore, attualmente non ci sono voli commerciali disponibili.

Ricordate che noi di Tournride vi consegnamo le biciclette per il vostro Cammino di Santiago al vostro alloggio a Burgos se iniziate da lì  e possiamo anche farci carico del vostro equipaggio in più e portarlo per voi al punto in cui terminerete il cammino..

  • Fate sempre attenzione alle distanze tra le zone abitate, soprattutto in estate. Undici km possono essere molto lunghi se non siamo ben riforniti di acqua o di cibo.
  • Evitare in estate di pedalare durante le ore centrali della giornata dato che ci sono tratti chilometrici senza un poco di ombra per ripararsi dal sole.

ITINERARIO DETTAGLIATO E PATRIMONIO STORICO-ARTISTICO

In questa tappa ci addentreremo completamente nei campi della Castiglia.. Il loro colore dorato tingerà il cammino tra gli scorci delle diverse cittadine che, molte volte, offrono un patrimonio che ci stupirà. Scopriremo piccole e gradevoli cittadine come, tra le altre, Castrojeriz, Fròmista e Carriòn de los Condes, che hanno molto da offrire a livello culturale.

Inoltre però, durante il cammino troveremo luoghi tanto impressionanti come le rovine del convento di San Antòn o gli scorci che ci offrirà il passo di Mostelares.

Panorámica desde el alto de los Mostelares con campo llano al fondo

Panoramica dall’alto di Mostelares (Fotografia ceduta da total 13)

USCIAMO DA BURGOS E ATTRAVERSIAMO LE CAMPAGNE FINO A “CADERE” AD HONTANAS

Noi di Tournride sappiamo bene che l’uscita dalle grandi città può risultare confusa per i pellegrini in bici, , dato che a volte i segnali sono un poco nascosti. Nella mappa trovate il tracciato, che qui vi descriviamo in dettaglio.

Ponendo come punto di partenza l’ostello municipale, bisogna proseguire su calle Fernàn Gonzàlez lasciando la cattedrale alla nostra sinistra. Arriviamo così all’Arco di San Martìn. Questo arco ha forma di ferro di cavallo ed è fatto di mattoni, perché costruito nel S. XIV da architetti moreschi, cioè cristiani che vissero in territorio musulmano.

Arco de San Martín hecho con piedra

Arco di San Martìn (Fotografia ceduta da Salvador G. de Miguel)

Attraversato l’Arco di San Martìn, le frecce indicano di scendere le scale che ci troviamo alla nostra sinistra, ma per noi è molto meglio proseguire dritto e girare dopo 60 m, evitando così gli scalini. Prendiamo calle Emperador, che girando a sinistra diventa calle Villalòn e ci porta ad attraversare l’Arlanzòn. Il ponte di pietra che ci permette di passare il fiume si chiama “dei malati” perché anticamente aveva accanto un ospedale di lebbrosi.

Dopo averlo superato entriamo nell’area del Parco del Parral e del campus Universitario. Anche se le frecce indicano il cammino centrale del parco, per noi è molto più comodo andare per la pista ciclabile che corre parallela alla N-120. Possiamo seguirla per 1,5 km, superando le tre rotonde in linea retta.

Quando la N120 gira a sinistra, ci viene indicato l’attraversamento pedonale verso destra per continuare su calle Benito Pérez Galdòs. Nonostante non sia il cammino tradizionale, sappiate che la N-120 vi porterà direttamente a Tardajos, prima cittadina della tappa. La distanza da percorrere è la stessa (7,5 km), ma senza incroci o deviazioni.

Se preferite andare per il tracciato originale del cammino, proseguite su calle de Galdòs fino a che diventa un sentiero di terra e asfalto e ci porta ad attraversare la ferrovia, la BU600 e l’autostrada. Il tratto finale coincide con la N-120 e ci lascia a Tardajos.

Tardajos e Rabé de las Calzadas sono uniti da una pista asfaltata lunga appena 1,5 km. Entrambe le località hanno un passato romano e, di fatto, sono situate in un punto strategico dove confluivano diverse strade (“Calzadas”), tra cui la “Vìa Quinta” che univa Clunia -nel sud di Burgos- con Sahagún. Il nome di Rabé “de las Calzadas” deriva da questo.

Il fiume Urbel corre verticalmente tra le due cittadine e nel Medio Evo esondava frequentemente. Questo danneggiava molto il cammino tra le due località e indeboliva le comunicazioni, e finì per generare questo detto: “Da Rabé a Tardajos non mancheranno le fatiche; da Tardajos a Rabé, liberaci Signore”.. Non preoccupatevi, al giorno d’oggi il cammino è molto più leggero!

Nel Medio Evo, Rabé de las Calzadas raggiunse un lustro maggiore di Tardajos, nonostante Tardajos avesse anche un ospedale per i pellegrini. Del castello e delle tre chiese che c’erano lì, oggi rimane molto poco e l’aspetto più caratteristico del posto è il palazzo di Villariezo -che vediamo all’entrata del paese-, del S. XVII.

Rabé de las Calzadas con casas de piedra y un jardín

Rabé de las Calzadas (Fotografia ceduta da total 13)

Da Rabé a Hornillos ci sono 8 km che dovremo percorrere su un sentiero di terra tra i campi. La prima metà è in costante salita e, arrivando in cima, vedremo una discesa in costa fino a Hornillos, che si trova in una valle. Per i pellegrini a piedi la discesa è dura, soprattutto con il carico pesante, il tratto è lungo – di fatto è noto come “Matamulos”-, ma in bicicletta questo tratto del Cammino di Santiago non presenta difficoltà.

Bajada a Hornillos por un sendero estrecho con campo verde alrededor

Discesa verso Hornillos (Fotografia ceduta da A. Herrero)

Arriviamo così al nostro km 21 della tappa, Hornillos del Cammino, con la sua tipica urbanizzazione giacobina. La sua via principale coincide con il Cammino Francese e va esattamente da est a ovest. Oggi offre ogni tipo di servizio, e come avviene normalmente in questo tipo di località, la sua chiesa spicca per altezza e dimensioni tra le piccole case a due piani. Originariamente c’era un ospedale per pellegrini che fu fondato dal re nel S. XII. In seguito, il monarca cedette l’intera cittadina ad un monastero benedettino francese.

