Category Archives: Tappe del Cammino

Learn all you need to know to do the Camino de Santiago by bicycle. Camino stages profiles, GPS tracks in Google Maps, what to do in every stage, specific indications for bicycles and alternatives.

TAPPA 4: DA ESTELLA A LOGROÑO – CAMMINO FRANCESE IN BICICLETTA

 Distanza da Santiago: 661 km

Distanza di tappa: 49 km

Tempo stimato: 4 ore

Quota minima: 420 m

Quota massima: 590 m

Difficoltà del percorso: medio – bassa

Luoghi di interesse: Los Arcos, Torres del Río, Viana, Logroño

Itinerario su Google Maps: Per vedere il percorso generale su Google Maps fare click qui

E4-Estella-Logroño

Fare click sull’immagine per ingrandirla

In questa tappa usciremo dalla Navarra per addentrarci nella regione di La Rioja, la comunità più piccola di Spagna, internazionalmente conosciuta per i suoi vini. Per arrivare a Logroño e poterli assaggiare, dovremo prima percorrere 49 km che combineranno tratti tranquilli di percorso agricolo dall’andamento semplice con altri due tratti più complessi, in particolar modo il tratto di circa 11 km che va da Torres del Río a Viana.

Tournride vi racconta tutto quello che c’è da sapere sul percorso, servizi e partrimonio artistico; per aiutarvi a sfruttare al massimo il vostro Cammino e a prendere le migliori decisioni sull’itinerario. Ad ogni modo, se avete ancora dubbi, potete sempre contattarci.

Buon Cammino!

PROFILO E PERCORSO GENERALE DELLA TAPPA

Usciamo da Estella e percorriamo i circa 2,5 km che ci separano da Ayegui su una strada pietrosa in salita costante, anche se con alcuni bruschi salti di pendenza. Uno starter spaccagambe, ma niente che non si possa affrontare.

Dopo essere usciti da Ayegui ed aver fatto una sosta obbligatoria alla Fuente de Bodegas Iratxe, ci sono due possibili itinerari: continuare per Azqueta e Monjardín o andare verso sud e evitare il Montejurra per passare successivamente per Luquín. Entrambe le opzioni ci portano a Los Arcos. Noi di Tournride, però, scegliamo (e vi consigliamo) di prendere la via tradizionale per Azqueta e Villamayor de Monjardín.

Uscendo da Azqueta il sentiero di terra inizia a prendere pendenza e diventa più stretto man mano che si avanza. In alcuni tratti il percorso può diventare abbastaza scomodo, quindi se ne sentite il bisogno scendete dalla bici senza esitare. Questa rampa dura solo 1,5 km e ci ricompenserà con la visita all’altra fonte, una delle più emblematiche del Cammino, la Fuente de los Moros.

Arrivo a Villamayor de Monjardín (fotografia ceduta su Flickr da Antonio Periago Miñarro sotto le

Llegada a Villamayor de Monjardín (fotografía cedida en Flickr por Antonio Periago Miñarro bajo las seguenti condizioni)

Usciti da Los Arcos dovremo prendere per il cimitero, nel lato est del paese, per prendere un’altra pista agricola di terreno stabile che in 7 km ci permetterà di sboccare a Sansol (km 26 della tappa).

A Sansol usciamo per la NA 1110 e da lì potremo vedere Torres del Río alla nostra sinistra, un poco più in basso. La strada svolta e ci porta direttamente alla cittadina. Entriamo a Torres del Río da nord e ci immettiamo sulle vie della Carrera e del Sepolcro per trovarci con la freccia gialla alla nostra destra, che ci porta ad affrontare il tratto più complesso di questa tappa.

Los 10,5 km che separano Torres del Río da Viana rappresentano un vero e proprio tratto “spaccagambe”, con alti e bassi continui e costanti cambi nel terreno. La parte più complicata è l’incrocio con il barranco di Cornava, a cavallo tra le due località. La gran parte di questa parte dell’itinerario scorre quasi attaccata alla NA 1110 e non attraversa nessun villaggio o monumento degno di nota, con eccezione dell’eremo del Poyo, a lato della NA 1110. Inoltre, il cammino attraversa molte volte la strada a doppio senso, cosa che rende questo tratto ancora più pericoloso.

Per questi motivi, anche se normalmente di tenta di seguire l’itinerario tradizionale al percorrere il Cammino, in questo caso Tournride vi consiglia di seguire la strada NA1110 da Torres del Río a Viana.. Arrivati a Viana rimarranno ancora 11km di percorso e non ha senso sfiancarsi senza motivo.

Una volta a Viana, il resto della tappa fino a Logroño ha una pendenza piuttosto dolce, tranne una piccola rampa che utilizzeremo per ritornare sulla strada all’attraversare la frontiera tra Navarra e La Rioja.

Usciamo da Viana per la N 111 (Possiamo anche seguire per il sentiero pedonale uscendo dal poligono e attraversando la strada attraverso un sottopassaggio) e dopo aver percorso meno di 1 km vedremo un sentiero di terra con una pietra miliare con il simbolo della conchiglia e la freccia alla nostra sinistra. Dobbiamo prendere quasta pista asfaltata, che ci porterà direttamente all’eremo della Virgen de las Cuevas (km 41 della tappa).

Dall’eremo proseguiamo sulla strada asfaltata in pendenza e ci dirigiamo verso ovest per tornare alla N1111 su una leggera rampa. Arrivando alla strada e imboccandola vedremo subito un cartello verde che indica che stiamo entrando a La Rioja e, poco dopo, il cartello azzurro e giallo del cammino che ci segnala il sentiero asfaltato che dobbiamo seguire.

Dopo aver attraversato tre sottopassi, con la N 1111 alla nostra destra, in poco più di 2 km arriveremo al Ponte di Piedra, l’ingresso al nostro finale di tappa: Logroño.

Puente de piedra de Logroño (fotografía cedida en Flickr por Roberto Latxaga bajo las siguientes condiciones)

Ponte di Piedra di Logroño (fotografia ceduta su Flickr da Roberto Latxaga sotto le seguenti  condizioni)

Riassumendo…

Riassumendo, nonostante questa tappa sia la più lunga che abbiamo percorso da Saint Jean Pied de Port, il profilo semplice e il gran numero di strade asfaltate rendono la gran parte dei km da percorrere un piacevole saluto ai campi navarri.

Solamente, ricordiamo qui i due tratti in cui dobbiamo fare attenzione e le loro possibili varianti:

  1. Azqueta – Monjardín. Salita di 1.5 km per una rampa a volte abbastanza scomoda. Variante: prendere per Montejurra e Luquín, anche se nemmeno questo è un percorso leggero (bisogna salire sul monte fino ad una quota di 970 m ridiscendere).
  1. Torres del Río – Viana. Tratto di 10,5 Km con variazioni del terreno e salite e discese costanti, uno “spaccagambe” in piena regola. Variante: percorrere la NA 1110, variante consigliata da Tournride.

 

CONSIGLI PRACTICI

 

  • Se iniziate il vostro cammino a Estella, la maniera migliore di arrivare lì è in autobus, dato che non c’è una stazione ferroviaria. La Estellesa è una compagnia di autobus che collega Estella con Irún, Logroño, Pamplona, Puente la Reina e San Sebastián (oltre a molte altre località minori).

Altra opzione è andare in taxi da Pamplona a Estella, se vi mettete in contatto con Fermín al +34 609 44 70 58, vi porterà per 55 euro nei giorni feriali e 68 euro nei festivi. Il suo taxi può portare fino a 8 persone, per cui si possono organizzare gruppi di pellegrini per ridurre i costi. 

Ricordate che Tournride vi consegna la bicicletta nel punto da dove iniziate e possiamo trasportare il vostro equipaggio in eccesso fino alla fine del vostro percorso.

  • In questa tappa ci sono due tratti abbastanza lunghi in cui non c’è possibilità di comprare acqua o cibo: i 9,3 km da Urbiola a Los Arcos e i 10,6 km da Torres del Río a Viana. Per questo vi consigliamo di fare provviste a Villamayor de Monjardín o Urbiola e a Sansol o Torres del Río.
  • Gran parte della tappa scorre attraverso piste tra campi aperti, senza ombra. Se fate questo percorso in estate, tenete conto della necessità di proteggersi dal sole e di avere acqua in abbondanza.
  • Tranne Azqueta e Urbiola, in tutte le località attraverso cui si passa in questa tappa ci sono alloggi con posti dove riporre le biciclette al chiuso: uno a Ayegui, due a Villamayor de Monjardín, due a Los Arcos, uno a Sansol, due a Torres del Río, tre a Viana e sei a Logroño. L’ostello parrocchiale di Logroño  non ha un posto chiuso per le biciclette. 

 

ITINERARIO DETTAGLIATO E PATRIMONIO STORICO-ARTISTICO

Oggi abbiamo molto da vedere: dall’ingegneria civile medievale sotto forma di fonti e ponti, ai grandi templi di Logroño e altri templi più piccoli a Torres del Río. Visiteremo la grande Viana, nucleo storico con molti monumenti e percorreremo campi attraverso i vigneti. Comincia l’esperienza enologica di La Rioja!

Viñedo riojano con el pueblo de Briones al fondo (fotografía cedida en Flickr por Juantigues bajo las siguientes condiciones)

Vignato riojano con la cittadina di Briones sullo sfondo (fotografia ceduta su Flickr da Juantigues sotto le seguenti condizioni)

Ayegui è praticamente un’estensione di Estella, per cui in questo inizio di tappa dobbiamo passare attraverso questi agglomerati urbani densamente popolati e con traffico intenso.

Dobbiamo uscire da Estella da sudovest. Tanto la calle de San Nicolás (già vista nel nostro giro di fine tappa precedente) quanto la calle Fray Diego de Estella, che esce dal ponte che attraversa l’Ega e collega con il centro della cittadina, sboccano in una rotonda che ci porta alla calle Carlos VII. Per questa calle prendiamo verso Ayegui, prendendo la seconda uscita verso la Calle de Estella alla rotonda successiva.

In meno di 1 km arriviamo a Ayegui, per il cui centro passa la NA 1110 che dobbiamo tornare a prendere dopo essere passati da Plaza de los Fueros. In 200 metri vedremo il cartello del Pellegrino con la freccia che ci indica di prendere la via a sinistra, che in meno di mezzo km ci porterà alla nostra prima fermata obbligata del giorno: il monastero di Santa María de Iratxe e la famosa fontana dell’omonima cantina, che invece che acqua, butta vino.

Alla nostra destra vedremo per prima la fonte di Bodegas Irache, la cosiddetta “fuente del vino”. Di pietra, ha una placca di metallo con la Croce di Santiago incisa a sbalzo con due bocche ai lati, da una esce acqua e dall’altra vino. Questa fantastica invenzione fu costruita nel 1991, con l’idea che tutti i pellegrini potessero avvicinarsi alla fonte e confermare ciò che già Aymeric diceva nel suo codice del S. XII, che Estella era “terra di buon pane e ottimo vino”.

irache, camino francés

Fonte di Bodegas Irache (fotografia ceduta su Flickr da Jose Antonio Gil Martínez sotto le seguenti condizioni)

Di fatto, anticamente il pane e il vino erano parte sostanziale e importantissima della dieta dei pellegrini, visto che prodotti come carne o uova non erano alla portata della maggior parte della società.

Inoltre, la fonte combina questo riferimento all’antichità del vino e del Cammino con l’esempio più lampante di modernità: c’è una webcam installata sulla fontana che permette di vedere in diretta i pellegrini. Non esitate ad avvisare familiari e amici perché vi vedano quando sarete lì, un po’ di sana invidia fa sempre bene!

irache, camino francés

Pellegrino che beve vino dalla fonte

Se vogliamo, nell’ufficio vicino alla fontana e nel Museo del Vino della cantina si possono timbrare le credenziali dei pellegrini.

Proseguiamo per il cammino e pochi metri più avanti arriviamo alla piazza dove si trova il Monastero di Santa María de Iratxe. Questa monumentale costruzione che unisce differenti stili, fu iniziata nel XI secolo su un altro monastero anteriore del VIII secolo. Da quel momento ci furono continue aggiunte e migliorie e fu abitato ininterrottamente fino al 1985. Al giorno d’oggi occupa quasi 7000 m2, di cui più di 1000 corrispondono alla chiesa.

Fu il primo ospedale per pellegrini della Navarra, visto che quello di Roncisvalle non fu iniziato prima di 100 anni più tardi. Oltre che da ospedale per pellegrini, funzionò anche come università e centro di formazione per chierici.

irache, camino francés

Monasterio di Irache

Dalla sua costruzione iniziale, si nota l’attenzione con cui è stata conservata la chiesa, del XII secolo. Il tempio è romanico chiaramente influenzato dall’architettura cisterciense. I cistercensi nacquero come opposizione all’Ordine di Cluny, con l’idea di restituire ai monasteri l’ascetismo e la povertà. Per questo, l’architettura non è invasa da decorazioni, ma presenta forme pulite e eleganti, proprio come questo tempio.

Per quanto riguarda questo approccio alla povertà, la leggenda dice che l’abate di questo monastero era solito nascondere cibo del convento sotto il suo abito per darlo ai poveri e che, quando gli altri monaci lo rimproverarono per aver sottratto cibo di nascosto, alzandogli l’abito, ne uscirono fiori e rose.

Portada del Monasterio de Irache (fotografía cedida en Flickr por José Antonio Gil Martínez bajo las siguientes condiciones)

Facciata del Monastero di Irache (fotografia ceduta su Flickr da José Antonio Gil Martínez sotto le seguenti condizioni)

Oltre alla chiesa, vale decisamente la pena visitare i due chiostri del congiunto, uno tardogotico e l’altro di stile herreriano.

Continuamo per la strada asfaltata fino ad arrivare in circa mezzo km ad un incrocio. Se seguiamo le frecce gialle dipinte su una pietra che ci indicano a destra, ci dirigeremo verso Azqueta e Monjardín. Al contrario, se proseguiamo per il sentiero di terra che abbiamo davanti, vedremo subito dopo pochi metri una pietra miliare che ci indicherà di proseguire diritto, per seguire la rotta Montejurra e Luquín. Le due vie sono ben segnalate.

DI FONTE IN FONTE, SEGUIAMO LA CORRENTE: VERSO AZQUETA E MONJARDÍN

Dopo questa fermata festiva e culturale, dobbiamo proseguire il nostro cammino, che ci porterà a visitare un’altra delle fontane emblematiche del Cammino: la fonte dei Moros. Per questo dobbiamo arrivare a Villamayor de Monjardín.

Seguiamo il sentiero di terra fino ad arrivare alla NA 1110 e, subito dopo. La attraversiamo per prendere la Avenida Prado di Irache leggermente alla nostra destra. Questa via ci farà passare per il Camping Iratxe e poi diventerà un sentiero di terra che attraversa la strada con un sottopasso. Seguendo questo stretto sentiero di terra tra la fitta vegetazione, torneremo ad incrociare la strada e tenendo la NA 1110 alla nostra sinistra tutto il tempo, arriveremo ad Azqueta.

Tournride vi consiglia di percorrere questo piccolo tratto tra Ayegui e Azqueta per la NA 1110. Il sentiero è stretto e pieno di salti. Non è tecnicamente complicato, però è difficoltoso e non vale la pena percorrerlo, anche se si tratta del percorso tradizionale.

C’è da dire che Azqueta è città natale di uno dei personaggi più noti del Cammino Francesce, chiamato Pablito.. Per i pellegrini in bicicletta è un vero e proprio mito perché è stato una delle prime persone, (se non la prima) a realizzare il cammino in bici, durante gli anni 60. Aspetta sempre i pellegrini all’entrata della cittadina per dare consigli su come camminare correttamente o per raccontare storie relative al pellegrinaggio.

Usciamo da Azqueta su calle Carrera, girando a sinistra dopo aver passato un capannone industriale. Abbiamo davanti una rampa formata da un sentiero di terra non molto ampio, di circa 1,5 km, che sbocca direttamente a Monjardín. Più avanti, dopo averla superata, potremo rinfrescarci ad una fonte di acqua limpida e avremo davanti una tranquilla passeggiata fino a Los Arcos!

Arrivando a Monjardín la pista di terra diventa asfaltata e alla nostra sinistra è indicata la fonte medievale los Moros. Anche se il suo tetto è stato ricostruito da poco tempo, dandole la stessa forma che aveva quando fu costruita nel XIII secolo, il resto della fonte è un esempio molto speciale di ingegneria civile medievale, molto ben conservato e senza aggiunte.

Camino Francés, Villamayor de Monjardín

Fonte medievale di los Moros a Villamayor de Monjardín (fotografia ceduta su Flickr da Dani Latorre sotto le seguenti  condizioni)

La fonte dei Mori è in realtà un aljibe, dalla parola araba che significa “pozzo” o “deposito”. Con le influenze di Al-Ándalus nella penisola iberica possiamo trovare questo tipo di costruzione in diversi luoghi. Gli arabi lo posizionavano nel cortile delle loro case come una piscina centrale a cui veniva incanalata l’acqua piovana. Quindi, piuttosto che una fonte occidentale tradizionale con tubi, il aljibe si presenta come una casetta con due grandi archi che portano a una scala che scende fino al serbatoio di acqua. Se fa caldo, questo luogo sarà perfetto per rinfrescarsi un po’ dopo la rampa che ci è toccato affrontare da Azqueta.

Dice lo stesso comune di Villamayor de Monjardín che questa è la cittadina delle quattro bugie, visto che “non è città (villa), né è grande (mayor), né ci sono monaci (monja) e nemmeno giardini (jardin)”. In realtà, anticamente il nome della cittadina era semplicemente Villamayor, ma visto che in Spagna ci sono molte località con questo nome, aggiunsero il nome del monte su cui si trova. In precedenza questo monte si chiamava Deyo, per questo il castello che si trova nella sua cima si chiama San Esteban de Deyo.

villamayor de monjardin, camino francés

Villamayor de Monjardín dal castello (fotografia ceduta su Flickr da Mikel Culla sotto le seguenti condizioni)

Del castello si dice che “lo costruirono i romani, lo fortificarono i mori e lo conquistarono i navarri”. Le evidenze archeologiche datano il castello nel secolo VIII per cui i romani non lo poterono costruire e alla fine del secolo IX il villaggio fu conquistato dagli arabi, anche se all’inizio del X secolo il re Sancho Garcés lo riprende. Dicono che questo re fu sepolto nel castello del villaggio, che fu molto importante perché la sua posizione rilevata rispetto al terreno circostante lo rendeva un forte strategico.

GRADEVOLE PASSEGGIATA PER I CAMPI NAVARRI FINO A LOS ARCOS

Da Monjardín fino a los Arcos, abbiamo davanti poco più di 13 km di sentiero in terra sotto forma di percorso agricolo. Uscendo da Villamayor per il Camino Romaje vedremo subito pietre miliari che ci indicano di proseguire verso sud, attraversando poi la A-12 con un sottopasso e prendendo una leggerissima salita fino a Urbiola.

Da Urbiola (o ancora prima da Monjardín) non c’è modo di approvvigionarsi di acqua e cibo, visto che non ci sono altri centri urbani fino a Los Arcos.

Usciamo da Urbiola per la calle Mayor, attraversiamo la NA 7400 e vediamo subito come l’asfalto torna a diventare un sentiero agricolo che, in circa 600 metri ci riporta ad attraversare la A 12 per un altro sottopasso. Da questo momento, abbiamo più di 10 km di cammino ben segnalato in leggera pendenza. Anche se non è asfaltato, il sentiero per la maggior parte del tragitto è abbastanza ampio, così che non avremo alcun problema.

Entriamo a los Arcos per il nord. Questa cittadina deve il suo sviluppo storico alla sua posizione alla sua posizione di “snodo dei cammini”, tra cui il Cammino di Santiago e le rotte romane di commercio. A causa dell’importanza che aveva come passaggio del pellegrinaggio, mantiene la struttura di villaggio-strada, con la calle Mayor che coincide con il Cammino Francese.

Al giorno d’oggi, è finale di tappa per molti pellegrini, soprattutto quelli che vanno a piedi, e per questo offre molti servizi. Anche anticamente era così e arrivò ad avere tre diversi ospedali per pellegrini. Uno di questi, quello di San Lazzaro, ospitò molti pellegrini malati lungodegenti (si ricorda soprattutto una grande epidemia di lebbra).

Dopo aver superato il mal tenuto eremo di San Vicente, unico resto di un passato splendido in cui, qui, c’era un grande palazzo e una chiesa, ci dirigiamo al centro cittadino attraverso la via principale.

Questa via principale è fiancheggiata da grandi case di pietra con blasoni sulle facciate, anch’essi ricordo dell’importanza storica della città, in cui vivevano importanti famiglie navarre.

Nella piazza della frutta dobbiamo girare a destra per arrivare a piazza di Santa Maria, in cui il nostro sguardo andrà automaticamente alla solenne costruzione che ne porta il nome, per la sua maestosa magnificenza. E’ una delle chiese più importanti della Navarra.

Nuovamente, il Cammino di Santiago torna ad essere la causa per cui, in tempi medievali, si decise di iniziare la costruzione di un tempio. Venne iniziato alla fine del S. XII, quando il percorso era un fenomeno di massa dell’epoca e fino al S. XVIII fu ristrutturato.

Dell’esterno è notevole la facciata nord, del S. XVI, un grande esempio di rinascimento pieno di statue di angeli e cherubini. All’esterno c’è anche un gran porticato di costruzione successiva (S. XVIII), neoclassico e privo di icone decorative.

Dalla torre di questa chiesa si suonava la campana per guidare i pellegrini che, dato che il cammino da Monjardín non era ben segnalato come al giorno d’oggi (i segnali che oggi ci guidano sono il risultato di uno sforzo collettivo iniziato negli anni 80), si perdevano e perdevano la speranza di avvistare Los Arcos.

Tournride vi consiglia senza dubbio di scendere dalla bici e visitare la parte migliore della chiesa di Santa Maria: il suo interno. Pieno di pale minori in stile rococò, possiede anche una grande pala maggiore barocca, nell’abside, risalente al S. XVII. La quantità di colori e statue da tutte le parti stupiscono il visitatore, circondati da un’infinità di piccoli dettagli che richiamano l’attenzione. Vale anche la pena soffermarsi sulle incisioni manieriste (tra il rinascimento e il barocco) delle sedie del coro e, soprattutto, sul suo organo del S. XVIII, il più appariscente della Navarra.

Fuori dalla chiesa vale anche la pena visitare il chiostro, del S. XVI e di stile tardogotico.

DA LOS ARCOS A TORRES DEL RÍO, ALTRI KM DI SENTIERO AGRICOLO DAL PROFILO SEMPLICE

Usciamo da Los Arcos per la piazza di Santa Maria, attraversando le strisce pedonali che si trovano proprio nella piazza e che portano nella via giacobina. La strada asfaltata torna a diventare di nuovo sentiero in terra allontanandosi dalla cittadina, e proseguendo per poco più di 3 km in leggera pendenza, arriveremo ad un punto in cui una pietra miliare ci indica di prendere il sentiero alla nostra destra.

Proseguendo dritto su una rampa leggera, arriviamo alla NA 7205 dove un altro segnale ci farà girare a sinistra e proseguire sull’asfalto fino ad arrivare a Sansol..

Sansol e Torres del Río sono praticamente attaccati, separati da un barranco. Per questo, quando seguendo la strada arriveremo alla NA 1110 e continueremo per questa strada, vedremo alla nostra sinistra Torres del Río un poco più in basso.

sansol, torre del rio, camino francés

Sansol e Torres del Río (fotografia ceduta su Flickr da Jose Antonio Gil Martínez sotto le seguenti condizioni)

La NA 1110 ci porterà a sboccare direttamente a nord di Torres del Río,, scendendo per una pendenza molto pronunciata. Entriamo per la calle de la Carrera e ci dirigiamo al centro del villaggio per visitare la chiesa del Santo Sepulcro, un particolare gioiello romanico.

Ai pellegrini che prima di arrivare a Puente la Reina sono stati presi dalla curiosità e si sono fermati a visitare la chiesa di Santa María di Eunate, questo tempio sicuramente ricorderà questa precedente visita. Come l’altra chiesa, anche questa è del S. XII e si mette in relazione con l’Ordine dei Templari (anche se non c’è alcuna evidenza storica) e la sua forma assomiglia molto al Santo Sepolcro di Gerusalemme. Le due chiese coincidono anche nella forma ottagonale, anche se in questo caso la forma geometrica è perfetta.

torres del rio, camino francés

Chiesa del Santo Sepolcro a Torres del Río (fotografia ceduta su Flickr da Total 13 sotto le seguenti  condizioni)

All’interno richiama l’attenzione la sua imponente cupola, con venature incrociate con ricordano l’influenza dell’architettura araba in quest’area. Di fatto, si pensa che potesse essere stata costruita da artigiani cristiani che vissero per anni sotto il dominio musulmano nella penisola iberica, influenzando così le loro opere.

Dall’esterno, è particolare come nonostante sia romanica e per tanto formi parte di uno stile che di solito tende alla robustezza e all’orizzontalità, questa chiesa abbia tre piani con vani aperti che illuminano la cupola superiore e una grande torre cilindrica che apporta molta verticalità. Come altre torri già viste, anche questa veniva usata come faro per i pellegrini nella notte, per guidare il loro cammino.

TRATTO COMPLICATO TRA TORRES DEL RÍO E VIANA

Il tratto da Torres del Río a Viana è difficile, con continue salite e discese, con un percorso molto variabile, circondato da vegetazione, e attraversa diverse volte la NA 1110 in prossimità di curve. Come abbiamo già detto all’inizio, consigliamo di percorrere questo tratto di tappa direttamente per la NA 1110, in questo caso veramente non ha senso per i ciclisti seguire il percorso originale.

In ogni caso, se decidete di prendere il sentiero tradizionale, vedrete che è ben segnalato. Uscendo da Torres del Río per la strada asfaltata Cammino di Santiago, si sbocca su una pista che attraversa la strada nazionale con un sottopasso. In poco più di 2,5 km da Torres del Río, arriveremo all’eremo del Poyo.

L’eremo della Vergine del Poyo è sulla parte nord della NA 1110, per cui se percorrete la rotta sulla strada ci passerete comunque. Anticamente in questo punto c’era un ospedale per pellegrini e una chiesa dedicata alla Vergine. L’unico resto è quest’eremo che è abbastanza mal tenuto. I lavori iniziali risalgono al S. XVI ma fu ristrutturato nel S. XIX e in quello stesso secolo un grande incendio bruciò l’immagine della vergine del XVI. La scultura che oggi si può vedere è una copia dell’originale.

viana, camino francés

Cammino a Viana (fotografia ceduta su Flickr da Hans-Jakob Weinz sotto le seguenti condizioni)

Dopo aver percorso per alcuni metri la strada, attraversiamo e prendiamo un sentiero di terra che ci porta su un’altra strada, la NA 7206. Dopo meno di 80 metri per questa strada, la attraversiamo al vedere il segnale per un sentiero sulla destra e proseguiamo su una forte pendenza scendendo per il Barranco di Valdecornava. Con la strada alla nostra sinistra, incrociamo un piccolo ponte sopra il fiume Cornava e proseguiamo per il sentiero di terra, attraversando con un sottopasso la strada e continuando fino ad arrivare nuovamente alla NA 1110. Gli ultimi 2 km li percorriamo sulla strada per entrare a Viana attraverso la sua zona industriale km 38 del percorso).

Arrivando alla calle del Cristo, all’entrata di Viana attraverso la NA 1110, vedremo il cartello del pellegrino alla destra, che ci indica di seguire per questa strada. Proseguendo praticamente dritto tutto il tempo, arriveremo al centro della località, alla Piazza de los Fueros.

viana, camino francés

Piazza de los Fueros a Viana (fotografia ceduta su Flickr da Instant 2010 sotto le seguenti  condizioni)

Viana è l’ultima località navarra che visiteremo nel Cammino Francese e la grande quantità di monumenti, resti di mura e case blasonate dimostrano l’importanza che questa città aveva storicamente. Parte di questa importanza si deve alla sua posizione strategica, su un’altura vicino al confine con Castilla. Arrivò ad avere sei ospedali di pellegrini e oggi offre tutti i servizi di cui un pellegrino può avere bisogno. Se non vi sentite in grado di arrivare fino a Logroño (restano 11 km), questa è l’altra opzione per passare la notte.

Nella nostra fermata a Viana non possiamo perderci la visita alla chiesa gotica di Santa Maria, proprio in piazza de los Fueros. Costruita tra il S. XIII e il XIV in uno dei momenti di massimo splendore della città, è un meraviglioso esempio di gotico, con aggiunte posteriori. Una si trova accanto alla facciata sud, rinascimentale, dove una lapide ricorda ai visitanti che lì era sepolto Cesare Borgia, principe, guerriero e cardinale.

viana, camino francés

Chiesa di Santa María a Viana (fotografia ceduta su Flickr da Jose Antonio Gil Martínez sotto le seguenti condizioni)

Figlio del papa Alessandro VI, della famiglia Borgia (conosciuta per i suoi intrighi con il Vaticano e per la successione di papi e personaggi potenti che formarono parte del panorama del rinascimento italiano), questo personaggio passò alla storia per la sua fama di fare di tutto per conseguire i propri obiettivi. Questo si riassume nel suo motto “o Cesare o niente”. Di fatto si dice che fu proprio lui ad ispirare l’opera “Il Principe” di Machiavelli, con la sua filosofia tanto influente nella politica dell’Età Moderna “il fine giustifica i mezzi”.

Il nome della famiglia Borgia è in realtà un’italianizzazione della casata dei Borja, di origine navarra. Cesare Borgia fu vescovo di Pamplona a soli 16 anni e cardinale l’anno successivo. Come altri del suo lignaggio, si auspicava di legarsi al papa, ma la nomina di Giulio II, nemico acerrimo della sua famiglia, portò alla sua incarcerazione. Alla fine ottiene di tornare in Spagna come militare e finì per morire in un combattimento a Viana all’inizio del S. XVI.

viana, camino francés

Cupola rinascimentale sulla tomba di Cesare Borgia (fotografia ceduta su Flickr da Instant 2010 sotto le seguenti  condizioni)

La navata in cui si trova la sua tomba è uno dei migliori esempi del rinascimanto spagnolo, con una gran quantità di passaggi biblici e mitologici intagliati nella pietra.

L’interno della chiesa ci fa quasi sentire come in una grande cattedrale, con tre grandi navate e diverse cappelle adiacenti e molto decorate, con cupole affrescate. Si può fare il giro del tempio attraverso il triforio, cioè il corridoio che si trova sulla cima delle navate laterali, su un livello superiore, che si affaccia sulla navata centrale. Da lì avremo una favolosa vista dell’impressionante pala d’altare barocca che si trova nell’abside della chiesa.

Se volete passare più tempo a Viana è anche interessante vedere il palazzo comunale, la Casa della Cultura (antico ospedale dei pellegrini), il convento di San Francesco e la chiesa di San Pedro.

DA VIANA A LOGROÑO, ULTIMI 11 KM PER L’EREMO DELLA VIRGEN DE LAS CUEVAS

Usciamo da Viana per la NA 1111 e dopo un km vedremo alla nostra sinistra una pista asfaltata con un’indicazione che in poco più di altri 1000 mt ci porterà all’eremo della Virgen de las Cuevas, che ci troveremo alla nostra destra.

L’eremo della Virgen de las Cuevas non impressiona artisticamente, visto che fu completamente ricostruito in modo molto semplice nel S. XVIII, con murature e senza molta decorazione. Quello che attira l’attenzione è l’arco ribassato che porta al portico.

Comunque, ne consigliamo la visita per diverse ragioni. Primo, è parte del Cammino tradizionale Francese. Secondo, perché si trova in un punto in cui c’era un villaggio ancora prima dell’arrivo dei romani (il villaggio di Covas) che poi nel S. XIII si unì a Viana. E, infine, perché già Aymeric Picaud menziona questo posto nella sua guida del S. XII. Accanto all’eremo c’è un piccolo punto di ristoro con tavoli e sedie in pietra. Un buon posto per riposare un po’.

Dopo questa visita, affrontiamo gli ultimi 8 km di tappa, proseguiamo per questo sentiero e dopo circa 200 mt una pietra miliare ci segnala una pista in terra e ciottoli verso destra. Continuando in leggera pendenza (come da quando siamo usciti da Logroño) ci troviamo su una pista asfaltata in salita che ci porta fino ad una rotonda sulla NA 1111.

Camino de entrada a Logroño (fotografía cedida en Flickr por Hans-Jakob Weinz bajo las siguientes condiciones)

Cammino in entrata a Logroño (fotografia ceduta su Flickr da Hans-Jakob Weinz sotto le  seguenti condizioni)

Seguendo verso sinistra, vedremo subito un cartello che ci indica che stiamo entrando a La Rioja. Lo passiamo e prendiamo l’uscita a destra, ben segnalata, che ci porta ad un sottopasso e ad una pista di asfalto con cui entriamo Logroño. Sulla riva dell’Ebro arriviamo ad una rotonda collegata con il Puente de Piedra.. Benvenuti a Logroño!

UN GIRO PER LOGROÑO

Come sempre, Tournride vi propone un giro pomeridianoper la città finale di tappa, per poter vedere tutto ciò che Logroño offre. in questo caso, ein solamente 24 minuti di passeggiata in totale potrete vedere la gran parte del notevole patrimonio sacro e civile della città, mentre vi immergerete nell’atmosfera di una città dove andare per spiedini e vino è una vera e propria delizia.

Per iniziare, un poco di storia…

Logroño dal 1982 è la capitale della Comunità Autonoma della Rioja, la regione autonoma con minor estensione di tutta Spagna. Il suo territorio è stato occupato da prima dell’arrivo dei romani nel I a. C. e il suo sviluppo storico è stato segnato soprattutto da tre fattori::

  • La sua posizione vicino all’Ebro. Di fatto, il nome della città si pensa derivi dalla parola di origine celtibera “gronio”, che significa “guado” o “passo”. I celtiberi che occupavano questa zona si riferivano al continuo attraversamento dell’Ebro.
  • Essere punto di passaggio del Cammino di Santiago. Da quando, nel S. XI il re decise che che la rotta giacobina passasse per di lì, la città non smisedi guadagnare importanza.
  • La sua posizione di confine con i regni di Castilla, Navarra e Aragona.. La sua strategica posizione circondata dal fiume e vicina alla frontiera propiziò la costruzione di infrastrutture militari e aumentò anche il commercio. Era il punto dove i cammini si incrociavano.

 

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Parque de la Ribera sul lato dell’Ebro, con Logroño sullo sfondo (fotografia ceduta su Flickr da Marc Kjerland sotto le seguenti  condizioni)

 

Nel S. I a. C. fu fondata “Vareia”, l’antica città romana, che acquisì molta importanza perché, visto che l’Ebro è un fiume navigabile permise di collegare le rotte commerciali dall’Italia con l’interno della penisola. Continuò a guadagnare importanza nei secoli seguenti però nel 1092 fu rasa al suolo da El Cid, ma visto che la sua posizione era strategica, per il Re di Castilla era importante che fosse abitata e per questo tre anni dopo emanò degli incentivi per ricostruirla. Concede la cittadinanza ai franchi (stranieri) e permette l’appropriazione delle terre, tra altre cose. Quando si decise che il Cammino passasse di lì e la città crebbe, venne fortificata e nacquero infrastrutture.