Uscendo da Hornillos dobbiamo percorrere 11 km su un sentiero tra i campi, in leggera pendenza durante i primi 4 km e poi praticamente in piano fino ad arrivare alla valle di San Bol. Al km 6, c’è una deviazione segnalata a sinistra per il rifugio e ostello di San Bol. Visto il deserto di questa pianura, questo è un posto importante per i pellegrini a piedi che escono da Burgos e arrivano esausti a questo punto e quindi necessitano un punto di ristoro.

Hontanas si trova ad una quota più bassa, quindi non si vede da lontano. Quando ci arriveremo, una rampa di 200 metri ci lascierà nel centrocittà. La toponomastica della località proviene dalle antiche sorgenti (“fontanas”) che c’erano qui e che diventavano vere e proprie oasi di pace per i pellegrini medievali, dopo aver attraversato la precedente pianura senza ombra. Oggi offre tutti i servizi che i moderni viandanti possono necessitare.

Bajada a Hontanas por un pequeño camino con el pueblo al fondo

Discesa verso Hontanas (Fotografia ceduta da Hans-Jakob Weinz)

Prima di scendere in città, alla nostra destra vedremo un’area picnic accanto ad un piccolo eremo. Qui è custodita un’immagine di Santa Brìgida, una donna svedese nata da una familia di alto lignaggio all’inizio del S. XIV che ebbe visioni religiose fin da piccola e che intraprese il pellegrinaggio verso Santiago de Compostela, oltre che verso altre mete come la Terra Santa.

All’interno della cittadina, attirerà la nostra attenzione la chiesa che si trova nel centro, con una torre che supera in altezza tutte le altre costruzioni. Il tempio è dedicato all’Immacolata Concezione e ha un’origine gotica (S. XIV), anche se fu riabilitato successivamente nel S. XVIII, e quindi ha aspetto neoclassico. Questo si nota, per esempio, nell’uso di elementi classici per decorare la torre: archi a tutto sesto e frontoni (finiture a forma di triangolo).

RESPIRIAMO LA MAGIA DEL CONVENTO DI SAN ANTÒN E ARRIVIAMO A CASTROJERIZ, ULTIMA LOCALITA’ BURGOLESE

All’uscita di Hontanas le frecce indicano di attraversare la strada per prendere un sentiero che prosegue sul lato della collina e che in 4 km ci riporta nuovamente sulla strada. Dato che il sentiero è stretto e non ha nessun tipo di protezione, per evitare di cadere dalla collina, raccomandiamo evitare le frecce all’uscita di Hontanas e, invece che attraversare, proseguire sulla strada fino a Castrojeriz. Questo per precauzione visto che è una strada stretta e a doppio senso che, alla fine, dovremo condividere con i pellegrini a piedi.

Sei km e mezzo dopo l’uscita da Hontanas troveremo le impressionanti rovine del monastero di San Antòn. Tournride vi consiglia di fermarvi per entrare nel monastero, uno dei luoghi più enigmatici e spirituali del Cammino Francese.

Il primo aspetto che richiama l’attenzione è che la strada stessa passa sotto un imponente portico, formato da due grandi archi ogivali con contrafforti, che delimitano la facciata nord dell’antica chiesa. Il portone strombato ospita 6 archivolti ricchi di sculture, che sorprendono per il loro ottimo stato di conservazione. Sulla destra, fronte alla facciata, ci sono due nicchie nel muro. In realtà si trattava di dispense che venivano usate dai monaci per lasciare pane e vino per i pellegrini, giacchè questa località era focalizzata sin dalla sua fondazione al servizio dei viandanti.

Pórtico del antiguo monasterio de San Antón por el que pasa el Camino de Santiago a través de él

Portico dell’antico monastero di San Antòn, con sotto la strada su cui corre il cammino (Fotografia ceduta da Werner)

Il convento fu fondato nel S. XII, anche se i resti che vediamo oggi sono gotici (S. XIV), da qui l’uso dell’arco a ogiva. Nella Penisola Iberica, fu un centro molto importante per l’ordine di San Antonio fino a che nel S. XVIII il re Carlos III delegò la sua gestione all’ambito privato. Dalla confisca di Mendizàbal nel S. XIX, la località venne abbandonata e da quel momento iniziò il suo declino, anche se le buone finiture con cui è stato realizzato hanno impedito che collassasse del tutto. Nel 2002 iniziò un progetto di riabilitazione per la cura dei pellegrini e oggi è possibile dormirci, con gli stessi principi fondamentali che gli antoniani seguivano già da mille anni: gratuità e austerità.

Se si costeggia l’edificio si può entrare nella chiesa, oggi senza copertura, per il lato sud. Osservando la struttura potremo distinguere che è disposta su tre navate. Il muro dell’abside è abbastanza ben conservato, con grandi contrafforti che appoggiano sull’esterno e trafori nella parte superiore delle finestre.

Convento de San Antón hecho de piedra en ruinas

Convento di San Antòn (Fotografia ceduta da José Antonio Gil Martìnez)

In questa chiesa, oltre alla cura per il pellegrino, si portava avanti una delle pratiche che rappresentano la ragion d’essere dell’ordine antonino: la cura del “fuoco sacro. Questo male si conosceva anche come “fuoco sacro” ed era una condizione molto diffusa nel Medio Evo: causava la perdida delle estremità dopo aver sofferto dolori fortissimi. Oggi sappiamo che questa malattia era causata da un fungo parassita della segale e che per questo era molto comune, dato che questo cereale era uno dei principali alimenti della popolazione. Curiosamente, i monaci antonini riuscirono a scoprire l’origine e la cura di questa malattia secoli prima della scienza, usando grano e piante. Custodirono in segreto queste informazioni e, per questo, erano gli unici capaci di curarla. Tanto che il Fuoco Sacro iniziò ad essere conosciuto anche come “fuoco di Sant’Antonio” e, di fatto, molti infermi di questo male intraprendevano il cammino di Santiago solo per passare da questo monastero e curarsi.  

Dopo questa visita proseguiamo sulla strada per Castrojeriz, che vedremo all’orizzonte, nella parte bassa del fianco di una collina, sulla cui cima si trova un antico castello. Questo è un buon posto per fermarsi: è quasi a metà della tappa (41 km), offre ogni servizio ed uno dei posti più piacevoli che visiteremo oggi.

Pueblo de Castrojeriz con una enorme colina al fondo

Castrojeriz

Dopo Burgos, questa è la seconda località burgolese più grande del Cammino Francese e anche l’ultima per cui passeremo in questa provincia. Storicamente, ha rivestito molta importanza e sulla sommità del rilievo dov’è posizionata ci sono resti archeologici che risalgono al 1500 a.C, così come romani e visigoti: furono questi ultimi che costruirono lì un castello.

Ad ogni modo, quando iniziò realmente ad acquisire importanza fu dopo la Ripopolazione. Dopo due attacchi da parte degli arabi nei S. VIII e IX che distrussero le fortezze cristiane che si trovavano lì, questa località fu riconquistata e divenne un punto strategico per controllare tutto il territorio fino al Duero. Per questo, era di vitale importanza ripopolare la zona.

Per questo, a Castrojeriz fu garantito uno dei decreti piú importanti della Castiglia, che oggi rappresenta un interessante documento sociologico.. Nella tappa anteriore abbiamo visto come a Burgos fu concesso un privilegio per cui chi arava per primo un terreno ne acquisiva la proprietà – diventando di fatto un contadino libero. Qui invece veniva data l’opportunità ai contadini di conquistare una “seconda nobiltà”. L’unico requisito richiesto era che si procurassero un cavallo e andassero in guerra, diventando così cavalieri. Venivano chiamati “cavalleria villana” o “infanzonìa” e avevano accesso ad una serie di privilegi giuridici e fiscali.

Monumento a la concesión del Fuero con tumbas con flores

Monumento alla concessione del Decreto (Fotografia ceduta da Lancastermerrin88)

In una società tanto gerarchizzata come quella medievale, il fatto che fossero promulgati privilegi come questi era sintomo della tensione generata da secoli di lotte tra cristiani e arabi. Fa anche pensare al livello di violenza che doveva essersi instaurato nella società, se un qualunque contadino a cavallo venive considerato adatto alla guerra.

Oggi giorno, Castrojeriz è una cittadina che ha molto da offrire. Per prima cosa incontriamo, prima della collina, una splendida chiesa con un grande rosone sulla sua facciata occidentale.

Si tratta dell’ex collegiata di Santa Maria del Melo.. La sua costruzione iniziò nel S. XIII, nel momento del romanico, ma nel XV le sue coperture furono sostituite con altre in stile gotico e nel XVII fu ampliata. Al suo interno, si trova una figura gotica della Vergine che fu trovata, secondo la leggenda, dentro al tronco di un grande albero di mele a Castrojeriz.
Lì si costruì un eremo che fu via via ampliato fino a diventare il tempio che vediamo al giorno d’oggi, dove la scultura si guadagnò la fama di compiere miracoli. Era tanto conosciuta che Alfonso X “il Saggio”, narrò alcuni di questi miracoli nei suoi “cantici” (poemi) dedicati alla Vergine.

Colegiata de Santa María del Manzano

Collegiata di Santa Maria del Melo (Fotografia ceduta da José Antonio Gil Martínez)

Le strade a Castrojeriz sono disposte in modo parallelo tra di loro, sul fianco della collina e sono unite perpendicolarmente da scale. Per questo, ai ciclisti raccomandiamo di seguire la grande strada centrale, pedonale, che comunque vi porterà a passare per la maggior parte dei luoghi di interesse.

Incontrerete prima la chiesa di Santo Domingo –il tempio è gotico, anche se non semba a causa della torre plateresca del S. XVI-, poi l’ampia e porticata Piazza Maggiore e, alla fine, la chiesa di San Juan.

Plaza Mayor de Castrojeriz

Piazza Maggiore di Castrojeriz (Fotografia ceduta da Lancastermerrin88)

La chiesa di San Juan merita una fermata per visitare l’interno. Questo tempio fu disegnato da uno dei piú importanti architetti del gotico tedesco del S. XVI, chiamato Rodrigo Gil de Hontañón. Partecipò anche al disegno delle cattedrali di Salamanca, Segovia o Plasencia. Se vi è possibile, vi consigliamo di entrare nella chiesa per dare un’occhiata alle impresionanti volte con nervature che ricoprono gli ambienti alla stessa altezza nelle tre navate. Le colonne non hanno capitello e dalle colonnine escono nervature che si estendono fino al tetto come rami di alberi, in perfetta simmetria. Una vera e propria opera d’arte!

Pórtico de la Iglesia de San Juan

Chiesa di San Juan (Fotografia ceduta da Carlos Palacios)

A BOADILLA DEL CAMMINO: ATTRAVERSIAMO L’ALTO DI MOSTELARES E ENTRIAMO IN PALENCIA

Con questa preziosa immagine abbandoniamo Castrojeriz e, già sul sentiero in uscita, ci troviamo di fronte la visione dell’Alto di Mostelares. Dall’uscita del paese fino quasi ad arrivare a Pisuerga, il fondo sarà a tratti cosparso di piccole pietre.

Hermosa vista del amanecer en el Alto de Mosterales

Alba all’Alto di Mosterales (Fotografia ceduta da malditofriki)

Dopo aver attraversato il fiume Odrilla su un ponte di legno, iniziamo la salita. In media l’inclinazione è del 12%, a cui si può sommare l’azione del vento e l’intenso calore del sole. Breve ma intenso.

Attraversiamo l’altipiano sulla sommità e, quasi immediatamente inizia la discesa. Consigliamo prudenza dato che in poco meno di 1,5 km ci si abbassa di 115 m; il percorso è reso un poco piú semplice dal fatto che in parte è stato recentemente asfaltato.

Proseguiamo per 3 km sul sentiero, fiancheggiato costantemente dalla campagna burgolese. Il cammino termina su una strada locale e, in circa 900 metri vediamo una deviazione alla nostra sinistra per prendere il sentiero che ci porta a Puente de Itero.

Prima di arrivare al ponte vedremo una costruzione alla nostra destra: si tratta di uno degli ostelli più particolari del Cammino Francese. L’antico eremo di San Nicolàs de Puente Fitero, che fu abbandonato durante più di due secoli fino a che un cattedratico italiano decise di promuovere la sua riabilitazione come ostello. Qui si cena tutti insieme e ogni notte si svolge il rituale del lavaggio dei piedi ai pellegrini ospiti. Questa tradizione era diffusa tra i monaci nel Medio Evo. Luogo mistico e spirituale, offre un’esperienza indimenticabile.