Oggi la metà della popolazione di La Rioja vive a Logroño che è una cittadina abituata a ricevere pellegrini e visitanti, con molta storia e un patrimonio da conoscere.

Come non potrebbe essere altrimenti, iniziamo dall’Ebro e ci dirigiamo al centro storico

Cominciamo la visita al puente de piedra, per cui siamo già passati all’entrare in città. Non appena attraversato, ci troviamo il parco di Pozo Cubillas a destra e da lì abbiamo un punto panoramico che ci permette di vedere il Puente de Piedra e il fiume.

Il ponte si chiama così perché ce n’è anche uno di ferro e originariamente anche uno di legno. Questo fu inaugurato nel 1884, ha sette archi e misura 198 metri. Fu costruito a causa del cattivo stato in cui si trovava l’originario ponte di pietra che c’era lì, che aveva 17 archi e due torri fortificate e fu un grande simbolo della città (di fatto appare nel blasone di Logroño). Finì per deteriorarsi per le continue piene dell’Ebro, al giorno d’oggi gli argini sono molto più stabili grazie alla costruzione di chiuse e di canali sussidiari.

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Puente de piedra (fotografia ceduta su Flickr da Hans-Jakob Weinz sotto le seguenti condizioni)

Arriviamo alla rotonda e ci immettiamo nell’antico centro storico attraverso calle Ruavieja, una delle più antiche della città. Girando alla prima a sinistra arriviamo alla chiesa di Santa María de Palacio.

Questa chiesa fu costruita tra i S. XII e XIII, con nuove aggiunte fino al XVIII. Il suo aspetto più caratteristico è la sua torre-lanterna, nota come “la aguja”, altro simbolo della città. La sua costruzione si mette in relazione con l’Ordine del Santo Sepolcro, una delle organizzazioni religiose e militari che proteggevano i pellegrini. Degno di nota anche la pala rinascimentale del tempio.

Torre denominada la "aguja" (fotografía cedida en Flickr por Jynus bajo las siguientes condiciones)

Torre denominata la “aguja” (fotografia ceduta su Flickr da Jynus sotto le seguenti  condizioni)

Piazza di Santiago, da mistero templare a miracolo dell’apostolo

Torniamo alla calle Ruavieja e attraversiamo la calle Sagasta per arrivare a piazza Santiago, dove ci sono tre cose che non possiamo perderci dato che sono in relazione con il Cammino: La fonte del pellegrino, il particolare Gioco dell’Oca vivente e la chiesa di Santiago.

Nella piazza potremo vedere alla nostra destra alcuni disegni per terra, con anche degli enormi dadi, che rappresentano il tabellone del Gioco dell’Oca. C’è una teoria per cui questo gioco fu inventato dai templari nel S. XI, come rappresentazione del Cammino di Santiago con i suoi ponti (“di ponte in ponte e lancio perché la corrente mi porta”) e con l’oca come simbolo della protezione che l’ordine esercitava, dato che questi animali sono veri e propri guardiani, molto rumorosi in presenza di estranei (“di oca in oca e lancio perché mi tocca”). Per questo nel suolo si rappresenta ogni casella come una città del cammino, cominciando da Logroño, con indicati i monumenti importanti.

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Gioco dell’Oca e chiesa di Santiago el Real sullo sfondo, nella piazza di Santiago (fotografia ceduta su Flickr da Aitor Escauriza sotto le seguenti condizioni)

Di fronte c’è la fonte del pellegrino, costruita apparentemente nel 1675 ma completamente restaurata nel 1986.  A questa fonte viene anche dato il nome di fonte di Santiago, visto che sta accanto alla chiesa che porta questo nome.

La chiesa di Santiago el Real è la più antica della città, si dice che fu fondata da un discepolo dello stesso Santiago. Quando l’apostolo venne a predicare nella penisola, un gruppo di persone lo seguirono poi fino a Gerusalemme. Tra queste il suo discepolo Arcadio, che si dice fondò questa chiesa (per maggiorni informazioni visitare la Storia di Santiago). Ovviamente, l’edificio che vediamo oggi non è quello originale, ma uno successivo.

Nell’anno 884 il tempio originale fu ricostruito, dopo la battaglia di Clavijo, anche se poi questa chiesa fu bruciata e nel S. XVI venne costruita quella che vediamo al giorno d’oggi. La Battaglia di Clavijo è una delle più mitiche della guerra dei cristiani per allontanare gli arabi dalla penisola. Sulla facciata della chiesa possiamo vedere una scultura nella parte superiore, che rappresenta Santiago come Matamori (uccisore di mori).

Già abbiamo visto Santiago vestito come pellegrino in altre rappresentazioni, cosa che razionalmente non ha senso perché il pellegrinaggio sarebbe verso la propria tomba. Rimane però una rappresentazione simbolica molto potente.

La rappresentazione dell’apostolo come guerriero a cavallo è un’altra delle sue iconografie più rappresentative. Durante il Medio Evo erano frequenti i racconti dei miracoli dei santi, e le apparizioni degli apostoli nelle battaglie erano quelle più numerose. Durante la cosiddetta Riconquista si diceva che l’apostolo apparisse e aiutasse a “uccidere i mori” e nella Battaglia di Clavijo fece una delle sue apparizioni più spettacolari. In realtà ciò che si sa al giorno d’oggi di questa battaglia è una revisione storiografica del XVIII secolo che sicuramente è abbastanza “infiorettata”.

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Iconografia di Santiago Matamoros a León (fotografia ceduta su Flickr da Francisco González sotto le seguenti condizioni)

L’apparizione di Santiago nelle battaglie continuò ad essere un miracolo frequente con il passare dei secoli. Alla conquista dell’America si creò l’iconografia di Santiago Mataindios, che aiutava i conquistatori spagnoli contro gli indigeni. E, quando secoli dopo, i figli di questi conquistatori lottarono per l’indipendenza, nacque Santiago Mataespañoles. Evidentemente, le differenti iconografie militari  di Santiago raccontano molto della Storia!

Visita al parlamento, poi riprendiamo le forze nel mercato alimentare

Proseguiamo per calle Barriocepo per arrivare ad uno degli edifici più rappresentativi della città, questa volta di carattere civile: il parlamento di La Rioja. L’edificio che il comune occupa era un antico convento, della Merced, construito tra il S. XIV e il S. XVI. Dal 1998, il parlamento usa quello che prima era la chiesa e il chiostro che, coperto con una cupola di cristallo, ospita l’emiciclo. La parte est dell’edificio è invece la Biblioteca di La Rioja.

Oltre a questi due usi, il recinto fu anche usato come quartier generale e, dal 1889 al 1978, fu una fabbrica di tabacco. Di fatto, nella calle Portales resta al giorno d’oggi si trova il più caratteristico resto di questo antico utilizzo: una grande ciminiera rossa di mattoni, che è rimasta come ricordo.

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Museo di La Rioja (fotografia ceduta su Flickr da Kris Arnold sotto le seguenti condizioni)

Proseguiamo camminando per la calle de la Merced fino al Museo di la Rioja, e lì giriamo a sinistra per dirigerci al mercato degli Alimenti, che risale all’inizio del S. XX. Tra le sue pareti di mattoni rossi, ferro e grandi vetrate potremo godere della migliore gastronomia Riojana, visto che oltre a vendere i prodotti locali ci sono anche punti in cui vengono cucinati. Se volete spendere poco per il cibo, questo è il posto perfetto per comprare qualcosa di buono e mangiarlo più tardi in un parco. Gli orari si possono vedere nella pagina web.

Terminiamo nella Concattedrale di Santa Maria e impariamo qualcosa sul vino

Usciamo dal mercato per la calle Sagasta e girando a destra nella calle Portales arriveremo subito alla concattedrale di Santa Maria la Redonda. Anche se oggi il nome richiama l’attenzione perché non vediamo niente di circolare in questo tempio, il nome le venne attribuito perché precedentemente qui c’era un’altra chiesa di pianta ottagonale, simile a quella che abbiamo visto a Torres del Río. Quando nel S. XV Logroño viene dichiarata “città” si decide di fondare un grande tempio, abbattendo il piccolo tempio romanico e iniziando a costruire nel 1516 quello che vediamo al giorno d’oggi.

Fachada sur de la Concatedral de Santa María la Redonda (fotografía cedida en Flickr por Antonio Periago Miñarro bajo las siguientes condiciones)

Facciata sud della Concattedrale di Santa Maria la Redonda (fotografia ceduta su Flickr da Antonio Periago Miñarro sotto le seguenti condizioni)

L’interno è in stile gotico isabelliano, chiamato così perché durante il finale del regno dei re cattolici vennero costruite molte opere in uno stile tra il finale del gotico e l’inizio del rinascimento, e che quindi contiene caratteristiche di entrambi gli stili. Per la situazione politica del momento, prende anche aspetti decorativi musulmani e fiamminghi. Un vero e proprio esempio di eclettismo.

Per questo, anche se le colonne e gli archi sono gotici, vediamo come nelle volte a crociera spiccano le nervature che formando dei palmizi con incisioni a filigrana, di influenza araba. Sulla facciata principale, d’altra parte, vediamo come si trova uno stile pienamente barocco, dato che tutto l’esterno della chiesa fu restaurato nel S. XVIII. Le due enormi torri gemelle del tempio sono un altro dei grandi simboli della città e la porta sembra quasi una tavola di pietra..

 Interior de la Concatedral de Santa María la Redonda (fotografía cedida en Flickr por Antonio Periago Miñarro bajo las siguientes condiciones)


Interno della Concattedrale di Santa Maria la Redonda (fotografia ceduta su Flickr da Antonio Periago Miñarro sotto le seguenti condizioni)

Una curiosità di questa chiesa è che, essendo tanto vicina al fiume, il terreno sopra cui è posata è un fangoso. Per questo, si usò per stabilizzarla parte dei rami di vite, che non marciscono con l’umidità e aiutano a sostenere il peso.

Fachada de la Concatedral (fotografía cedida en Flickr por Antonio Periago Miñarro bajo las siguientes condiciones)

Facciata della Concattedrale (fotografia ceduta su Flickr da Antonio Periago Miñarro sotto le seguenti condizioni)

La vite però non ha solo un ruolo fondamentale in questo tempio, ma anche, come ben si sa, ogni aspetto legato al mondo del vino è fondamentale per questa comunità.. La D.O. La Rioja è una delle più conosciute nazionalmente e internazionalmente. Da quando i romani introdussero la coltivazione della vite, non si è mai smesso di produrre vino in questa regione.

Prova di questo sono le diverse cantine che possiamo incontrare vicino al centro di Logroño. Se vi interessa il tema, quelle che si trovano più vicino alla città sono le Cantine Franco-Spagnole, Ontañón e Ijalba anche se in questa pagina e in quest’altra potrete trovare ogni tipo di attività legata al vino a Logroño.

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Interno di una cantina a Logroño (fotografia ceduta su Flickr da Kris Arnold sotto le seguenti condizioni)

Riprendiamo le forze mangiando qualcosa in uno dei parchi o proviamo gli spiedini

Per finire la giornata, Tournride vi consiglia alcune alternative per mangiare qualcosa, rilassarvi e affrontare con forza il giorno successivo. Se preferite rilassarvi in un parco facendo uno spuntino, potete andare a uno dei parchi sulla riva dell’Ebro, come per esempio il parco dell’Ebro che abbiamo già segnato sulla nostra mappa. 

Se preferite provare la gastronomia riojana, fare un giro di spiedini (pinchos) sarà una buona opzione. Nella parte sud del mercato alimentare, nella calle Laurel, troverete più di 50 locali in un’atmosfera vivace, tranquilla e rilassata. L’altra zona altrettanto tipica per i pinchos è l’area adiacente alla calle San Juan, parallela alla calle Portales verso sud. Comunque, in questa pagina troverete tutte le informazioni necessarie su posti da pinchos, attività gastronomiche e enologiche di Logroño.

Nella prossima tappa percorreremo una distanza simile ma ci richiederà uno sforzo maggiore per il suo profilo e itinerario, quindi, ora godiamoci tutto quello che Logroño ci può offrire!

TAPPA 3: DA PAMPLONA A ESTELLA – CAMMINO FRANCESE IN BICICLETTA

Distanza da Santiago: 705 km

Distanza di tappa: 44 km

Tempo stimato: 4 ore – 4 ore e mezza

Quota minima: 397 m

Quota massima: 780 m

Difficoltà del percorso: media

Punti di interesse: Alto del Perdón, Chiesa di Santa Maria de Eunate, Puente la Reina, Cirauqui, Estella.

Itinerario su Google Maps: Per vedere il percorso su Google Maps fare clic qui

E3--Pamplona-Estella

Fare click sulla mappa per ingrandire

Questa tappa di 44 km è caratterizzata da una salita continua per i primi 12 km da Pamplona fino a raggiungere l’Alto del Perdon (780 m), quota massima del percorso. Da lì si scende per circa 4 km in forte pendenza fino a raggiungere Uterga. Si consiglia cautela su questa discesa per evitare lesioni. Ma come al solito, “dopo la tempesta, arriva sempre la quiete.” Infatti, con un profilo molto più dolce del terreno arriviamo al nostro punto finale di tappa: Estella.

Inoltre, oggi si uniranno a noi i pellegrini che hanno iniziato il loro percorso a Somport e che fino ad ora hanno percorso il cosiddetto Cammino Aragonese. Li incontriamo vicino a Puente la Reina, a circa metà tappa, e non ci separeremo più fino ad arrivare a Santiago de Compostela.

Durante il percorso, oggi vedremo un particolare monumento ai pallegrini sull’Alto del Perdon. Passeremo anche per una delle località più emblematiche del Cammino Francese: Puente la Reina, protototipo urbanistico di villaggio nato sul cammino dei pellegrini. Vicino a Muruzábal potremo deviare per visitare la Chiesa di Santa Maria di Eunate, uno dei templi più mistici del cammino.

Villaggi medievali e pittoreschi tratteggiano il nostro cammino, che percorreremo tra percorsi agricoli, strade romane e grandi estensioni di campi di cereali e vigneti.

Benvenuti nella campagna navarra, un vero e proprio rifugio di pace!

salida pamplona, camino francés

Sentiero in uscita da Pamplona (fotografia su Flickr ceduta da Hans-Jakob Weinz sotto le seguenti condizioni)

PROFILO E PERCORSO GENERALE DELLA TAPPA

Come abbiamo già detto, il profilo generale di questa tappa è molto meno frastagliato ma ci impone uno sforzo iniziale notevole per arrivare all’Alto del Perdon, dove alla nostra sinistra potremo vedere il cammino realizzato da Pamplona e, alla nostra destra, la valle che dobbiamo ancora percorrere. Da Puente la Reina c’è solo una rampa che ci farà realmente sudare. E’ di 1,5 km e ci porta fino alla riva del fiume Arga, uscendo da Puente la Reina fino a Mañeru. Il resto del percorso fino a Estella scorre tra sentieri tra campi di cereali e vigneti, incrociando con sottopassi diverse volte la A-12.

Uscendo da Pamplona attraversando l’università, prenderemo un cammino tranquillo che attraversa il parco fluviale e, con una leggera salita, arriveremo fino a Cizur Menor.. Abbandoniamo il nucleo residenziale e iniziamo a salire fino all’Alto del Perdon tramite inizialmente una pista di terra e poi per un sentiero d’erba con una pendenza media del 2%. Alla fine del sentiero erboso, un po’ prima dell’ottavo km della nostra tappa, incontriamo Guenduláin, oggi disabitato.

Da qui, la pendenza diventa sempre più ripida. Da Guenduláin a Zariquiegui l’inclinazione media della salita sarà del 5% circa. Arrivando a Zariquiegui ci troveremo ai piedi dell’Alto del Monte del Perdon (1034 m) e vedremo davanti a noi la rampa che ci porterà al passo che raggiungeremo in questa tappa, con 780 m di quota.

Alto del Perdón, Camino Francés

Salita all’Alto del Perdón (foto ceduta da Paul Quayle)

Per arrivare all’Alto del Perdon da Zariquiegui affronteremo una differenza di quota di 125 m in meno di 2,5 km, percorrendo una rampa che può raggiungere a tratti il 15% di pendenza. Questa salita può essere a volte molto dura soprattutto se c’è vento, circostanza tutt’altro che rara. Di fatto, il rumore delle pale eoliche che girano spinte dal vento ci accompagnerà per tutto questo tratto.

Arrivando all’Alto del Perdón possiamo fermarci a riposare ammirando il panorama. Alla nostra destra vediamo la valle che percorreremo fino a Estella, una vera e propria cartolina di campi di cereali punteggiati da villaggi.

 alto del perdon, camino francés

Panorama dall’Alto del Perdón (fotografia ceduta su Flickr da Hans-Jakob Weinz sotto le seguenti condizioni)

Nella discesa dall’Alto del Perdón bisogna fare molta attenzione, soprattutto se piove. E’ difficile, perché presenta una pendenza anche fino al 12,5% (anche se la media è un 7%) e il terreno è poco stabile. Ci sono molte pietre sciolte e può tirare vento, che non aiuta a mantenere l’equilibrio. Se non avete molta esperienza in discese complesse e sentite che il terreno è scivoloso, non esitate a scendere dalla bici e a portarla a mano, tenendola accanto a voi e aiutandovi con i freni. La discesa dura circa 3,5 km per cui non perderete molto tempo. Se preferite evitare questo tratto, prima del Alto del Perdon prendete la N111 e costeggiate il monte.

alto del perdon, camino francés

Sentiero di discesa dal Alto del Perdón (fotografia ceduta su Flickr da Hans-Jakob Weinz sotto le seguenti conizioni)

La discesa ci porta direttamente a Uterga. Dopo aver attraversato il villaggio ci dirigiamo verso Muruzábal, dove arriveremo dopo aver già percorso 18 km di tragitto. Lì bisogna prendere a destra un sentiero di terra verso la cittadina. Dopo solo 2 km di questo sentiero pianeggiante, arriveremo a Obanos.