Il ponte di Itero (o Puente Fitero) è uno dei più lunghi del Cammino Francese e sotto i suoi 11 archi scorre il Pisuerga, frontiera naturale tra Burgos e Palencia. Fu costruito nel S. XI e nel XVII fu riabilitato rispettandone la forme originale, con finiture di eccellente qualità.

Dopo il ponte il cammino prende a destra, verso Itero de la Vega. Itero de la Vega. “Itero” viene da “petra ficta” espressione latina che divenne “hito” o “mojon” (pietra migliare). Questo rispecchia la sua posizione di frontiera sulla riva (“vega”) del Pisuerga. Infatti, uscendo dal paese, , ci addentriamo già in Palencia e nella sua regione chiamata “Tierra de Campos” (Terra di Campi).

Campo de cereal durante el Camino de Santiago

Cereali sul Cammino (Fotografia ceduta da Instant2010)

Palencia condivide quest’area naturale anche con Valladolid, Zamora e Leòn. Insieme, producono un volume di cereali tanto elevato che vengono chiamati “Granaio di Spagna”. Di questo saremo noi stessi testimoni, dato che fino a Leòn dovremo pedalare per chilometri su sentieri di terra tra ettari di cereali dorati.

Camino empedrado de Itero de la Vega a Boadilla del Camino

Da Itero de la Vega a Boadilla del Cammino (Fotografia ceduta da Santi Garcìa)

Dopo aver percorso 8 km arriviamo a Boadilla (km 60 della tappa). In questo piccolo paese troveremo tutti i servizi di cui abbiamo bisogno. Nel centro si trova una specie di colonna di pietra che è, in realtà, una colonna giurisdizionale.

Queste colonne venivano erette nelle città per indicare la categoria amministrativa della popolazione e differenziarla dal resto. Si potevano innalzare solo dove c’era un sindaco che avesse la competenza per poter condannare a morte. Di fatto, sul palo venivano incatenati i condannati per esporli pubblicamente prima del giudizio. In questo caso, questo palo è del S. XVI e indica l’indipendenza del paese dalla vicina Castrojeriz.

La colonna giurisdizionale di Boadilla del Cammino spicca per altezza e decorazione, ed è una delle più importanti di Spagna. Anche se ce ne sono molte, se ne conservano poche, perchè la Costituzione di Càdiz (1812) ordinò di distruggerle tutte. Queste colonne erano simboli del potere politico e giuridico dei signori del territorio e la nuova legge abolì questi poteri. Per questo, solo rimangono le colonne delle località in cui si erano rifiutati di abbatterle.

Rollo jurisdiccional Boadilla, estatua de piedra en la plazaColonna Giurisdizionale di Boadilla (Fotografia ceduta da José Antonio Gil Martìnez)

Dopo la colonna vediamo la chiesa di Nostra Signora dell’Assunzione. Anche se il tempio ha origine romanica, quello che oggi visitiamo è del S. XV e XVI – di questo secolo spicca soprattutto la pala d’altare maggiore-. Delle sue origini è conservato un fonte battesimale di grandi dimensioni e abbondantemente decorato.

Pila bautismal en la Iglesia de Nuestra Señora de la Asunción

Fonte battesimale nella Chiesa di Nostra Signora dell’Assunzione (Fotografia ceduta da Davidh820)

IL CANALE DI CASTILLA CI PORTA A FRÒMISTA

Dopo essere usciti da Boadilla del Cammino sulla sua via principale una freccia ci segnala di girare a sinistra. In poco più di un km arriveremo alla riva del Canale di Castiglia, su cui percorreremo 3,2 km in piano fino a una chiusa attraverso cui attravarsare il canale e entrare a Fròmista.

Questo canale fu uno dei progetti di ingegneria più importante portato a termine in Spagna durante l’Illuminismo. Fu promosso da Fernando VI (1713-1759), un re influenzato da questa corrente culturale e intellettuale e portato a termine con il suo ministro il Marchese de la Ensenada. L’idea era dare uno sbocco all’eccedenza di cereali prodotti in Castiglia, visto che le comunicazioni con il resto della penisola in quest’area erano pessime e si voleva rivitalizzare la sua economia.

Canal de Castilla con un pequeño camino de tierra y el río al lado

Canale di Castilla (Fotografia ceduta da Jorge Gañàn)

L’ingegnere Carlos Lemaur progettò quattro canali che furono iniziati nel 1753. Si voleva unire Segovia con il mar Cantàbrico a Santander, ma questo rimase solamente un sogno sulla carta. Nonostante questo, si fecero 207 km di canale su cui circolavano le chiatte cariche di merci, trainate da cavalli. Divenne un importante motore per l’economia castigliana, il suo primo segnale di industrializzazione, anche se con l’avvento della ferrovia perse la sua utilità. Oggi è utilizzato per produrre energia idroelettrica e per scopi ricreativi (pesca, turismo, ecc.).

Il percorso sulle sue sponde diventerà una gradevole passeggiata che, attraversata la chiusa che permetteva di superare 14 metri di dislivello, ci porterà a Fròmista. Nella chiusa ci sono scale, quindi si può solamente attraversare il ponte passando sulla strada che si trova un poco più avanti.

Il cammino giacobino attraversa Fròmista per la sua parte bassa, quindi se vogliamo visitare alcuni dei suoi monumenti dovremo girare a destra quando arriviamo alla sua grande via centrale (Avda. Dell’Ingegner Rivera).

Fròmista è una delle località giacobine più conosciute. Nonostante conti meno di 1000 abitanti, offre un grandissimo patrimonio culturale, storico e gastronomico. Questa località è conosciuta anche come “città del miracolo”,, riferendosi ad una leggenda di un uomo che fu scomunicato per non aver restituito un prestito ad un ebreo. Risultò che, nonostante avesse restituito il prestito, quando molti anni più tardi morì e chiese di ricevere l’estrema unzione, il curato non potè farlo perchè il cilindro metallico con cui si accingeva ad ungerlo era rimasto incollato alla patena. Fino a che il malinteso non fu chiarito, non potè ricevere l’ultimo sacramento.

Però… cosa vale la pena visitare al giorno d’oggi a Fròmista? In primo luogo e come monumento più importante, la chiesa di San Martìn. Questo tempio ci viene in mente quando si parla di stile romanico, dato che è uno degli esempi di questo stile. Risale al finale del S. XI e inizio del XII. Nel S. XIX fu oggetto di una grande ristrutturazione.  

Iglesia de San Martín hecha con piedra

Chiesa di San Martìn (Fotografia ceduta da Miguel Cortés)

Questa chiesa trasmette molta bellezza per la semplicità e limpidezza delle sue forme, che giocano con i volumi in modo molto equilibrato. Consta di tre navate con abside semicircolare e volta a botte – la forma medievale più comune – ma sorprende il suo ciborio ottagonale con abbaini e con le due torri circolari della facciata occidentale. Normalmente le torri avrebbero dovuto essere quadrangolari, mentre queste ricordano l’arte carolingia o tedesca.

Inoltre, il tempio di San Martìn conserva una gran quantità di sculture decorative, molto ricche di dettagli. In ogni capitello, su ogni gronda del tetto, c’è una piccola scultura e all’esterno strutture a scacchi segnano tutta l’altezza dell’edificio. All’interno sorprende la decorazione dei capitelli.

Capitel de la Orestiada en San Martín de Frómista. En la restauración del S. XIX el original se llevó a un museo y aquí se puso esta copia

Capitello dell’Orestiade a San Martìn de Fròmista. Durante il restauro del S. XIX l’originale fu portato in un museo e qui venne posta questa copia (Fotografia ceduta da Àngel M. Felicìsimo)

Oltre alla chiesa di San Martìn, a Fròmista si trova anche il tempio di San Pedro, nella piazza di Tuy. Non è romanico, ma gotico, come si nota dalle sue volte agivali con nervature. La sua facciata è rinascimentale e una parte del tempio è occupata dal museo parrocchiale locale.

Sulla stessa grande strada che attraversa il paese, si trova la scultura del patrono di Fròmista: San Telmo. Questo santo nacque qui nel S. XII e percorse Asturia e Galizia predicando, specialmente con pescatori – per questo in questa scultura nel bel mezzo della pianura castigliana viene rappresentato in una barca-.

Estatua de hierra de San Telmo

San Telmo (Fotografia ceduta da Arte Historia)

DA FRÒMISTA A VILLALCÀZARDE SIRGA E ULTIMI CHILOMETRI FINO A CARRIÒN

All’uscita da Fròmista dobbiamo attraversare due rotonde sulla P-980 e, da lì, le indicazioni sono semplici: proseguire dritto sulla strada fino a Carriòn de los Condes. Il sentiero per i pellegrini a piedi segue costantemente parallelo la strada asfaltata, con in mezzo due pietre miliari ogni centinaia di metri.

Nonostante il sentiero sia abbastanza ampio, per noi è più comodo prendere la strada. Si tratta di circa 20 km in leggerissima salita, anche se sembrerà di essere in piano.

Camino de tierra entre Frómista y Carrión con señalización del Camino de Santiago

Cammino tra Fròmista e Carriòn de los Condes (Fotografia ceduta da Jorge Gañàn)

Durante il nostro percorso, lasceremo alla nostra destra quattro cittadine prima di arrivare a Carriòn de los Condes. Noi di Tournride sappiamo bene che dopo tutta la fatica fatta oggi sarete piuttosto stanchi, così vi offriamo semplicemente alcuni accenni di punti che possono risultare interessanti, nel caso in cui vogliate fermarvi.

Il primo centro abitato si chiama Poblaciòn de Campos. Qui troviamo tutti i servizi di cui abbiamo bisogno. Nel passato era molto legato all’Ordine di San Giovanni, e al giorno d’oggi sono degni di nota i suoi due eremi e la chiesa parrocchiale, dedicata a Santa Magdalena.

Prima di attraversare il fiume Ucieza su un ponte, all’uscita di Poblaciòn de Campos, c’è una deviazione che indica a destra. Si tratta di un cammino alternativo che possiamo prendere se vogliamo arrivare a Villovieco attraverso i campi.. Lí torneremo ad attraversare il fiume per prendere la P-980. La lunghezza dei due percorsi è praticamente la stessa.

Se prendiamo la P-980 invece che il cammino alternativo passeremo per Revenga de Campos. Sulla torre della chiesa di questo centro abitato fanno il nido le cicogne, volatile che trova in Castiglia uno dei migliori habitat di tutta Spagna.

Qualunque sia il percorso che decidiamo di prendere, passeremo per Villarmentero de Campos. Qui vale la pena nominare la chiesa di San Martìn de Tours. Anche se da fuori non richiama molto l’attenzione, l’interno offre uno splendido soffitto a cassettoni in stile mudejar: proprio cioè dei musulmani che vissero in questo territorio cristiano e crearono qui questo stupendo soffitto in legno.

Infine, la strada passa per Villalcàzar de Sirga prima di arrivare a Carriòn de los Condes. Dei quattro paesi di quest’ultimo tratto, Villalcàzar de Sirga ha il patrimonio culturale più degno di nota, soprattutto perchè ospita la chiesa di Santa Marìa la Blanca..

Vista sur de la iglesia de Santa María la Blanca en Villalcázar de Sirga

Vista sud della chiesa di Santa Marìa la Blanca a Villalcàzar de Sirga (Fotografia ceduta da José Luis Filpo Cabana)

Visto da lontano, il tempio sorprende per dimensione e robustezza, mentre all’interno meraviglia la sua delicatezza. La chiesa fu iniziata nel S. XII e fu molto legata all’Ordine dei Templari e della Corona.. Di fatto, alla Vergine Bianca che vien adorata in questo tempio, Alfonso X in Saggio dedicó dodici dei suoi “cantici“.

Quando nel 1312 si sciolse l’Ordine del Templari, la chiesa fu ceduta a una famiglia di alto lignaggio. La dissoluzione di questo ordine è passata alla storia grazie a numerose leggende, soprattutto a causa della sua improvvisa eradicazione. Di sicuro, dalla loro nascita nel 1118 i templari avevano accumulato così tanto potere che persino Filippo IV, re di Francia, doveva loro un’enorme quantitá di denaro. Per questo, imprigionò alcuni di questi cavalieri e li uccise dopo averli torturati, e fece pressioni anche sul papato perchè sciogliesse l’ordine, cosa che si verificò nel 1312.

Iglesia de Santa María La Blanca

Chiesa di Santa Marìa La Blanca (Fotografia ceduta da Ochoytres)

Se avete l’occasione di entrare nella chiesa, data un’occhiata alla sua pala maggiore e ai sepolcri policromi ricchi di bassorilievi, non ve ne pentirete!