Più o meno tra Muruzábal e Obanos c’è una fermata che non possiamo perdere: la Chiesa di Santa Maria di Eunate.Si tratta un tempio romanico molto particolare, in un ambito disabitato, per il quale vale la pena aggiungere qualche km alla tappa. Per arrivarci dovremo deviare a Muruzábal, prendendo un cammino differente dal centro del villaggio e percorrendolo per 2 km. Non è segnalato molto bene, per cui raccomandiamo di chiedere indicazioni a chi abita lì. Gli abitanti sono più che abituati ai pellegrini dubbiosi!

eunate, camino francés

Chiesa di Santa Maria di Eunate (fotografia ceduta su Flickr da Xabi M. Lezea sotto le seguenti condizioni)

Dopo qualche km arriviamo alla chiesa. Qui vicino vedremo come arrivano anche i pellegrini che fino ad ora hanno percorso il Cammino Aragonese, che inizia a Somport.

Dalla chiesa bisogna prendere il sentiero in direzione ovest per arrivare a Obanos, dove ci agganceremo al percorso di chi ha proseguito direttamente Muruzábal senza visitare la Chiesa di Santa Maria di Eunate. Per uscire da Obanos bisogna passare per un arco ogivale di pietra e da lì manca poco per arrivare Puente la Reina, attraverso un sentiero di terra in leggera pendenza. Si tratta di una passeggiata molto piacevole.

Arriviamo alla metà del nostro percorso a Puente la Reina (22 km), una delle località più emblematiche del cammino. La attraversiamo e usciamo dal villaggio attraverso il suo famoso ponte medievale, passando sopra lo stesso fiume che abbiamo incrociato all’inizio della tappa: il fiume Arga.

puente la reina, camino francés

Ponte medievale a Puente la Reina (fotografia ceduta su Flick da Aherrero sotto le seguenti condizioni)

Da Puente la Reina a Estella il percorso è molto più pianeggiante. Ci imbatteremo solo in due tratti di pendenza: all’uscita di Puente la Reina per andare a Mañeru e quando incontreremo la cittadina di Cirauqui, dalle ripide strade medievali.

Dopo essere usciti da Puente la Reina si sale per la rampa di 1,5 km tra i pini attraverso una pista di terra e si arriva a Mañeru. Attraversiamo il paese, e lì vediamo un sentiero di circa 2,5 km dal profilo quasi pianeggiante fino Cirauqui. Questo percorso è molto bello, tra campi agricoli e in un ambiente molto tranquillo.

Arrivando a Cirauqui supereremo i 29 km percorsi in questa tappa. Questa cittadina di origine medievale ha strade molto ripide. Dopo averlo attraversato, salendo fino al palazzo comunale per poi ridiscendere, dobbiamo percorrere 5,5 km per arrivare a Lorca.

cirauqui, camino francés

Entrata a Cirauqui (fotografia ceduta da Paul Quayle)

Il tragitto Cirauqui-Lorca è molto tranquillo: un profilo con inclinazioni dolci attraverso sentieri di terra e asfalto che incrociano in diversi punti la A-12.  Da Lorca, ora ci mancano solo 8,7 km per raggiungere Estella.

Il paesaggio continua ad essere simile, con grandi piantagioni di cereali e vigneti delimitati da piste agricole e strade nazionali. Dobbiamo passare prima per Villatuerta, a 4,5 km da Lorca. Possiamo passare per la strada (NA-1110, già parte della N-111) o prenderla per uscire da Lorca e poi proseguire per un sentiero di terra che ci porta ad attraversare un ponte e un passaggio sotterraneo con cui arriviamo Villatuerta.

Da Villatuerta affrontiamo gli ultimi 4 km, che percorreremo in leggera pendenza, per cui sarà un finale di tappa piacevole. Con la stessa dinamica, si prosegue lungo percorsi agricoli e attraversiamo un ponte finale e sottopassaggio. E, infine, arriviamo a Estella.

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Da Puente la Reina a Estella (fotografia ceduta su Flickr da Antonio Periago Miñarro sotto le seguenti conizioni)

Insomma, anche se questa tappa si può percorrere interamente su strade locali, il sentiero originale è abbastanza abbordabile e pertanto Tournride vi consiglia di seguirlo. Bisogna solamente fare attenzione tra i km 10 e 16 del nostro percorso, quando si sale e scende dall’Alto del Perdon. Se non vi sentite sicuri, potete costeggiare il monte lungo la strada o scendere dalla bici e spingerla per alcuni tratti.

CONSIGLI PRACTICI

  • Molte persone iniziano il loro cammino da Pamplona e Puente la Reina. Se questo è il vostro caso, vi diamo indicazioni per arrivarci:
  1. Come arrivare a Pamplona:

Questa moderna città offre una stazione di autobus,treno e aeroporto. Sicuramente, tra tutte queste possibilità di trasporto ne troverete una che vi porta in città.

2. Come arrivare a Puente la Reina:

La miglior opzione di trasporto è l’autobus. La compagnia che offre più connessioni é La Estellesa con fermate da Irún (2h 45 min), Pamplona (30 min), Logroño (1h 30 min) e San Sebastián (1h 15 min). Conda e Avanza  partono da Pamplona.

Potreste anche andare in taxi, ci sono servizi speciali per pellegrini. Un taxi da 7 posti da Pamplona costa circa 30€.

*Ricordate che Tournride offre il servizio di trasporto dell’equipaggiamento dall’iniizo alla fine del cammino. Diteci da dove iniziate a pedalare e dove terminate: lasceremo la bicicletta al vostro alloggio e ci faremo carico del bagaglio in eccesso, che vi aspetterà nel punto prescelto. Se avete dubbi potete consultare la nostra sezione di domande frequenti o mettervi in contatto con noi.

  • Molti dei villaggi della tappa offrono alloggi, quindi se vi trovate stanchi o non riuscite ad arrivare fino a Estella. Ci sono ostelli a Muruzábal, Mañeru, Cirauqui e Lorca e, ovviamente, a Puente la Reina. Visto che qui il nostro percorso si unisce con quello aragonese, è facile che ci siano molti pellegrini. Negli ostelli chi va a piedi ha la precedenza rispetto a ciclisti. Per questo, se vedete che sono tutti pieni ma desiderate fermarvi, sappiate che c’è un camping-ostello subito dopo il ponte. Potete anche proseguire fino a Mañeru (a 5,2 km), anche se dovrete affrontare una rampa di 1,5 km. 
  • In questa tappa si attraversano molti villaggi ed è una zona molto frequentata da pellegrini, per cui offre molti servizi. Non avrete problemi a trovare provviste e lungo il percorso potrete accedere a diversi ambulatori medici, nel caso ne aveste bisogno. 

ITINERARIO DETTAGLIATO E PATRIMONIO STORICO-ARTISTICO

Oggi lasciamo una delle grandi città della nostra avventura ciclistica, ma lo facciamo per scoprire cose meravigliose: località medievali tanto emblematiche come Puente la Reina o la speciale chiesa romanica di Santa Maria di Eunate. Il nostro cammino proseguirà passando attraverso ponti di epoche diverse e scorrerà tra grandi campi di cereali e vigneti.

DE PAMPLONA A ZARIQUIEGUI: ENTRIAMO NELLA CAMPAGNA NAVARRA

Per uscire da Pamplona dobbiamo attraversare il campus universitario della città. Usciamo attraverso la Calle Mayor che ci porta al Parco della Taconera, lo zoo in miniatura dei “pamplonicos”. Lo lasciamo alla nostra destra e proseguiamo per Avenida Pío XII fino all’Avenida Sancho el Fuerte, dove giriamo a sinistra e poi alla prima a destra, per la calle Fuente de Hierro. Scendendo per questa via ci dirigiamo al campus universitario di Pamplona.

Proseguiamo dritto e scendiamo per la Calle Universidad, per la pista ciclabile del campus. Arrivando alla rotonda dove le auto attraversano il fiume Arga, noi proseguiamo per la pista ciclabile che devia a destra alla prima uscita della rotonda. Attraversiamo sulle strisce un poco più avanti e, adesso sì, superiamo il fiume Arga.

Per attraversare l’Arga passiamo sul ponte di pietra di Acella Landa.. Questo ponte, largo tre metri, presenta un solo arco di otto metri d’altezza. Forma parte del parco fluviale di Pamplona.

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Ponte di Acella Landa (fotografia ceduta dall’Ayuntamiento de Pamplona)

Attraversandolo, entriamo direttamente nel municipio di Cizur Menor. Dopo aver percorso circa 2 km lungo la strada ed essere passati sopra l’autostrada, arriviamo al centro residenziale della cittadina. Per la sua vicinanza a Pamplona, questa località è molto urbanizzata, un quartiere residenziale annesso alla città. Nonostante questo, ha un patrimonio artistico di grande antichità, come la chiesa romanica di San Miguel Arcángel.

Attraversiamo da nordest a sudovest, attraverso un vasto quartiere residenziale. Poi, alcune frecce gialle dipinte su pali e una pietra miliare con la conchiglia sulla Calle Zelaia indicano il percorso del Cammino Francese.

pamplona, camino francés

Cammino all’uscita di Pamplona, circondato da campi di cereali

Proseguiamo per il cammino, vedendo alla nostra sinistra grandi estensioni di campi di cereali e, alla nostra destra, la zona urbanizzata di Cizur Mayor. Quasi 5 km di rampa, che diventa sempre più impegnativa, ci portano tra campi agricoli e ci fanno abbandonare Guenduláin per arrivare a Zariquiegui.

Entrando a Zariquiegui, alla nostra sinistra troviamo la chiesa di San Andrés.In stile romanico, spicca la sua facciata con diversi archi e la decorazione vegetale dei suoi capitelli. Sul timpano, come già abbiamo visto nella chiesa di Santiago a Roncisvalle, c’è inciso un Crismon. Anche qui si tratta di un pittogramma che rappresenta Cristo come principio e fine di tutte le cose attraverso la prima e l’ultima lettera dell’alfabeto greco.

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Chiesa di San Andrés a Zariquiegui (fotografia ceduta su Flickr da Lucas Martínez Farrapeira sotto le seguenti condizioni)

CON LA SPINTA DEL VENTO FINO ALL’ALTO DEL PERDÓN, LUOGO EMBLEMATICO DEL CAMMINO FRANCESE

La forza che infonde questo tempio, che accoglie pellegrini da S. XIII, ci dà la forza di affrontare la salita fino all’Alto del Perdon. Si tratta di una rampa di poco più di 2 km non particolarmente faticosa, ma che può diventare impegnativa se c’è vento e, come abbiamo detto, non è raro che sia così.

Di fatto, arrivando all’Alto del Perdón (780 m) vedremo come in una delle sculture che si trovano lì c’è scritto “dove si incontrano il cammino del vento con il cammino delle stelle”. Questa scultura è stata disegnata dal grande artista Vicente Galbete nel 1996. Il fatto che si riferisca la Cammino di Santigo come al cammino “delle stelle”, è messo in relazione con la leggenda della scoperta dei resti dell’apostolo. Si dice che un eremita li scoprì perché vide piovere stelle sulla valle. Da qui il nome della città e del cammino: Santiago de Compostela sarebbe Santiago del campus stellae. campus stellae. Cioè, del campo delle stelle.

alto del perdón, camino francés

Dettaglio della scultura sull’Alto del Perdón, con i mulini sullo sfondo

In questo caso, l’allusione al “cammino delle stelle” si riferisce anche a ciò che la scultura stessa rappresenta. Composta da diverse forme fatte di lamiera, mostra un gruppo di pellegrini di epoche differenti diretti a Santiago, guidati dalla Via Lattea.

Sull’Alto del Perdón troviamo anche un cartello indicatore con le distanze dalle diverse capitali mondiali e un muretto con una nicchia votiva vuota. I resti di pietra ricordano che anticamente c’era un congiunto formato da un eremo e da un ricovero per pellegrini, intitolato alla Vergine del Perdono. La scultura della Vergine oggi si trova nella chiesa di Astrain. Fu portata lì nel S. XIX, durante la Guerra di Indipendenza, quando l’esercito di Napoleone profanó l’eremo.

Quello che però rende veramente speciale l’Alto del Perdón è il panorama che offre sul paesaggio navarro. Dietro di noi rimane la conca di Pamplona e, davanti, vediamo la Valle di Valdizarbe e le sue colline, tra le quali si trova Puente la Reina.

Questo è uno dei punti più emblematici del Cammino Francese. Il suo nome ricorda il perdono di tutti i peccati ottenuto grazie al pellegrinaggio, motivazione per il completamento del Cammino fin dal medioevo. Sicuramente anche in riferimento a questo significato di lotta contro i peccati è nata la leggenda ambientata qui.

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Vista dall’Alto del Perdón (fotografia ceduta su Flickr da Giovanni Ricardi sotto le seguenti condizioni)

Si dice che il diavolo tentò di comprare la volontà di un pellegrino assetato offrendogli acqua da una sorgente di questo monte. Gli chiese in cambio che rinnegasse Dio, la Vergine e Santiago. Ma il viandante non cadde nella trappola e, alla fine, l’Apostolo stesso apparve miracolosamente per cacciare Satana.

SCENDENDO CON CAUTELA VERSO LA VALLE DI VALDIZARBE. PRIMA FERMATA: UTERGA E MURÚZABAL

Se proseguiamo un po’ lungo il sentiero fino all’Alto del Perdón, scenderemo dal monte con una discesa dal fondo poco stabile. Si tratta di una discesa complessa. L’alternativa: andare per la strada. Non comporta una grande deviazione. 

Per andare sulla strada, prendiamo la NA-6056 che passa per l’Alto del Perdón e imbocchiamo la curva finale per immetterci sulla NA-1110. In meno di due km giriamo a sinistra per prendere la NA-6016 che porta direttamente fino a Uterga.

 Ad ogni modo, in questo caso tutte le strade portano a Uterga! Entriamo attraverso calle de la Asunción, dove si trova la chiesa che porta questo nome. La sua solidità ricorda quella di Zariquiegui ma questo tempio è successivo, è del XVI secolo. La torre e il portico, i due elementi che più lo caratterizzano, sono del XVII e del XIX secolo rispettivamente. Il portico è in mattoni rossastri, di fronte si trova un bellissimo albero di ulivo e panche per sedersi. Un altro buon posto per fare una breve pausa.

uterga, camino francés

Vista di Uterga dal sentiero d’entrata (fotografia ceduta su Flickr da Hans-Jakob Weinz sotto le seguenti condizioni)

Usciamo dal paese per calle de las Eras e in meno di 2,5 km per un sentiero agricolo in leggera pendenza scendiamo fino a Muruzábal. Da questo punto vedremo come i campi di cereali lasciano spazio anche ai vigneti.

Di pari passo all’introduzione del vigneto nel paesaggio, a Muruzábal troviamo una cantina che può essere visitata. Si trova nel Palazzo di Muruzábal, un edificio barocco nato come residenza di un’importante famiglia Navarra. Oggi ci viene imbottigliato il vino e insieme alla chiesa di San Esteban, è una delle grandi attrazioni della città.

PRENDIAMO UNA DEVIAZIONE…. TUTTO PER LA PACE CHE TRASMETTE SANTA MARIA DE EUNATE

Che siate o no amanti dell’arte romanica, Tournride vi consiglia di visitare la chiesa di Santa Maria de Eunate. E’ uno di quei posti magici del Cammino Francese, una costruzione speciale e meravigliosa in mezzo a ettari di campi agricoli.

eunate, camino francés

Chiesa di Santa Maria de Eunate circondata da campi di cereali e vigneti (fotografia ceduta su Flickr da P1040058 sotto le seguenti condizioni)

In realtà, la devizione non aumenta molto la distanza. Se andate direttamente da Muruzábal a Obanos, percorrerete un sentiero di 2 km. Se, invece, uscite da Muruzábal in direzione sudest per arrivare alla chiesa e successivamente a Obanos, aggiungete solo un km al vostro tragitto. Ne vale la pena!

eunate, camino francés

Detttaglio della chiesa (fotografia ceduta su Flickr da Zubitarra sotto le seguenti condizioni)

  • La sua localizzazione. Oltre ad essere oggi “in mezzo al nulla”, è situata esattamente dove, secondo le nostre mappe politiche attuali, si trova il centro della Navarra. Dicono gli esperti sul tema che è stata eretta in un punto dove confluiscono diversi flussi di energia.
  • La mancanza di documentazione sulla chiesa. Nonostante la maggioranza degli esperti sostenga che la chiesa risale al XII secolo e nonostante faccia parte del Cammino di Santiago, non è quasi mai menzionata in alcun documento storico. Strano, non vi pare?
  • La sua forma. La chiesa è romanica e ottagonale, cosa già rara di per sé. Inoltre, non è un ottagono perfetto ed è noto che, vista la qualità dell’edificio, avrebbero potuto farlo perfetto se avessero voluto. In più, un portico separato di 33 archi ripete lo stesso motivo intorno alla chiesa e non c’era una copertura che unisse le costruzioni, visto che non ci sono segni sulla pietra degli elementi di fissaggio. Perché, allora, costruire questi archi? Perché non costruire perfettamente per il tempio?
Eunate, Camino francés

Chiesa di Santa Maria de Eunate (fotografia ceduta su Flickr da Gianfranco Petrella sotto le seguenti condizioni)

Molte domande e poche risposte. Dato che la chiesa assomiglia per la sua forma al Santo Sepolcro, si è detto che poteva avere una relazione con l’Ordine dei Templari. Storicamente parlando, però, questo non ha molto senso. Ciò che in effetti si crede è che potrebbe appartenere all’Ordine dei Cavalieri di San Juan, che proteggevano e servivano i pellegrini. Si pensa questo perché è noto che erano molto influenti in questa zona e sono stati trovati resti di antiche sepolture con le caratteristiche conchiglie, intorno alla chiesa. Per questo un’ipotesi è che qui l’ordine avesse un ospedale per i pellegrini.