Sepulcros en la Iglesia Santa Maria la Blanca

Sepolcri della chiesa di Santa Maria la Blanca (Fotografia ceduta da Guu)

Dopo quest’ultima visita percorreremo gli ultimi 7 km di tappa sulla P-980 e entreremo a Carriòn de los Condes sulla Via dei Pellegrini. Adesso manca solo godersi il meritato riposo!

UN POMERIGGIO A SPASSO PER CARRIÒN DE LOS CONDES

Carriòn de los Condes è uno di quei posti che, anche se di dimensioni non molto grandi e non molto popoloso – conta circa 2000 abitanti -, ha un grande percorso storico inciso nel suo patrimonio monumentale. Perse gran parte dei suoi monumenti durante la Guerra di Indipendenza, ma ugualmente conserva una moltitudine di tesori che vale la pena scoprire.
Tournride vi invita a godervi una passeggiata in questa località. La sua dimensione e la concentrazione dei punti interessanti permettono, in solo 30 minuti, di farsene un’idea generale. Per rendere più semplice l’esperienza, abbiamo preparato una mappa del percorso e vi diamo alcuni consigli su cosa vedere a Carriòn de los Condes.

A passeggiare! Non ve ne pentirete!

Salida de Carrión de los Condes por el Puente Mayor hacia Santiago de Compostela

Uscita da Carriòn de los Condes sul Ponte Maggiore

Carriòn de los Condes, dalle leggende di cavalli di Troia a una moderna città culturale

Noi di Tournride riteniamo che per poter apprezzare ciò che oggi visitiamo, è necessario comprendere come arrivò a generarsi. Per questo, cominciamo questa passeggiata fornendo alcuni riferimenti su dove si trova Carriòn de los Condes e sul suo sviluppo storico.

Carriòn de los Condes si trova nel centro della provincia palentina. La sua posizione priviliegiata sulla riva del fiume Carriòn, nell’arida pianura della Castiglia, ha permesso che fosse abitato fin dalla preistoria. Comunque, il primo insediamento urbanizzato si ritiene che fosse celtìbero.

S. I a.C. i Romani arrivarono qui e rasero al suolo quello che trovarono, creando un nuovo insediamento che, quando l’impero cadde in Occidente nel S. V, i visigoti presero sotto il loro controllo. A nord-est della riva destra del fiume Carriòn costruirono un castello di cui oggi non rimengono tracce.

Gli arabi prendono possesso di questa fortezza nel S.VIII, chiamandola Monte Argel. Dal tentativo di un cavaliere asturiano dei tempi di Alfonso II “el Casto” di riconquistare la cittadella dagli arabi nasce una delle leggede più famose della città che, anche se ingegnosa, non è esattamente una ”novità” storicamente parlando.

Nell’ “Iliade” Omero narra come l’esercito degli Achei riuscì ad entrare a Troia dopo anni di assedio. Racconta che i greci simularono una ritirata, lasciando un cavallo dal ventre cavo alle porte della città, e che i troiani, credendo che si trattasse di un dono per la dea Atena,lo portarono dentro alle mura cittadine. Alla notte, i guerrieri greci nascosti nel ventre del cavallo aprirono le porte della città e l’esercito la devastò.

In questo caso, si dice che i cristiani usarono carri di carbone, invece che un cavallo come a Troia, per riscattare il castello di Monte Argel. Misero armi tra il carbone e si travestirono da carbonai, facendo finta davanti agli arabi di voler entrare nel castello solo per vendere la loro mercanzia. Quando entrarono, aprirono il fuoco e quando gli arabi fuggirono dal castello caddero nell’imboscata dell’esercito cristiano, che li aspettava fuori dalle porte.

Iglesia de Nuestra Señora de Belén al lado del Río Carrión, antiguo emplazamiento del castillo medieval Monte Argel

Chiesa di Nuestra Señora de Belén accanto al Rìo Carriòn, antico sito del castello medievale Monte Argel

Grazie a questa tecnica ingegnosa, il castello tornò in mano ai cristiani e, lì intorno iniziò a svilupparsi un nucleo abitato, che arrivò ad essere piuttosto importante nel Medio Evo. L’installazione era inizialmente un “condado” (contea), cioè un territorio retto da un conte che dipendeva dalla famiglia reale. Le visite reali donarono alla città molta importanza e molte famiglie di alto lignaggio si concentrarono lì.

Di fatto, il nome di “los Condes” (I Conti) deriva dal fatto che ci furono diverse lotte di potere tra le famiglie per controllare il sito e, nel S. XV, tre famiglie differenti di conti firmarono un patto per non perdere il potere di fronte ad un altra famiglia di conti. Carriòn rimarrà una contea fino a che cambiò l’ordine territoriale e si convertirá in un municipio, ormai nell’Età Moderna.

Lo splendore del Medio Evo crebbe con la costruzione di una gran quantità di edifici di grande valore artistico, sia civili che religiosi. Nei monasteri si concentravano molti ordini religiosi– diretti dalla gran parte della nobiltá delle famiglie di Carriòn– e la classe alta costruí case blasonate di pietra. Inoltre, Carriòn rivestiva una grande importanza commerciale ed era fermata obbligatoria del Cammino Francese. Si verificava quindi in questa località un gran flusso di persone e merci. Arrivò ad avere addirittura 15 ospedali per malati e pellegrini e alla fine del S. XV contava 6000 abitanti.

Oltre che per tutto questo, dal S. XI Carriòn aveva anche guadagnato notorietà perchè una famiglia di principi non ereditari portò in un monastero di questa località delle importanti reliquie di santi romani. Tra questi, quelle di San Zoilo, un martire decapitato a Còrdoba per aver predicato nel S. IV, quando il cristianesimo era ancora perseguitato.

Nel S. XVI la planimentria della città era già simile a quella che vediamo ora, ma inizia ad avanzare una recessione causata dalla peste e dalle eccessive tasse qche venivano applicate, che fecero diminuire il commercio. Inoltre, il pellegrinaggio non portava lo stesso flusso di persone che i secoli precedenti. Arrivò a contare circa 600 abitanti, ma grazie all’introduzione da parte del re di un “porto franco” settimanale (libero da imposte) iniziò a rifiorire e, con esso, la vita a Carriòn. Nel S. XVII arrivò a commerciare addirittura con Flandes o Francia e nel secolo seguente la situazione si mantenne stabile.