Se così fosse, potrebbe anche essere che la torre centrale della chiesa fungesse da faro. Accendendo il fuoco all’interno, si sarebbe visto da lontano e così i pellegrini non avrebbero perso il cammino.

DOPO UNA MAGICA SOSTA, RICORDIAMO LE LEGGENDE GIACOBINE A OBANOS E ANDIAMO VERSO PUENTE LA REINA

Dalla chiesa di Santa Maria, prendiamo il sentiero di terra in direzione ovest che, in pochi metri sbocca sulla strada che porta a Puente la Reina. Prima di arrivare, però, troveremo Obanos alla nostra destra.

Per chi decide di non andare a vedere la chiesa di Eunate e quindi non passerà per di qui, e anche per i curiosi che invece si fermano per visitarla, forniamo qui alcune informazioni riguardo a questo posto.

Obanos è una località con una grande tradizione Giacobina. Di fatto, la festa più importante del paese si tiene ogni due anni e consiste in una rappresentazione teatrale a cui partecipano più di 600 persone, in cui si mette in scena una leggenda del Cammino di Santiago. Secondo il cosiddetto “Misterio de Obanos”, un duca percorreva il pellegrinaggio con sua moglie quando passarono per un villaggio e la signora decise di fermarsi lì per aiutare il rifugio dei pellegrini. Suo marito si arrabbiò molto per la sua decisione, tanto che finì per ucciderla, e pianse per questo per il resto del Cammino. In seguito tornò al villaggio e si rinchiuse fino alla propria morte nell’eremo di Arnotegui, che esiste ancora oggi e si trova nei pressi del villaggio.  

Obanos, Camino Francés

Facciata occidentale della chiesa di San Juan Bautista a Obanos (fotografia ceduta su Flickr da Zubitarra sotto le seguenti condizioni)

Architettonicamente, Obanos è caratterizzata dalle vie in pietra e dalla bellezza di alcune delle sue case e edifici civili, con grandi archi di pietra. Le più conosciute sono la Casa Muzqui, Tximonco o Cildoz.

Come patrimonio religioso bisogna menzionare la chiesa di San Juan Bautista e l’eremo di San Salvador. In effetti, è ai suoi piedi dove confluiscono le due varianti del Cammino Francese (la via che inizia a Somport e quella di Roncisvalle). A volte si dice che i due cammini si uniscano Puente la Reina, dato che molti pellegrini passano per Obanos costeggiandolo e per tanto si uniscono agli altri alla fermata successiva.

La chiesa di San Juan Bautista è del 1912, in stile neogotico. La sua asimmetria si deve al fatto che per costruirla furono riutilizzate alcune parti della chiesa gotica precedente. Per questo ha solo una torre. Anche la facciata è del XIV secolo. All’interno, una grande navata rivestita con marmo bianco accoglie i visitatori, con una pala d’altare del S. XVII nell’abside.

Uscendo dal paese, non ci perderemo grazie alla scarsa originalità dei nomi delle vie: sia prendendo calle Peregrinos de Compostela sia calle del Cammino de Santiago sboccheremo sulla NA-6064, che dopo aver girato a sinistra per prendere la NA-1110, ci porterà direttamente a Puente la Reina.

EQUATORE DELLA TAPPA… L’EMBLEMATICA PUENTE LA REINA!

All’entrata di Puente la Reina ci accoglie un monumento al cammino sotto forma di pellegrino. Dal 1965 dà il benvenuto a tutti i visitatori dal suo piedestallo, su cui si può leggere: “E da qui tutti i cammini per Santiago diventano uno solo””. Anche se noi già sappiamo che, in senso stretto, non è qui che confluiscono ma piuttosto nella nostra già visitata cittadina di Obanos.

puente la reina, camino francés

Base del monumento al pellegrino all’entrata di Puente la Reina

Siamo già passati per altre cittadine che hanno una gran parte di storia legata al Cammino di Santiago. Questa però, è proprio il caso di dirlo, è la “regina” di tutte: è nata per e grazie ai pellegrini.Altri villaggi per cui siamo passati sono sorti grazie alla loro vicinanza ad un rifugio per pellegrini, o ad un monastro, ma Puente la Reina è una cittadina la cui spina dorsale è il Cammino stesso e che, inoltre, conserva la forma originale di “villaggio-strada”.

Pertanto, riflette nel suo tessuto urbano la sua storia.. Sus principales calles son paralelas a la calle Mayor, el propio camino de Santiago. Le sue vie principali sono parallele a calle Mayor, il vero e proprio cammino di Santiago. Nel mezzo della calle Mayor si trova playa Mayor e quelle che oggi sono le strade della “cinta nuova” e la “cinta vecchia”, che racchiudono la zona antica e anticamente erano mura. L’insieme si chiude formando un rettangolo quasi perfetto.

puente la reina, camino franc´és

Immagine del ponte medievale all’uscita di Puente la Reina (fotografia ceduta su Flickr da Victor Rivera sotto le seguenti condizioni)

Di fatto, i suoi abitanti originali furono i “franchi”, questi stranieri di cui abbiamo già parlato, che entravano nella penisola iberica attraverso la Francia. Il re Alfonso I diede loro una “carta puebla” per promuovere la fondazione della città, cioè una serie di facilitazioni commerciali e fiscali se si fossero stabiliti in questa località.

La ragione di questo è che nel S. XII si cercava di togliere territori agli arabi, e una maniera per farlo era creare cittadine nei territori che tornavano in mano alla Corona. Nel punto in cui oggi si trova Puente la Reina, alcuni anni prima la regina Doña Mayor aveva ordinato di costruire un gran ponte di pietra perché i pellegrini potessero evitare il fiume Arga. Ai bordi del Cammino, accanto a questo ponte nella tranquilla Valle di Valdizarbe, il Re Alfonso I trovò il posto adeguato per un nuovo insediamento.

La cittadina nacque tenendo come proprio asse il Cammino e durante i due secoli seguenti il pellegrinaggio a Santiago fu un grande “fenomeno di massa” medievale e la città crebbe intorno a questa strada principale: sorsero chiese, rifugi per pellegrini e attività per i viandanti. Anche il monaco Aymeric Picaud, il creatore della prima “guida” del mondo occidentale, menziona la località nel Códice Calixtino come punto di confluenza del Cammino Aragonese con i tre che arrivano da Saint Jean Pied de Port.

Oggi tutta questa storia, che si sovrappone pietra su pietra, si trova in perfetto stato di conservazione a disposizione dei pellegrini che, quasi mille anni dopo, continuano a visitarla.

Non appena entrati in paese, seguendo i cartelli giacobini che dalla strada ci segnalano a sinistra, ci imbattiamo in un monumento in pietra che ricorda l’antichità del posto: la chiesa romanica del Crocifisso. Dalla fine del S. XII, nacque come parte del complesso dell’antico ospedale dei pellegrini (oggi una scuola) e deve il suo nome all’antica Confraternita del Crocifisso che gestiva l’ospedale dal secolo XV.

 Imagen del Cristo en la iglesia del Crucifijo (fotografía cedida en Flickr por Antonio Periago Miñarro)

Immagine del Cristo nella chiesa del Crocifisso (fotografia ceduta su Flickr da Antonio Periago Miñarro)

In più però, all’interno della chiesa si trova un grande crocifisso gotico dell’inizio del secolo XIV, che stupisce sia per le sue dimensioni che per la sua originalità. Invece di essere a forma di “T”, Cristo è sospeso su una gran “Y” incisa in modo che la croce sembri formata da grandi tronchi d’albero al naturale. La scultura di Gesù rappresenta molto bene i cambi sperimentati dal romanico al gotico: è un Cristo realista e naturalista, che dà un’impressione di gravità, coperto da grandi panni di tela che conferiscono molto dinamismo alla figura. Nonostante la grande dimensione, le proporzioni sono corrette e, inoltre, le finiture dell’incisione di ogni graffio ci trasmettono una sensazione di pena e dolore. Una delle grandi opere dell’immaginario gotico.

Ci sono differenti speculazioni sull’origine di questo Cristo crocifisso. Alcuni lo mettono in relazione con l’Ordine dei Templari e altri dicono che è stato un regalo di alcuni tedeschi che si portarono la scultura durante tutta lo loro peregrinazione e che terminarono regalandola al rifugio dei pellegrini.

La via del Crocifisso ci porta direttamente alla Calle Mayor. Qui vedremo una vera e propria vita che fermenta tutto intorno ai pellegrini, come negozi al pianterreno di grandi case in pietra, con balconi in ferro battuto e grandi porte ad arco. Imboccandola incontreremo tre punti che vale la pena visitare: la chiesa di Santiago, la Playa Mayor e la chiesa di San Pedro.

puente la reina, camino francés

Calle Mayor a Puente la Reina (fotografia ceduta su Flickr da Zubitarra sotto le seguenti condizioni)

La chiesa di Santiago è quasi dello stesso periodo di quella del Crocifisso, ma al giorno d’oggi è molto più grande a causa delle ristrutturazioni che ha subito successivamente. Anche per questo possiamo trovare una commistione di differenti stili nella sua architettura: dal romanico fino al tardo gotico e rinascimentale. 

All’interno, le volte della navata principale creano complesse forme stellate con le proprie nervature. Si sostengono su enormi colonne rinascimentali. Inoltre, all’interno di questo tempio potremo vedere una delle più famose sculture del Cammino, di cui abbiamo già avuto un assaggio sotto forma di copia durante la nostra visita a Roncisvalle: la scultura di Santiago “Beltza” o Santiago “Negro”. Anche se per tutto il Cammino Francese si possono vedere più di 300 incisioni dell’apostolo, questa è una delle più note e ammirate. Si chiama “negro” (beltza (beltza in euskera) perché prima del restauro la sua carnagione era di questo colore.

Uscendo dalla chiesa, proseguiamo per Calle Mayor e arriviamo alla piazza principale del paese. Un buon posto per fare una sosta se ne abbiamo bisogno, riparandoci sotto il suo porticato. La via è abbellita dagli edifici che la formano, specialmente la cosiddetta “Casa de los Cubiertos”.

Proseguiamo per calle Mayor e prima di abbandonare il paese passiamo per la chiesa di San Pedro. E’ più moderna delle altre due, del S. XVI, anche se ha una cappella di origine gotica insieme alle altre tre barocche. Gli aspetti più notevoli di questa chiesa sono una pala d’altare e una scultura della Vergine. La scultura stava in una nicchia del ponte medievale che esce dalla città e si chiama Virgen del Txori (“uccellino” in euskera) perché si narra che un uccellino le lavasse il viso ogni giorno con l’acqua raccolta dal fiume con il suo becco.

Lasciandoci calle Mayor alle spalle, arriviamo al gran ponte medievale con cui salutiamo Puente la Reina e che da il via alla seconda metà della nostra tappa.

Questa meravigliosa costruzione medievale fu costruita nel S. XI per ordine della regina Doña Mayor, sposa del re di Navarra. Anche se la maggior parte degli studi afferma che il nome della città si deve a questo fatto storico, ce ne sono altri che sostengono che, visto che il fiume Arga si chiama “runa” in vasco, il nome potrebbe derivare da “pons rune” (ponte sopra l’Arga).

puente la reina, camino francés

Ponte all’uscita di Puente la Reina

Questo ponte di pietra ha 5 grandi piloni con pile che sostengono 6 archi a tutto sesto. L’arco centrale è il più grande e il più orientale non è visibile al giorno d’oggi perché è interrato. Anticamente il ponte aveva tre torri e in una di queste si trovava la nicchia dov’era sistemata la Vergine del txoriche secondo la leggenda un uccellino lavava con l’acqua raccolta con il becco.

A MAÑERU E CIRAUQUI PER SENTIERI AGRICOLI: FOTO “DA CARTOLINA” PER IL NOSTRO CAMMINO

Usciamo da Puente la Reina attraversando il suo ponte medievale e poi giriamo a sinistra. Attraversiamo sulle strisce pedonali che ci portano nel quartiere Zubiurrutia, il coriddetto “quartiere delle monache” perché dal S. XIII ospitava un convento di agostiniane. Il fiume Arga ci segue, parallelo, alla nostra sinistra, e così continuiamo dritto fino a passare per il depuratore. Una grande pineta in pendenza occupa lo spazio tra il fiume e la A-12, l’Autostrada del Cammino.

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Vista de Mañeru (fotografia ceduta en Flickr por Malditofriki bajo las seguenti condizioni)

Per arrivare a Mañeru, che si trova accanto all’autostrada, dovremo salire per questa rampa tra i pini. Non è un tratto molto lungo e inoltre è l’ultimo grande sforzo di questa tappa però ancora mancano più di 20 km per arrivare quindi, se siete stanchi, non esitate a superarla spingendo la bici a mano.

Arriviamo a Mañeru, delimitato a nord dalla A-12. Attraversiamo il villagio a sud e, all’uscita della città, una delle vedute più emozionanti del Cammino si aprirà davanti a noi. Un sentiero di terra tra campi di cereali e vigneti e, in fondo, Cirauqui.

Mañeru è una cittadina pittoresca di origine medievale, con meno di 500 abitanti. Come la fermata successiva, Cirauqui, conserva il suo tracciato medievale, appoggiato sulla collina. Questo paese ha una grande tradizione vinicola, anche se oggi le coltivazioni di vigneti hanno perso terreno a favore dei cereali. Anche così però, si continua a produrre nelle cooperative un vino chiamato “Belardi”.

Calle estrecha en Mañeru (fotografía cedida en Flickr por Malditofriki bajo las siguientes condiciones)

Viuzza a Mañeru (fotografia ceduta su Flickr da Malditofriki sotto le seguenti condizioni)

Durante il Medio Evo la cittadina era sotto il controllo dell’Ordine di San Giovanni e poi passò sotto Puente la Reina, vincolato al monastero del Crocifisso. Fu anche palcoscenico della prima Guerra Carlista.  Oggi, possiamo trovare a Mañeru tutti i servizi di cui abbiamo bisogno.

Dopo aver attraversato il paese per le sue viuzze strette e dopo essere passati per grande Plaza de los Fueros, usciamo per la zona del cimitero verso Cirauqui. Per arrivarci, percorreremo 2,5 km di sentiero agricolo tra grandi appezzamenti.

Arrivando a Cirauqui dobbiamo affrontare l’ultima grande rampa della giornata, visto che attraversare il paese implica percorrere le sue vie ripide, entrando per ciò che resta delle antiche mura fino a raggiungere il palazzo comunale. Prima di arrivarci, Tournride vi consiglia di scendere qualche minuto dalla bici per visitare la chiesa di San Román.

cirauqui, camino francés

Sentiero che arriva a Cirauqui (fotografia ceduta su Flickr da Hans-Jakob Weinz sotto le seguenti condizioni)

Questa chiesa fu costruita nel S. XII e apparteneva al monastero di San Millán de la Cogolla (come tutta la città). Nonostante abbia sopportato molte aggiunte e restauri, la sua porta sud si mantiene intatta. Questa facciata è molto interessante perché mostra la commistione tra le tre differenti influenze che si potevano trovare alla fine del XII secolo nella penisola iberica: contiene elementi della scultura romanica, dello stile delle facciate cistercensi e anche decorazioni che ricordano il monto arabo. Una vera e propria congiunzione di stili.

Cirauqui, iglesia San Román, Camino Francés

Facciata della chiesa di San Román (fotografia ceduta su Flickr da Jose Antonio Gil Martínez sotto le seguenti condizioni)

C’è la possibilità di un itinerario segnalato all’entrata di Cirauqui che costeggia la cittadina invece che attraversarla. E’ pensato per i ciclisti che vogliono risparmiarsi le salite di questa località.

DA CIRAUQUI A LORCA LA STRADA DELL’INGEGNERIA: DALLE STRADE ROMANE AI PONTI MEDIEVALI E MODERNI ACQUEDOTTI

Il sentiero che prendiamo all’uscire da Cirauqui è parte di un’antica strada romanae ci porta direttamente ad un ponte del XVIII secolo, costruito sopra un altro ponte precedente, anch’esso romano. Andando su questo sentiero tanto antico, arriviamo in pochi metri ad un cavalcavia sopra una delle strade più moderne della Navarra, la A-12 o Autostrada del Cammino.

Attraversiamo il cavalcavia e proseguiamo il cammino per quasi tre km, sempre con l’autostrada alla nostra sinistra. Poi, dobbiamo attraversare di nuovo l’autostrada con un sottopassaggio. Arriviamo ad una rotonda dove giriamo a destra per prendere la NA-7171, che passa di nuovo sotto la A-12. Dopo una pedalata di 500 metri vedremo una grande struttura che attraversa la NA-7171 sopra di noi: è il viadotto di Alloz.

Camino Francés, alloz, lorca

Viadotto de Alloz

Il viadotto di Alloz è stato disegnato da Eduardo Torroja nel 1939. Sicuramente a molti il nome non dice nulla, mentre invece è noto il nome di sua nipote: Ana Torroja, , la cantante dello scomparso gruppo Mecano. Comunque, non dobbiamo dimenticarci di questo grande ingegnere spagnolo, considerato uno dei grandi maestri e artisti del cemento armato del XX secolo. Disegnò questa imponente struttura per portare acqua dal bacino di Mañeru, che ancora oggi è funzionante ed è diventata un incentivo per la realizzazione del Cammino di Santiago attraverso la Navarra.

Qualche metro più avanti, dopo aver passato il viadotto, un sentiero di terra esce a sinistra dalla strada. Al prenderlo, arriveremo direttamente ad un’altra opera di ingegneria, questa volta medievale: il ponte che attraversa il fiume Salado.