Nel S. XIX avviene uno degli accadimenti più tragici per la città. Con l’occupazione napoleonica in Spagna si scatena la Guerra di Indipendenza e Carriòn de los Condes si converte nello scenario dello scontro. Il capo della resistenza castigliana decise di incendiare tutti gli edifici importanti di Carriòn per evitare che i francesi arrivassero e ne prendessono potere e ci si rifugiassero. Bruciarono conventi e chiese e, ancora più importante, tutti gli archivi dove erano custoditi i documenti storici di Carriòn de los Condes.

Questo incendio, sommato alla confisca – che svuotò tutti i conventi maschili della città – cambiò moltissimo l’urbanizzazione. Parte degli edifici incendiati o abbandonati vennero usati per costruirne altri nuovi, come il Municipio o la Piazza del Mercato. Carriòn de los Condes durante questo secolo e il seguente seguì un percorso di modernizzazione, diventando alla fine l’attrattiva località che vediamo oggi.

Cominciamo a camminare e, per cambiare… andiamo da est verso ovest! Dal convento de Santa Clara all’interessante facciata della chiesa di Santiago

Usciamo dal lato sudest di Carriòn, vicino a dove siamo entrati sulla P-980. Lì si trova il Monastero Reale di Santa Chiara, la nostra prima fermata.

Santa Chiara era italiana e fu la prima donna a scrivere una regola monastica per donne, nel S. XIII. Due discepole dirette di Santa Chiara fondarono questo convento nell’anno 1231, e questo lo rende uno dei più antichi di Spagna.. Inoltre, occupa una grande estensione di terreno ed ha funzionato in maniera quasi continua.

Real Monasterio de Santa Clara

Real Monastero Reale di Santa Chiara (Fotografia ceduta da Lala)

Architettonicamente, resta poco dell’edificio originale del S. XIII. Quello che vediamo oggi è la sovrapposizione di restauri, il più importante del S. XVII, che avvenne quando il monastero raggiunse il suo massimo spendore durante la reggenza di Suor Luisa dell’Ascensione. Questa abbadessa divenne molto influente. Di fatto, fu ella che ottenne dal re di organizzare una fiera libera da tasse per tornare a far fiorire il commercio dopo la recessione del S. XVI.

Si dice che il monastero sopravvisse in buono stato durante la Guerra di Indipendenza grazie all’astuzia delle monache che fecero un patto con in Francesi secondo cui le monache avrebbero loro offerto tutti i pomeriggi una cioccolata calda se rispettavano il monastero. Che sia vero o no, il monastero passò indenne la guerra e, di fatto, le monache che oggi vivono lì continuano a preparare tipici dolci.

Il convento ospita oggi un museo, tra i cui beni spicca l’impressionante collezione di presepi del mondo: statuette che rappresentano la nascita di Gesù, portate da tutto il mondo. Vale anche la pena visitare la chiesa, con la sua pala d’altare incentrata su una scultura di Santa Chiara.

Alla porta nord si trova un pozzo. Visto che molti pellegrini a piedi bevevano da questo pozzo, fu chiamato il pozzo “dei Pellegrini” o “della Salute”. Si considerava che questa fonte fosse esattamente alla metà del Cammino di Santiago venendo dalla Francia, anche se oggi si ritiene che questo punto sia un poco più avanti, oltre Sahagún.

Seguendo calle di Santa Chiara e attraversando la strada, passiamo per il chiosco di informazione turistica e arriviamo alla chiesa di Santa Maria del Cammino. In questo tempio del S. XII, di notevoli dimensioni per essere romanico, tutti i pomeriggi viene celebrata una messa di Benedizione dei Pellegrini.

Percorrendo tutta la via pedonale, punteggiata da locali e negozi – molti di questi specializzati in servizi ai pellegrini – arriviamo a Piazza Maggiore. Questo sarà il punto in cui ci fermeremo ma, prima, proseguiremo la nostra visita andando verso la chiesa-museo di Santiago, , che si trova proprio nell’area pedonale e fa parte del patrimonio più importante di Carriòn. Ci soffermeremo principalmente sulla sua bellissima facciata principale.

Iglesia de Santiago

Chiesa di Santiago (Fotografia ceduta da Zarateman)

Quello che oggi è la chiesa di Santiago, formava parte di un congiunto monastico costruito nel S. XII, che contava anche con un ospedale di pellegrini. Nonostante sia stato uno degli edifici più colpiti dall’incendio del 1811, parte della chiesa sopravvisse e nel 1931 fu dichiarata Monumento Storico Artistico e, nel 2000, Bene di Interesse Culturale. La sua ricostruzione dopo l’incendio fu portata a termine nel 1849, momento in cui venne anche creata Piazza Maggiore e il Municipio di fronte – tutto questo con materiale proveniente da antichi conventi-.

Oltre alla collezione museale che ospita al suo interno, La sua facciata principale, medievale, è veramente degna di nota. Vediamo lì una porta a forma di arco con un fregio orizzontale superiore che corre lungo tutta la facciata. L’arco che si trova a destra e che dà accesso al viale che costeggia la chiesa, fa parte dell’antico monastero.

Portada de la Iglesia de Santiago

Facciata della Chiesa di Santiago (Fotografia ceduta da José Luis Filpo)

La porta della chiesa di Santiago è decorata da un impressionante archivolto ricco di figure che, in questo caso, non rappresentano personaggi biblici ma piuttosto i mestieri medievali che si svolgevano a Carriòn durante il Medio Evo. Ci sono 22 figure umane e ognuna rappresenta un mestiere differente: maniscalco (rappresentato con il cappello ebraico), alchimista, calzolaio, menestrello, scrivano, monaco, arpista, giudice, guerriero, prefica, sarto… Attira l’attenzione, a livello di curiosità, la notevole figura sulla destra, che rappresenta una ballerina contorsionista, in una posizione quasi impossibile e vestita in modo provocante.

Sotto l’arco, due colonne con capitelli incisi incorniciano la porta. In quello di sinistra vediamo il BeneSotto l’arco, due colonne con capitelli incisi incorniciano la porta. In quello di sinistra vediamo il Bene, sotto forma di due protettori che impediscono che un un leone (il demonio) si porti via l’anima di una persona mentre la trasportano verso il cielo In quello a destra, invece, si rappresenta il contrario: il Male come tortura di un uomo nudo che viene continuamente morso da alcuni cani senza essere mai ucciso.