Questo ponte di regge su due archi ed è citato nel Códice Calixtino. Il monaco Picaud nel suo libro avvisa tutti i pellegrini che facciano attenzione, perché si dice che qui i banditi assaltavano i viandanti. Appostati sulla riva del fiume e affilando i loro coltelli, dicevano ai pellegrini di abbeverare i loro cavalli nell’acqua del fiume, tanto salata che li uccideva. Quindi sgozzavano i cavalli e derubavano i padroni.

ULTIMI 10 KM… MANCA POCO PER RAGGIUNGERE ESTELLA! PASSIAMO PER LORCA E VILLATUERTA

Dopo aver attraversato il ponte giriamo a sinistra e continuiamo per un sentiero di terra fino a tornare a passare per un tunnel che incrocia nuovamente la A-12. All’uscita del sottopassaggio vedremo una strada asfaltata che ci porterà direttamente a Lorca (km 36 della tappa), che attraverseremo da est a ovest attraverso Calle Mayor.

Come molte cittadine della zona, questa località in cui oggi abitano meno di 1000 persone ha una storia molto legata al Cammino di Santiago. Da più di 900 anni offre un rifugio per i pellegrini e oggi ha anche due ostelli privati.

camino francés, lorca

Ponte in uscita da Lorca (fotografia ceduta su Flickr da ElCamminodesantiago0920 sotto le seguenti condizioni)

Usciamo per la via principale di Lorca per intraprendere gli ultimi 9,5 km della tappa fino a Estella. Prima però dobbiamo percorrere circa 4,5 km fino a Villatuerta. Abbiamo due opzioni di itinerario:

  • Andare per la strada asfaltata NA-1110.
  • Prendere un sentiero di terra che appare alla nostra sinistra all’uscita di Lorca e proseguire tra tracciati agricoli e vigneti. Dopo aver attraversato un’altra volta l’autostrada con un sottopasso, arriveremo a Villatuerta.

ARRIVIAMO A VILLATUERTA E INTRAPRENDIAMO GLI ULTIMI PASSI VERSO A ESTELLA

Villatuerta è diviso in due dal fiume Irantzu e per attraversarlo dobbiamo seguire le strade fino ad arrivare ad un ponte di pietra di origine medievale. Come quello di Puente la Reina, è più alto al centro che alle astremità. Per questo si chiama ponte “a dromedario”. Ad ogni modo, chiaramente, questo ponte è molto più piccolo.

villatuerta, camino francés

Ponte di Villatuerta (fotografia ceduta su Flickr da Jose Antonio Gil Martínez sotto le seguenti condizioni)

L’altro monumento degno di nota è il tempio dell’Assunzione. Anticamente al suo posto c’era un’altra chiesa tardo-romanica, ma si incendiò nel XIV secolo e por questo venne costruito il tempio gotico che vediamo oggi. Da notare, soprattutto, il suo interno. E’ riccamente decorato, con anche resti di pitture murali.

Usciamo dal paese verso nordovest, attraverso il “Cammino di Estella”. Attraversiamo sulle strisce e arriviamo a un sentiero di terra. Quando vediamo la strada asfaltata (NA 1110) giriamo a sinistra per un breve tratto, fino ad arrivare all’eremo di San Miguel..

Questo tempio è quasi una tappa obbligata per chi percorre il Cammino Francese. Si innalza come una fortificazione, un’enorme mole di pietra circondata da campi. Si tratta del primo tempio pre-romanico che incontriamo nel nostro percorso e, all’interno, molti pellegrini lasciano lettere con voti e riposano un poco, godendo della pace che questo posto trasmette e ammirando la splendida pala d’altare di rame dorato con pietre semi-preziose. Un vero e proprio gioiello medievale.

Oltre ad essere una fermata tradizionale per i pellegrini, il tempio è anche legato ai riti per la fertilità e per la cura dei dolori. Le donne che desideravano una gravidanza si sedevano su una pietra ad ascoltare la messa. Nella cappella centrale invece si trova un piccolo orifizio dove la gente metteva la testa per curare i dolori cronici.

Lasciamo questa chiesa tanto speciale e torniamo al cammino. Ormai manca poco! Per tornare alla nostra via, bisogna tornare un poco indietro, prendendo in senso contrario il sentiero che ci ha condotto fino all’eremo. .

Tornati sulla nostra strada, non ci resta che attraversare un ultimo sottopasso della A-12 per arrivare a Estella  

UNA PASSEGGIATA PER ESTELLA

Come sempre, Tournride vi propone un pomeriggio in giro per la città, per conoscere le cose importanti da vedere a Estella, il vostro fine tappa. Potete consultare l’itinerario qui. Sono solamente 35 minuti camminando e potrete scoprire molti monumenti della città!

Primo, un poco di storia sulla cosiddetta “Toledo del Nord”

Il fatto che il Cammino di Santiago passi per Estella si deve ad una decisione di re Sancho Ramírez.. Nel 1090 decise che il tragitto deviasse fino al fiume Ega che attraversa la cittadina e diede incentivi ai franchi perché si stabilissero lì a portare avanti le loro attività. Con l’enorme fenomeno che divenne il pellegrinaggio, a Estella si svilupparono grandi costruzioni.

Lo sviluppo della città fece sorgere diversi quartieri, anche perché anche la componente ebraica della popolazione è stata piuttosto importante (fino a che gli ebrei non furono espulsi dalla Spagna nel 1492). Inoltre, bisogna tener presente che tutto il movimento legato al pellegrinaggio ha portato all’espansione delle correnti artistiche, che si plasmavano nelle cittadine del Cammino. Il risultato di tutto questo a livello di monumenti fa sì che molte volte Estella venga chiamata “la Toledo del Nord”.

Casas en la ribera del río Ega (fotografía cedida en Flickr por Miguel Ángel García bajo las siguientes condiciones)

Case sulle rive del fiume Ega (fotografia ceduta su Flickr da Miguel Ángel García sotto le seguenti condizioni)

Andiamo a fare due passi, c’è tanto da vedere in solo mezz’ora!

Entrando a Estella, dalla NA-1110 o dal sentiero originale, sbucheremo in calle Curtidores. Qui troveremo un ostello comunale dove poter riposare, ma se è al completo si può sempre cercare un posto in uno dei quattro alberghi della città (maggiori informazioni sulle possibilità di alloggio nei consigli pratici della tappa).

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Calle Curtidores (fotografia ceduta su Flickr da Alex Bikfalvi sotto le seguenti condizioni)

In prossimità di calle Curtidores, troveremo subito un punto con diversi monumenti interessanti: la chiesa del Santo Sepolcro, il convento di San Domenico, la chiesa di Santa Maria Jus del Castillo e, seguendo la strada lungo il fiume, il Palazzo dei Re di Navarra.

Durante il Medio Evo era il tempio principale di uno dei quartieri o borghi che costituivano questa località. Oggi sono evidenti le diverse influenze che hanno lasciato il segno nella sua costruzione dal S. XII. Solamente una delle navate è di quel periodo mentre il resto di quello che rimane è del S. XIV (gotico). Spicca soprattutto la facciata principale, con 12 archivolti che formano un’enorme porta abocinada. Le decorazioni sono molto ricche, la statua di Santiago vestito da pellegrino spicca su tutte.

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Facciata della chiesa del Santo Sepolcro (fotografia ceduta su Flickr da Magnus sotto le seguenti condizioni)

Lì accanto ci sono il convento di San Domenico e la chiesa di Santa Maria Jus del Castillo.. Per andare dall’uno all’altra torniamo su calle Curtidores e vedremo il ponte Picudo sul fiume Ega, altro esempio di ponte a “dromedario”.

camino francés, estella

Ponte Picudo (fotografia ceduta en Flickr por Hans-Jakob Weinz bajo las seguenti condizioni)

Il convento di S. Domenico riflette l’importanza della relazione che nel Medio Evo avevano la Chiesa e la Corona. Fu il re di Navarra che ordinò e pagò la costruzione del convento ma i domenicani, che l’avrebbero occupato, beneficiarono i fedeli e collaborarono alle manutenzioni. A causa della durezza della guerra di Indipendenza contro Napoleone, i monaci fuggirono dal convento e anche se in seguito tornò ad essere abitato in modo intermittente, con la confisca del 1939 venne abbandonato e rimase in disuso, tanto che alla metà del secolo ne rimangono solo le pareti. Negli anni 60 e 70 venne riabilitato e oggi funge da residenza per anziani, e per questo non può essere visitato all’interno.

Quasi adiacente alla residenza c’è la chiesa di Santa Maria Jus del Castillo. Anticamente, nella posizione in cui ora si trova la chiesa, c’era una sinagoga. Nel S. XII l’appezzamento viene occupato e si costruisce il tempio cristiano, che mantiene la sua funzione di chiesa fino al S. XVII. Anche se all’inizio si chiamava chiesa di Santa Maria e di Tutti i Santi, con la costruzione del castello di Zalatambor su un passo vicino, si inizia a conoscerla come la chiesa “sotto il castello” (“jus” del Castillo, in euskera). Inizia poi un processo di detrioramento che si arresta quando alla fine del S. XX si decide di utilizzare questo spazio tanto prezioso dal punto di vista artistico e storico come centro di Interpretazione del Romanico e del Cammino di Santiago.

Se torniamo su calle Curtidores arriveremo al Museo del Carlismo, che è giusto accanto dell’ostello dei pellegrini già menzionato. Occupa lo spazio dell’antico palazzo del Governatore di Navarra, del S. XVII. Se vi interessa la Storia Contemporanea sicuramente troverete qui un luogo dove imparare è un piacere, visto che, oltre a promuovere gli studi sul Carlismo, il museo  museo ha un chiaro obiettivo didattico e pedagogico.

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Entrata al Museo del Carlismo (fotografia ceduta su Flickr da Zumalakarregi Museoa sotto le seguenti condizioni)

Il Carlismo è stato un movimento politico nato S. XIX in opposizione al liberalismo. Mentre la nuova corrente politica liberale voleva scalzare i Borboni dal potere e cambiare il sistema politico e economico, i carlisti puntavano su un sistema più simile all’Antico Regime in cui la Chiesa e la Corona erano molto presenti. In sostanza, la loro ideologia si riassume nel motto “Dio, Patria, Re”. L’aspetto particolare di questo movimento fu la sua espansione ed evoluzione nel tempo, visto che perdurò fino alla fine della dittatura franchista. Inoltre, durante il S. XIX i vari tentativi dei suoi seguaci di conquistare il potere hanno provocato tre guerre civili.

Molte delle zone che oggi formano il Cammino di Santiago in Navarra furono scenario di battaglie durante queste tre guerre carliste, per questo è stato dedicato uno spazio allo studio e alla ricerca di questo movimento politico.

Tornando sulla calle Curtidores, proseguiamo percorrendola verso ovest e arriviamo alla Plaza de San Martín.. Lì si trova una bella fontana rinascimentale del S. XVI con alberi e panchine dove riposare ammirando i due monumenti che ci circondano: il palazzo dei Re di Navarra, proprio nella piazza e, all’altro lato, la chiesa di San Pedro.

estella, camino francés

Antica fotografia del Palazzo dei Re di Navarra (fotografia ceduta su Flickr da Batto0 sotto le seguenti condizioni)

Il palazzo dei Re di Navarra è molto importante perché è l’unica testimonianza che rimane in Navarra dell’architettura civile in stile romanico. Come abbiamo visto fino ad ora, tutto ciò che resta di questa corrente dei secoli XI-XIII si riduce a edifici religiosi. In questo caso però, possiamo vedere questo stile applicato ad una costruzione di carattere civile, anche se la funzionr originale di questo spazio non è chiara. Alcuni studiosi sostengono che si riunissero qui i franchi con potere decisionale per governare i differenti borghi dell’antica Estella. Altri sostengono invece che fosse una grande cantina e un granaio con una sala per il governatore del regno.

Independentemente dalla sua funzione originale, l’edificio spicca per il suo stato di conservazione. La sua facciata attuale si divide in tre elementi orizzontali con due torrioni. Il corpo centrale, con grandi vetrate, si appoggia su un’ampia galleria porticata. La parte superiore è un ampliamento del XVII secolo. Ad oggi ospita il il museo dell’artista Gustavo de Maetzu.

Di fronte a questa piazza, al piano superiore (ci sono scale e un ascensore per salire) si trova la chiesa più grande della città e uno dei principali punti d’attrazione del posto: la chiesa di San Pedro de la Rúa.

estella, camino francés

Vista dalla chiesa di San Pedro de la Rúa (fotografia ceduta su Flickr da Ignacio Gómez Cuesta sotto le seguenti condizionis)

Questo tempio occupava il centro della citta Medievale di Estella ed è notevole soprattutto il suo chiostro, riccamente decorato. Si trovava accanto all’antico castello, per questo la posizione in cima al pendio, in posizione di difesa. Di fatto, la torre ai piedi della chiesa conferisce all’insieme un aspetto militare. I suoi resti più antichi sono del S. XII e durante il Medio Evo fungeva da cimitero per i pellegrini.

Oltre ai resti del chiostro, è da notare il suo portico d’entrata. Come quello che abbiamo visto nella chiesa di San Roman a Cirauqui, le forme polilobate di questo porticato ci ricordano l’influenza dell’arte araba che durante il secolo XIII predominava nel sud della penisola Iberica.

camino francés, estella

Chiesa di San Pedro de la Rúa (fotografia ceduta su Flickr da Jose Antonio Gil Martínez sotto le seguenti condizione)

La salita alla chiesa vale la pena non solo per vedere l’insieme in sé, ma anche per il panorama che offre di Estella. Consigliamo di fermarsi sulle scale che scendono in piazza per godersi un piacevole tramonto con il paesaggio navarro sullo sfondo.

Riprendiamo le forze con del buon cibo e dei posti per riposare

Dopo tanto impegno nella tappa e tanti ambiti turistici siamo sicuri che avrete voglia di riposare e mangiare qualcosa di buono. Estella è un buon posto per questo, non a caso già nel secolo XII il monaco Aymeric avvisava nella sua guida del Cammino che si trattava di un posto di “buon pane, vino eccellente, molta carne e pesce e ogni sorta di gioia”.

Se vi piace il pesce, non potete perdervi il bacalao al ajorriero, con verdurine e pomodoro. Troverete anche trote cucinate in differenti modi. I carnivori avranno come piatto forte gli arrosti soprattutto di maialino (cercate il “gorrín” nei menù dei ristoranti) o di ogni tipo di cacciagione. Inoltre, come tutta la Comunità di Navarra, è da notare la buona qualità delle sue verdure.

I golosi devono sapere che ci sono molti negozi con ampia tradizione di pasticceria nella città. Sono famose soprattutto le paste sfoglie di Estella (“alpargatas”) e i bonbon di cioccolato.

Se preferite un’opzione più economica, potete comprare qualcosa da mangiare e godervi un picnic nel parco de los Llanos, sulla riva del fiume Ega. Lì c’è anche uno specchio d’acqua dove ci si può bagnare e si dice che le sue acque sono medicinali e che abbiano proprietà curative.

Non dimenticatevi però di riposare bene dopo questo giorno pieno di scoperte… Domani si cambia regione ci immergeremo nella zona vinicola di La Rioja!

TAPPA 2: DA RONCESVALLES A PAMPLONA – CAMMINO FRANCESE IN BICICLETTA

Distanza da Santiago: 753 km

Distanza di tappa: 48 km

Tempo stimato: 4-5 horas

Quota minima: 420 m

Quota massima: 962 m

Difficoltà della rotta: medio – alta

Luoghi di interesse:  Bizkarreta, Zubiri, Villaba, Pamplona

Itinerario su Google Maps:  Per vedere il percorso su Google Maps fare click qui

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Fare click sull’immagine per ingrandire

Dopo una prima tappa molto esigente a livello fisico, che però ci ha permesso di godere di paesaggi spettacolari, iniziamo la nostra seconda giornata in sella con una tappa dal profilo frastagliato ma più semplice.

Da Roncisvalle a Pamplona passeremo attraverso boschi di faggi, rovere e bossi; attraverseremo ponti medievali come il Ponte della Rabbia e il Ponte dei Banditi e ci godremo l’incanto di antichi villaggi come Zubiri e Villaba. Termineremo la giornata “per la porta grande”, come dicono i toreri, della prima grande città che visiteremo nel nostro pellegrinaggio: Pamplona.

Pamplona, Camino Francés

Pamplona vista dall’alto, con la Piazza del Castello al centro (fotografia ceduta da Unai Pascual Loyarte su Flickr sotto le seguenti condizioni)

Per andare da Roncisvalle a Pamplona in bicicletta si può seguire praticamente per tutto il tragitto il cammino originale che seguono anche i pellegrini a piedi. Per affrontarlo senza problemi, questo sì, è necessario dotarsi di una bicicletta da montagna adatta a terreni complessi. A livello fisico questa tappa non è impegnativa come la precedente, però ha un profilo altimetrico abbastanza accidentato e il terreno a volte non è molto stabile.

In generale, è una tappa più complessa dal punto di vista tecnico, anche se lo sforzo fisico sarà minore della tappa precedente. Se non avete in dotazione una buona bicicletta, se non siete abituati alle discese lungo pendii rocciosi o portate troppo peso nelle sacche, potete sempre deviare per alcuni tratti e percorrere la strada asfaltata.

Si può anche percorrere l’intera tappa seguendo la N135. Questa è una zona di tradizione ciclistica e gli automobilisti sono abituati a condividere la carreggiata con gente in bicicletta.

Nonostante spesso si desideri seguire per quanto possibile il sentiero originale, se pensate che vi sentirete più comodi abbandonandolo in alcuni punti, noi di Tournride vi consigliamo di farlo. Come abbiamo già detto precedentemente, si tratta di rendere il cammino un’esperienza gratificante, regolando le esigenze del cammino ai nostri tempi e alle circostanze specifiche.