Capitel "del Bien" en la portada de la iglesia de Santiago

Capitello “del Bene” sulla facciata della chiesa di Santiago (Fotografia ceduta da Zarateman)

Sopra la porta vediamo un fregio che ci può ricordare quello che abbiamo visto a Villalcàzar de Sirga, con un Cristo Pantocrate nel mezzo. Circondato dai quattro apostoli rappresentati dai loro simboli: Matteo un angelo, Marco un leone, Luca un toro e Giovanni un’aquila. Accanto, sono rappresentati gli apostoli, in gruppi di sei.

Pantócrator en Carrión de los Condes

Pantocrate a Carriòn de los Condes (Fotografia ceduta da Miguel Àngel Garcìa)

I realtà, tutto il muro della chiesa ha un significato. Sopra si trova Cristo come giudice e circondato dai suoi congiunti, coloro che, grazie ai propri meriti durante la vita si sono meritati un posto con Lui in Paradiso. Il libro delle leggi è chiuso perchè ancora non è arrivato il Giorno del Giudizio. Sotto ci siamo noi, la società – in quel momento la società medievale – portando avanti le nostre attività della vita quotidiana. Se ci “comportiamo bene” andremo verso la destra di Dio (il Bene) mentre se ci “comportiamo male”, alla sua sinistra.

Anche se al giorno d’oggi ci sembra molto difficile da decifrare, la gente nel Medio Evo lo intendeva immediatamente. Era una simbologia a cui erano abituati e si usava per istruire e guidare il popolo. Sarebbero come, cercando un’analogia nel mondo contemporaneo, i nostri segnali stradali – che noi comprendiamo ma che un abitante del medioevo non capirebbe-.

Continuiamo verso la chiesa di San Andrés e attraversiamo il ponte a San Zoilo

Proseguiamo lungo la via pedonale fino a che diventa di nuovo carrozzabile e, in calle Hortaleza, giriamo a destra per visitare la chiesa di San Andrés, nota come la “Cattedrale di Carriòn de los Condes”. Anche se precedentemente qui c’era una chiesa romanica, nel XVI fu sostituita dalla chiesa che vediamo attualmente, secondo un progetto di R. Gil di Hontañòn – maestro di cui abbiamo già parlato per il suo progetto di San Juan a Castrojeriz-. L’interno è lumonoso e di grandi dimensioni.

Uscendo dalla chiesa percorriamo tutta calle Hortaleza fino al Ponte Maggiore. Questo ponte è una ricostruzione del S. XVI. Il primo ponte era del S. XI, e fu costruito per unire il monastero di San Zolio con la città di Carriòn – anche se in quel momento entrambi i territori funzionavano in modo indipendente -.Il ponte originale aveva porte ai suoi estremi, dove si richiedeva un pedaggio sia ai commercianti sia ai pellegrini. Per questo, alcune persone lasciavano nel loro testamento del denaro per pagare il pedaggio ad un certo numero di poveri o di pellegrini, come opera di bene.

Puente sobre el Río Carrión, en Carrión de los Condes

Ponte sul fiume Carriòn, a Carriòn de los Condes (Fotografia ceduta da Diario de un Caminante)


Dopo aver attraversato il ponte vedremo di fronte a noi, a solo 200 metri, la facciata borocca del
Monastero di San Zoilo, che oggi funge da hotel. Questo monastero era noto tra i pellegrini medievali perchè, come oggi a Iratxe viene regalato vino,qui veniva dato ai pellegrini tutto il pane e il vino che desideravano. Oltre ai pellegrini, ci andavano i re e, di fatto, qui si sposò Fernando III il Santo nel S. XIII.

Foto del Monasterio de San Zoilo con los jardines y árboles al fondo

Monastero di San Zoilo (Fotografia ceduta da Miguel Àngel Garcìa)

Dell’edificio originale resta poco e, del suo insieme risalta soprattutto il chiostro del S. XVI. Gli scultori che parteciparono, decorarono profusamente colonne e capitelli, così come le volte dell’interno porticato.

Claustro del Monasterio de San Zoilo en un día soleado

Chiostro del Monastero di San Zoilo (Fotografia ceduta da Valdavia)

Terminiamo ritornando alla riva est del fiume Carriòn: visita agli edifici civili e meritato festino nei dintorni di Piazza Maggiore

Dopo questa visita attraverseremo di nuovo il ponte e quindi giriamo a destra seguendo la riva del fiume. In calle Ruiz Giròn, che attraversiamo in pochi metri, possiamo dare un’occhiata a una delle poche case di grandi famiglie aristocratoche che si conservano al giorno d’oggi, visto che la maggior parte fu distrutta nell’incendio del 1811. La Casa Giròn è del XVIII e nella sua facciata possiamo ammirare gli scudi della famiglia così come le belle ringhiere.

Torniamo su calle Adolfo Suàrez e giriamo a sinistra arrivando, in meno di 100 metri, alla Piazza Maggiore. Lì potremo vedere il Municipio, costruito nel 1868 dopo che l’incendio distrusse la versione precedente. Si tratta di un edificio di grande solidità, con una base di pietra che proviene da abbazie e conventi ormai scomparsi.

Plaza Mayor de Carrión de los Condes

Piazza Maggiore di Carriòn de los Condes (Fotografia ceduta da Santiago Abella)

Vicino alla piazza, cuore pulsante di Carriòn de los Condes, si trovano un gran numero di locali che offrono accoglienza turistica in cui potremo goderci il meglio della gastronomia palentina: arrosti, agnelli da latte, granchi del Pisuerga, ecc. Se vi piacciono i dolci, sappiate che questa localitá ospita una gran tradizione pasticciera di eredità monastica. A Carriòn sono particolarmente note le garrapiñadas (frutti secchi glassati e croccanti) e le paste sfoglie.

Dovo aver chiuso questa lunga tappa con una visita completa come questa, ci manca solo riposare un po’ per affrontare la tappa di domani nella miglior forma mentale e fisica. Domani entreremo a Leòn, in una tappa che sarà la più lunga in termini di km, anche se con un profilo tranquillo. Passando Sahagún, avremo già percorso la metà dell’itinerario verso Santiago.

Pronti per passare l’equatore del vostro cammino?