PROFILO E PERCORSO GENERALE DELLA TAPPA

Vediamo ora in maniera generale il profilo della tappa Roncisvalle-Pamplona. Si tratta di farsi un’idea di ciò che ci aspetta in questo secondo giorno. 

Si inizia percorrendo i 2,7 km che separano il nostro punto di partenza da Burguete, la località più vicina. Si scende per un pendio dolce che attraversa il bosco della valle di Arga e si arriva a Espinal, dove c’è un camping che può servirci come punto di ristoro. Da lì affronteremo la nostra prima salita: arriveremo al Passo di Mezquiriz (960 m) superando una pendenza media del 4% durante 1,7 km.

mezkiriz

Veduta di Espinal dal Passo di Mezkiriz (fotografia ceduta da José Antonio Gil su Flickr sotto le seguenti condizioni)

Arrivando al Passo di Mezquiriz il sentiero originale incrocia la N135. Se decidiamo di proseguire senza prenderla, ci troveremo ad affrontare la prima discesa con difficoltà tecnica. Si scende con un pendio a tratti piuttosto accentuato che ci porterà fino ad un piccolo “salto” poco prima di arrivare a Bizkarreta. Da questo punto ci attende la salita più dura della giornata, fino al Passo di Erro. La diferencia de cota es de 120 metros. In cima si incrocia di nuovo la N135 e vi raccomandiamo di prenderla, se in un qualche momento nel corso della giornata non vi siete sentiti sicuri sul tracciato originale.

La discesa dal Passo di Erro è la pendenza più difficile, essendo molto ripida. Tiene Mantiene una media del 5%, ma il terreno non è per niente stabile e ci sono diversi salti. Scendendo per circa 4 km raggiungeremo Zubiri, dove si incontrano punti di sosta.

Da Zubiri ci rimangono circa 20 km di tappa, che percorreremo senza perdere di vista il fiume Arga. Il terreno cambierà a seconda del tratto. Cominceremo con una lieve salita del 2% su una pista che passerà da asfalto, a ghiaia a terra fino ad arrivare prima a Larrasoana e poi a Irotz. Passata Larrasoaña, a Akerreta, incontreremo una discesa breve ma ripida che richiederà un po’ di attenzione.

ZUBIRI

Percorso per Zubiri (fotografia ceduta da Malditofriki su Flickr sotto le seguenti condizioni)

Dopo aver passato Irotz arriveremo a Zabaldika, dove troveremo che il sentiero arriva ad una biforcazione:

– Proseguendo dritto andremo per il sentiero originale che, dopo una salita iniziale, ci porterà attraverso Arre e Villaba per arrivare a Pamplona.

– Prendendo a sinistra percorreremo una pista di cemento lungo una via che costeggia il fiume, molto piacevole, fino a Huarte e da lì andremo direttamente all’antico centro storico di Pamplona.

La seconda opzione è più comoda per i ciclisti, perché il terreno è più curato e rappresenta un finale di tappa tranquillo. Scegliendo l’opzione tradizionale passeremo per Villalba che, oltre ad essere la città natale di Miguel Induráin, è una bella cittadina.

villaba puente, camino francés

Ponte d’entrata a Villaba (fotografia ceduta da Javier Mendía García su Flickr sotto le seguenti condizioni)

Così che, in conclusione, in questa tappa abbiamo tre opzioni di percorso:

  1. Seguire il sentiero originale durante tutta la tappa, tenendo conto che incontreremo discese ripide e alcuni salti di forte pendenza. E’ il cammino che più richiede dal punto di vista fisico e tecnico, soprattutto perché il terreno non è molto stabile.
  2. Percorrere la tappa su la strada seguendo la N135, che oltre a farci risparmiare 5 km di pedalata ci permette di seguire un profilo meno accidentato e sempre su asfalto.
  3. Intercalare il sentiero originale con la N135. I due itinerari si incrociano in tutti i centri abitati della tappa oltre che sul Passo di Mezquiriz e sul Passo di Erro.

Se volete seguire il sentiero originale evitando i punti più difficili, vi consigliamo, dopo essere arrivati al Passo di Mezquiriz, di prendere la N135 fino a Zubiri e da lì prendere di nuovo il tracciato tradizionale. Se piove, vi raccomandiamo di scegliere la seconda o la terza opzione.

Riguardo a che opzione di cammino sia meglio prendere da Zabaldika per entrare a Pamplona, per i ciclisti normalmente è preferibile passare per Huarte. Il percorso è gradevole e molto meno accidentato. Anche se, da fans di Induráin, magari vorrete rendergli omaggio passando per il borgo che lo vide nascere.

paseo huarte entrada a pamplona

Sentiero di Huarte all’entrata di Pamplona (fotografia ceduta da Hans-Jakob Weinz su Flickr sotto le seguenti condizioni)

CONSIGLI PRACTICI

  • . La cosa migliore è arrivare fino a Pamplona in treno, aereo o autobus e, una volta arrivati in città, scegliere una delle seguenti opzioni:
  • Ir en autobús. Andare in autobus. I biglietti di comprano in biglietteria nella relativa stazione e costano circa 6€ (più altri 6€ per ogni bicicletta).
  • Andare in taxi. Prendendolo in centro a Pamplona, il prezzo medio è di circa 60€ fino a Roncisvalle (sabato e festivi, 10 o 15€ in più). Si può anche usufruire delservizio di condivisione taxi per pellegrini di una delle compagnie della città. Inserendo la vostra salita e l’orario, il sistema organizza il viaggio.
  • Nell’albergo di Roncisvalle si può riservare il posto preventivamente ma si deve pagare in anticipo con carta di credito o bonifico bancario. Riceverete tutte le informazioni scrivendo a info@alberguederoncesvalles.
  • nche se abbiamo avvisato che il profilo di questa tappa è accidentato, non vogliamo spaventarvi. Si può fare, con una buona bicicletta da montagna. Semplicemente, attenzione alla discesa dal Passo di Erro e alla rampa ripida che c’è tra Akerreta e Zuriáin.
  • La N135 ci permette di prendere facilmente la strada asfaltata in ogni momento, però crea anche situazioni pericolose, attenzione agli incroci tra sentiero e strada che richiedono precauzioni per evitare incidenti.
  • Durante questa tappa passeremo per molti centri abitati e troveremo quindi molti punti di ristoro in cui fermarci se arriviamo stanchi. Passare per le cittadine facilita anche l’approvvigionamento, ci imbatteremo in sufficienti fontane per far rifornimento d’acqua e negozi per comprare cibo.

PATRIMONIO NATURALE, STORICO E CULTURALE E ITINERARIO DETTAGLIATO

In questa seconda tappa attraverseremo due valli: la Valle di Erro tra i Passi di Mezkiriz e Erro e la Valle di Esteribar tra Zubiri e Pamplona. La configurazione del terreno e la climatologia della zona hanno permesso che tutta questa zona venisse popolata già da molti secoli. Di fatto, alcune delle località per cui passeremo sono state fondate nel medioevo e la loro crescita si deve al Cammino di Santiago.

arbol valle erro, camino francés

Albero nella Valle del Erro (fotografia ceduta da Jose María Miñarro su Flickr sotto le seguenti condizioni, modificata)

COMINCIAMO DA RONCISVALLE CON UNO

DEI MISTERI DEL CAMMINO…

Abbiamo già parlato qué ver  en Roncesvalles di cosa vedere a Roncisvalles, nella tappa precedente,in un breve percorso.Poco dopo aver lasciato la N135 troveremo il nostro primo punto di interesse: la “Croce dei pellegrini”. Insieme alla “Croce di Ferro” di León, è la più famosa del Cammino Francese e, nonostante si sappia perché stia lì, non si sa da chi o quando è stata fatta.

Questa croce si mette in relazione con molti personaggi leggendari e, nonostante la semplicità delle sue forme, molti pellegrini si fermano a lasciare un’offerta. La sua incisione primitiva è gotica (intorno al XIV secolo) e rappresenta Gesù sacrificato nella parte superiore e la Vergine con il Bambino nella parte inferiore. Le altre due figure sarebbero i due monarchi Sancho “Il Forte” e Clemencia, sua moglie.

Si sa chi ha collocato la croce in questo punto perché ci sono documenti che raccontano come nel 1880 il priore di Roncisvalle, che si chiamava Francisco Polit, ordinò di installarla in quel punto sfruttando resti di varie croci differenti. L’origine di questi resti è ciò che crea controversia: alcuni ritengono che siano resti della Croce di Roldán (Secolo XV) e altri che sia parte di un’incisione dei tempi di Carlomagno stesso (secolo VIII). Di certo, si dice nel Codice Calixtino che Carlomagno avesse fatto installare una croce sul Passo di Ibañeta, sui Pirenei, e può essere che con i suoi resti sia stata fatta la croce che ora vediamo uscendo da Roncisvalle.

PRIMA SALITA: DA BURGUETE AL PASSO DI MEZKIRIZ

Con questo mistero non risolto continuiamo il nostro percorso e arriviamo fino alla prima cittadina: Burguete. Il suo nome deriva dalla sua origine di “burgo” dipendente dall’ospedale dei pellegrini di Roncisvalle. Come patrimonio degno di nota bisogna citare la chiesa di San Nicola di Bari. Nonostante la gran parte di ciò che vediamo oggi sia del XX secolo, la facciata è barocca (secolo XVII). All’interno si trova una pala d’altare, ugualmente barocca, che vale la pena fermarsi ad ammirare.

hurguetee, camino francés

Pellegrini in bicicletta a Burguete (fotografia ceduta da Juan Pablo Olmo su Flickr sotto le seguenti condizioni)

Camino Francés, Burguete

Cammino da Burguete a Espinal (fotografia ceduta da José Antonio Gil su Flickr sotto le seguenti condizioni)

Espinal, un piccolo villaggio sulla strada. E’ circondato da un paesaggio talmente bello che persino Ernest Hemingway ne parlò nel suo libro “Fiesta” del 1926. Percorriamo la sua strada principale con case balconate e più di otto secoli di tradizione giacobina e qui vedremo la chiesa di San Bartolomeo. Da notare il suo tetto a punta con finestre ad abbaino. Questa zona in generale è famosa per la pesca della trota nel fiume Irati, così come per una gastronomia legata sui funghi (soprattutto in autunno).

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Villaggio di Espinal nel paesaggio verde (fotografia ceduta da Alex Bikfalvi su Flickr sotto le seguenti condizioni)

ESPINAL

Paesaggio di Espinal (fotografia ceduta da Alex Bikfalvi su Flickr sotto le seguenti condizioni) condizioni)

Uscendo da Espinal ci tocca affrontare la salita al Passo di Mezkiriz.. Arrivando in cima troveremo una stele di pietra. Sopra c’è un’incisione della Vergine con il Bambino: è chiamata la Vergine di Roncisvalle. L’inscrizione invita a pregare per la “regina” che aiuta a superare la difficile tappa montuosa dei Pirenei e permette di entrare nella “terra dei navarri, ricca di pane, latte e bestiame”, come la descrive il monaco Aymeric nella sua “guida” del XII secolo.

mezkiriz estela virgen

Stele della Vergine sul Passo di Mezkiriz (fotografia ceduta da José Antonio Gil su Flickr sotto le seguenti condizioni)

SCENDIAMO CON ATTENZIONE DAL PASSO DI MEZKIRIZ FINO A ZUBIRI

Scendendo dal Passo di Mezkiriz ci troveremo a Ureta e poi arriveremo a Bizkarreta. Questa cittadina fu fondata al principio del secolo XII con il nome di “biscaretum” ed era molto importante perché ospitava un grande ospedale di pellegrini. Roncisvalle la eclissò nel corso del tempo e del suo ospedale originale rimangono solo alcuni resti, che vedremo al lato del sentiero.

Oggi, il principale punto di interesse di Bizkarreta è la chiesa di San Pedro. Della sua struttura originale rimane solamente la facciata. E’ romanica, molto semplice. Seguendo le caratteristiche del suo stile, i muri sono grossi e la decorazione molto semplice. In questo caso, ciò che più risalta sono i tre archivolti che segnano l’arco della sua porta principale. La maggior parte degli altri elementi della chiesa sono successivi, del secolo XVIII.  

Prima di salire al Passo di Erro passiamo per Linzoáin. Questo piccolo e pittoresco villaggio offre come unico monumento degno di nota un’altra chiesa, quella di San Saturnino, anch’essa romanica e molto semplice. Ciò che lo rende speciale però è piuttosto la sua atmosfera tranquilla, la riva del fiume Erro e grandi case di allevatori. Si respira la tranquillità dei campi navarri.

casa en linzoain

Allevamento a Linzoain (fotografia ceduta da Alex Bikfalvi sotto le seguenti condizioni)

Dopo questo momento di serenità, è il momento di superare il Passo di Erro. Nel percorso incontreremo il monumento ad un pellegrino giapponese che morì durante il cammino. Dopo la discesa arriveremo a Zubiri, la capitale amministrativa della Valle di Esteribar e unico nucleo industrializzato, principalmente grazie alla sua grande fabbrica di lavorazione di magnesite. Il suo nome in Euskera significa “villaggio del ponte”, da zubi da zubi (ponte)iri (villaggio) e il noto “Ponte della Rabbia” è una delle sue grandi attrattive.

DA ZUBIRI A ZABALDIKA PER LARRASOAÑA: VIA CON I PONTI!  

Se siete stanchi, a Zubiri ci sono molti alberghi che possono servire come luogo di sosta della tappa.. Potete dormire in uno di questi e passare il giorno seguente a Pamplona, che si trova a poco più di 20 km. Se non volete fermarvi, per proseguire il cammino non c’è bisogno di entrare a Zubiri. Comunque, da Tournride vi raccomandiamo di approssimarvi all’entrata del villaggio per vedere il Ponte della Rabbia.

Puente de la rabia

Ponte della Rabbia a Zubiri (fotografia ceduta da José Antonio Gil su Flickr sotto le seguenti condizioni)

Questo ponte medievale attraversa il fiume Arga. Il suo nome deriva da un’antica tradizione, per cui i commercianti facevano girare intorno al suo pilone centrale i loro animali. Si credeva che questa colonna avesse il potere sovrannaturale di evitare la malattia della rabbia. Il ponte si sostiene su due grandi archi e i suoi piloni portano pile di grandi dimensioni che diminuiscono la pressione dell’acqua. Dal ponte, possiamo vedere i grandi campi di cereali, la coltivazione più importante della valle.

Zubiri, in origine, era costituita principalmente dal ponte e da una via che lo univa con la chiesa di Santo Stefano e l’ospedale di Santa Maddalena. Oggi, la chiesa è di nuova costruzione perché l’originale fu utilizzata come caserma militare durante le guerre Carliste del secolo XIX e finì per essere distrutta. L’ospedale si trovava accanto al ponte, ma nemmeno la sua conservazione è stata possibile.

ZUBIRI

Zubiri (fotografia ceduta da José Antonio Gil su Flickr sotto le seguenti condizioni)

Per continuare con il cammino torniamo sui nostri passi fino a Zubiri e, un chilometro più avanti, ci troveremo proprio di fronte alla fabbrica di magnesite.. La costeggiamo seguendo la strada fino ad arrivare all’uscita della zona industriale. Può essere che si debbano superare alcuni passaggi scendendo dalla bici. Un percorso in pietra ci porta fino a Illaratz, Ezkirotz (che nel secolo X aveva un monastero piuttosto importante) e finisce a Larrasoaña.

La principale attrattiva di Larrasoaña è il Ponte dei Banditi. Come quello della Rabbia, anche questo è medievale e incrocia il fiume Arga. Si chiama così perché in questo punto si trovavano di solito i ladri che assalivano i pellegrini.  

Larrasoaña puente de los bandidos

Ponte dei Banditi a Larrasoaña (fotografia ceduta da José Antonio Gil su Flickr sotto le seguenti condizioni)

Per proseguire fino a Akerreta non c’è bisogno di entrare a Larrasoaña, ma ancora una volta vi invitiamo a deviare di qualche centinaio di metri per vedere il ponte. Inoltre, il villaggio di Larrasoaña possiede molta tradizione Giacobina, ed è un esempio di sviluppo grazie al Cammino di Santiago. Nel secolo XII ricevette ciò che viene chiamato “il foro dei franchi”, una serie di leggi che dispensavano dalle imposte per invogliare gli stranieri impegnati nel pellegrinaggio a installarsi lungo il cammino. Questo tipo di villaggio è sempre configurato allo stesso modo: una grande via centrale, per cui passa il cammino, fiancheggiata per il resto da costruzioni. Bisogna tener conto che tutti gli stranieri che percorrevano il cammino erano chiamati “franchi” perché entravano dalla Francia, non perché fossero francesi.

Tras un corto ascenso, llegamos a Akerreta y desde allí atravesamos un denso bosque por una senda estrecha que va a la vera del río Arga. Así llegamos hasta Zuriáin. Dopo una breve salita, arriviamo a Akerreta e da lì attraversiamo un fitto bosco grazie ad una stretta strada che giunge alle rive del rio Arga. Così arriviamo fino a Zuriáin. In questo punto bisogna prendere la strada per un po’ e in seguito potremo decidere se deviare a sinistra per prendere un sentiero d’erba e passare per Iroz o se proseguire direttamente fino a Zabaldika. Iroz non ha nulla di notevole a livello artistico, ma il sentiero originale passa da lì.

TUTTE LE STRADE PORTANO A PAMPLONA: LA DECISIONE DI ZABALDIKA

Zabaldika è il punto in cui si divide la rotta, vicino ad un’area di sosta.

Se prendiamo verso Huarte a sinistra, dovremo percorrere un primo tratto di strada e sentiero e poi prenderemo un gradevole lungofiume attraverso il Parco della Tejeria. Dopo aver attraversato il Ponte della Maddalena entreremo a Pamplona.  

Puente de la Magdalena

Ponte della Maddalena, alla entrata di Pamplona (fotografia ceduta da José Antonio Gil su Flickr sotto le seguenti condizioni)

Questo ponte fu dichiarato Bene di Interesse Culturale e Monumento Storico Artistico. Fu costruito tra il secolo XII e il XV e il suo nome deriva dal quartiere in cui si trova, il quartiere della Maddalena. Su una riva c’è un elaborato crocifisso con un’immagine apostolica. Seguendo il sentiero arriviamo alle mura di Pamplona. Il profilo di tutto il tragitto è abbastanza pianeggiante e l’itinerario è di poco più lungo che il tracciato originale.

Se, al contrario, decideremo di andare dritto, prenderemo la via storica che passa per Arre e Villalba. Partiamo da una piccola salita che conduce ad un antico maniero, oggi in rovina. Continuando per la strada e il cammino erboso, incontreremo una circonvallazione. Possiamo evitarla passando per un tunnel sotterraneo.

Così arriviamo a Arre, dove un altro ponte ci permette di entrare nel villaggio. E’ un ponte medievale di 55 metri, più grande dei precedenti, che attraversa il fiume Ulzama e porta fino al convento della Trinità. Il fiume Ulzama sbocca nell’Arga e 9 ponti medievali lo attraversano. Questo, porta direttamente ad un complesso di alloggio e basilica per i pellegrini. Il complesso era un antico ospedale per pellegrini del XI secolo. All’interno della chiesa, dedicata alla Santissima Trinità, si trova una pala d’altare neoromanica del XIX secolo. E’ tutto gestito da una confraternita dell’ordine dei Maristi.

Trinidad de arre


Trinità di Arre (fotografia ceduta da José Antonio Gil su Flickr sotto le seguenti condizioni)

Molto vicino ad Arre vediamo Villaba, e questo significa che ci restano solo 4 Km per arrivare a Pamplona. Villaba fu fondata nel secolo XII su mandato reale. La sua vicinanza a Pamplona e il miglioramento delle comunicazioni durante il XX secolo con la costruzione della ferrovia elettrica ha fatto sì che si collegasse all’espansione urbana della città. La sua via principale è la via del sentiero giacobino. In una rotonda è stata installata una scultura come monumento in onore di Miguel Induráin, che nacque in questa cittadina nel 1964. Si tratta di una figura metallica del ciclista mentre percorre in salita un rettilineo del percorso.

E, FINALMENTE… PAMPLONA!

Usciamo da Villaba e arriviamo al nostro fine tappa: Pamplona. Conosciuta a livello internazionale per la festa di San Firmino, è una città che ha molto da offrire. Dopo aver messo il timbro alla nostra credenziale e aver riposato un po’ in albergo, non possiamo perdere l’opportunità di percorrerla e di provare alcuni dei suoi deliziosi “pintxos”.

UN GIRO PER PAMPLONA

Noi di Tournride vogliamo che sfruttiate al massimo il vostro pellegrinaggio. Visto che sappiamo che a volte è complicato arrivare alle città e riuscire a trovare il tempo per informarsi su cosa vedere, abbiamo deciso di proponervi un giro per ogni fine tappa.

A Pamplona, una delle città più grandi in cui ci fermeremo fino a Santiago, c’è molto da vedere e da fare. Noi abbiamo disegnato un tour di 50 minuti, che abbiamo indicato in questa mappain cui si visita tutto ciò che di rilevante offre la città. Se ritenete che sia troppo lungo, vi consigliamo di non camminare fino alla Cittadella e di rimanere più vicino alla zona dei monumenti.

Pamplona dal monte Ezkaba

Per iniziare, un poco di Storia…

Pamplona è stata abitata per migliaia di anni. Di fatto sono stati trovati utensili e menhir nel sottosuolo datati più di 75 000 anni fa! Questo territorio ricco di storia è stato condizionato, soprattutto dal IX secolo, da tre fattori principali:

  • I differenti “fori” (leggi o ordini specifici) che ha avuto la città e che portarono molto potere al clero rispetto al potere temporale.
  • La sua condizione di punto di accoglienza di immigranti o “franchi” che crearono i propri villaggi fin dal secolo XI.
  • La sua posizione strategica su un passo vicino alla frontiera con la Francia. Dal momento in cui Pamplona diventa parte della Corona di Castilla nel secolo XV, sarà un punto di difesa importante in tutte le guerre che si faranno con il paese vicino.

In realtà, ciò che oggi conosciamo come Pamplona è l’unione di tre villagi o città differenti. Il primo nucleo, che oggi sarebbe la parte dove si trova la cattedrale (la più alta della città) era abitato da secoli prima dell’arrivo dei romani nell’anno 75 a.C. I suoi abitanti erano i “Vasconi”. Quando i romani videro la posizione di quel centro, elevato sopra la valle e circondato dal fiume Arga, lo conquistarono e lo trasformarono in un punto strategico dell’impero. Lo urbanizzarono e lo usarono come nodo di comunicazione tra la Penisola e l’Europa.

AEREA PAMPLONA

Con la caduta dell’impero arrivano i visigoti e in seguito i musulmani. Nella guerra per cacciare il conquistatore arabo, il clero aiuta in modo decisivo. Come ringraziamento, il re decide di dare alla chiesa della città dei poteri speciali e le conferisce una condizione di autonomia particolare. Si forma il “regno di Pamplona”, retto da un ordinamento in cui il vescovo è il signore della città e la cattedrale il suo punto nevralgico.

Anche se questo nucleo continua ad essere molto importante, nel secolo XI arrivano sul territorio i “franchi”, immigrati che fondano una cittadina lì vicino . e si dedicano al commercio Nel secolo XII arriva una nuova ondata di migranti chiamati “navarri” e anch’essi fondano il loro borgo: la “navarrería”.

casco viejo pamplona, camino francés

Navarreria al giorno d’oggi (fotografia ceduta da Mario Sánchez Prada su Flickr sotto le seguenti condizioni)

Nel corso dei secoli successivi ogni villaggio si circonda di mura e tra essi si creano tensioni, scatenando scontri che finiscono quando il re Carlo III li riunisce in un unico soggetto nel corso dell’anno 1423.

A quel punto si può dire che nasce Pamplona, come l’intendiamo oggi. Nel XVI secolo diventa parte della Corona di Castiglia. Siccome la città è molto vicina al confine con la Francia e durante quel secolo ci sono molti scontri tra le due corone, Pamplona dev’essere fortificata. Viene costruita una cittadella, uno dei migliori esempi di architettura militare del Rinascimento in Europa. Oggi è molto ben conservata ed ospita un grande parco che merita una visita.

ciudadela pamplona

Mura della cittadella (fotografia ceduta da Isumelzo su Flickr sotto le seguenti condizioni)

Así llegamos al S. XVIII.Così arriviamo al S. XVIII. Il ruolo della Chiesa e la sua situazione strategica militare e commerciale creò un composizione sociale particolare. Anche se era normale che la maggior parte della popolazione fossero contadini o artigiani, a Pamplona c’era un’alta percentuale di alti clerici e aristocratici; per questo diventò una città molto tradizionale. Pertanto, in quel secolo si decise di “modernizzare” la città: viene urbanizzata, dotata di servizi quali gli impianti fognari comunali e gli edifici principali vengono rinnovati. Per esempio, in questo secolo la facciata della cattedrale fu ristrutturata, ed è quindi di stile neoclassico.

Tutto questo processo viene interrotto quando nel secolo XIX Napoleone conquistò la città. Dopo la Guerra d’Indipendenza che libera la penisola dal conquistatore francese, si scatena una lotta per il potere tra liberali e carlisti. I liberali sostenevano la creazione di un governo centrale che avrebbe controllato l’intero territorio spagnolo, senza distinzione, mentre i carlisti erano più tradizionali e volevano mantenere il regime di privilegi speciali della Navarra.

pamplona monumento a los fueros?Mario Sánchez prada

Monumento alle leggi autonome (fotografia ceduta da Mario Sánchez Prada su Flickr sotto le seguenti condizioni)

A Pamplona i negoziati tra le due parti per la formazione di un governo finirono per conferire alla città in particolare e alla Navarra in generale una Costituzione di autogoverno speciale in alcuni aspetti. Di fatto, alla fine del diciannovesimo secolo, si è tentato di abolire questi privilegi, ma un grande movimento sociale lo ha impedito. In onore di questa manifestazione è stato eretto il Monumento ai Fori nel Paseo de Sarasate.

Da quel momento al giorno d’oggi, la città non ha smesso di crescere. Ci sono stati ampliamenti successivi e sono stati costruiti molti muri che, come eredità di quella divisione in tre villaggi, continuavano a separare i quartieri.

Oggi è una città molto moderna, con grandi estensioni di zone verdi e una gran quantità di avvenimenti culturali. Avete voglia di conoscerla?

A piedi per un giorno per Pamplona: come veri “pamplonicos” come veri “pamplonicos”

Tournride vi propone un un percorso di un giorno per Pamplona perché possiate farvi un’idea generale del posto, visto che sappiamo bene che sicuramente dovrete proseguire pedalando verso Santiago il giorno dopo. Ad ogni modo, Pamplona è una delle principali fermate del Cammino Francese e se ne avete la possibilità non vi pentirete di allungare un po’ la sosta e dedicare alcuni giorni a questa bella cittadina.. Più avanti vi forniremo per questo un programma addizionale.

Se arrivate prima di mangiare, potete ricaricare le batterie in uno dei locali che offrono menu del giorno (con eccezionale rapporto qualità prezzo) vicino al municipio. Poi, iniziamo il pomeriggio visitando alcuni dei luoghi più famosi di Pamplona, che sono parte del percorso della corsa di San Firmino.

PAMPLONA MONUMENTO

Monumento ai San Firmini a Pamplona

Iniziamo da Plaza Consistorial. Si tratta di un luogo importante per la città perché il sito scelto per la sede del municipio è molto simbolico: è il luogo in cui si univano i tre “distretti”, che si sono fusi per creare Pamplona nel 1423. Nonostante ciò, il municipio non è di quel secolo. Risale a quando la città è stata modernizzata nel S. XVII e XVIII e quindi è tardo barocco e neoclassico.

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Plaza Consistorial di Pamplona (fotografia ceduta da Total13 su Flickr sotto le seguenti condizioni)

Questa piazza è ben nota perché ospita due dei momenti più importanti della festa di San Firmino. Da essa parte il “forte scoppio” che inizia i festeggiamenti il 6 luglio, e qui si canta anche il “povero me” che mette fine alle celebrazioni. Alla mezzanotte del 14 luglio una folla si raduna in piazza con in mano una candela e cantare una canzone che dice “povero me, povero me; che è terminata la festa di San Firmino”.

Da Plaza Consistorial proseguiamo per calle Mercaderes e da lì giriamo per la via pedonale Estafeta. L’angolo di incontro delle due vie è uno dei punti più famosi della corsa dei tori. Già nell’Estafeta, verso la metà della via, a destra, vedremo delle piccole scale. Salendole usciremo dal percorso che seguono i tori e si aprirà davanti a noi la gran Piazza del Castello.

pamplona camino francés

Piazza del Castello a Pamplona (fotografia ceduta da Batto su Flickr sotto le seguenti condizioni)

Esta plaza es el centro neurálgico de la ciudad. Antiguamente había un castillo cerca, de ahí su nombre. Antes las corridas de toros se hacían en esta plaza, como en muchas otras ciudades de España que no tenían plaza de toros. Se cercaba con un “curro” de madera y se cubría el suelo de arena. Hoy en día, tiene espacios ajardinados y muchas cafeterías en sus soportales.

Questa piazza è il centro nevralgico della città. Anticamente era accanto ad un castello, da qui il suo nome. Inizialmente le corride dei tori si tenevano in questa piazza, come in tante altre città che non disponevano di un’arena. Si circondava con un “curro” (recinto) di legno e si copriva il suolo di terra. Oggi, nei suoi portici ospita spazi verdi e molte caffetterie.
In un angolo della piazza, possiamo vedere il Paseo de Sarasate. Lì si trova la chiesa di San Nicola,
, una delle più grandi delle molte che adornano la città. Originariamente San Nicola era uno dei tre distretti che costituivano Pamplona. La chiesa che vediamo oggi si presenta esteriormente come una fortezza, perché pensata come un luogo di difesa, visti i numerosi scontri verificatisi con gli altri due distretti. Di fatto, la torre è in realtà una torre di guardia.

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Antica fotografia della chiesa di San Nicola (ceduta da Batto su Flickr sotto le seguenti condizioni)

Questo aspetto esteriore da fortezza contrasta con l’interno: delle belle cupole gotiche con incisioni molto fini, da ammirare per la loro altezza. Inoltre, consigliamo di fermarsi ad ammirare l’organo. E’ in stile barocco ed è il più importante della città.

Si prosegue lungo il Paseo de Sarasate, e al termine giriamo a destra per prendere la Taconera. Lì incontriamo il Parco della Taconera, il Baluarte, uno dei luoghi verdi più speciali di Pamplona. Nel vecchio fossato delle mura si vedono moltissimi animali: cervi, anatre, pavoni …. Vivono in semi-libertà, circondati da un bellissimo parco con diverse specie di alberi. Una vera e propria oasi di pace. Infatti, se non si desidera mangiare in una struttura d’accoglienza turistica, Tournride vi consiglia di sedervi su una delle panchine del parco o sul soffice prato all’ombra di un albero per fare un picnic. Poi potrete prendere un caffè al Caffè Viennese, un tranquillo punto d’incontro intellettuale e bohemien a Pamplona.

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Foto aerea di parte della cittadella (fotografia ceduta dall’Ayuntamiento di Pamplona ).

Lasciando la Taconera entreremo nella cittadella. Questo antico forte militare è oggi un parco di 280 000 metri quadrati ricco di attrazioni: sculture, sale espositive, più di 30 specie arboree, aree di intrattenimento per bambini … E’ importante sapere che è vietato entrare con qualsiasi tipo di veicolo (comprese le biciclette ) ed è aperto solo durante il giorno.

Progettato nel Rinascimento, periodo in cui l’Italia sperimentò un grande momento culturale e intellettuale, questa fortificazione è stata progettata da un ingegnere militare del paese vicino: Giacomo Palearo. Ne aveva già realizzato uno simile ad Anversa. Dispone di 5 bastioni che gli conferiscono una forma simile ad una stella, anche se due di loro sono scomparsi. Era circondato da fossati, che oggi sono aree verdi, dove c’erano i ponti levatoi.

Tornando sui nostri passi lasciamo la Taconera sulla sinistra e imbocchiamo la strada maggiore, dove all’entrata vedremo la chiesa di San Lorenzo. Lì si trova la cappella di San Firmino, patrono della città. La festa in suo onore è stata fatta coincidere con una “fiera franca” in epoca medievale, vale a dire, una fiera di commercianti con alcune esenzioni fiscali. Dato che buona parte di ciò che si vendeva era bestiame, si facevano corride e corse di tori. E’ diventato festa patronale e dal 1950 è sempre più famosa, fino a diventare la festa internazionale che è oggi.

Seguiamo la strada principale e torniamo alla Plaza Consistoral. Prendendo di nuovo la calle Mercaderes, proseguiamo dritto e arriviamo direttamente alla cattedrale dove, se non lo avete già fatto, è possibile far timbrare la credenziale.

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Facciata della cattedrale di Santa Maria la Reale

La Cattedrale di S. Maria la Reale è stata costruita per lo più nel S. XIV e XV. Prima c’era un’altra chiesa, ma è stata abbattuta per costruire questo grande e sobrio tempio con grandi finestre ogivali (archi a sesto acuto). Ma ciò che davvero non ci possiamo perdere è il suo chiostro. Si tratta di uno dei migliori esempi di gotico d’Europa e i suoi archi in pietra con trafori finissimi stupiscono tutti i visitatori. La cattedrale ha un orario e si deve pagare per entrare, anche se ci sono sconti per i pellegrini. Per accedere a queste informazioni si può visitare la pagina della cattedrale. 

Lasciando la cattedrale prendiamo strada della Navarrería, antico borgo dei navarros immigrati, e alla fine giriamo a destra in Calle del Carmen. Alla fine, al Portal de France, giriamo di nuovo a destra e arriviamo al Rincon del Caballo Blanco.. Qui c’è una splendida vista della parte bassa della città ed è il luogo perfetto per concludere una giornata piena di scoperte. Ci sono diversi bar e ristoranti con terrazze dove si può prendere qualcosa da bere o mangiare.

PAMPLONA CABALLO BLANCO, camino francés

Rincón del Caballo Blanco a Pamplona

Se non trovate posto o non volete terminare la giornata qui, si può tornare indietro verso il centro del nucleo storico. Nelle vie Estafeta, Mercaderes e Zapatería, adiacenti alla Plaza del Castillo, si possono degustare i famosi “pintxos” della città. Alta cucina ad un ottimo prezzo. Se volete provare diversi spiedini in diversi bar, ma non volete bere troppo, potete ordinare un “zurito” in ciascuno di essi. Sarebbe come ordinare un “corto” (una birra piccola) in Navarra.

Tutto questo percorso dura solamente 50 minuti a piedi, più ovviamente il tempo che si decide di dedicare ad ogni luogo che visitiamo. Una piccola passeggiata ricca di storia, parchi e buon cibo.  Forza, lasciate la bici e a camminare!

Qualche giorno a Pamplona: Che altro vedere e fare?

Naturalmente, il giro che abbiamo proposto nel paragrafo precedente si può suddividere e realizzare con più calma. Oltre a ciò che abbiamo già descritto, elenchiamo qui alcune delle altre attrazioni che offre la città:

  • Continuiamo a conoscere un po’ di più la tradizione della corrida visitando altri luoghi mitici della città: La plaza de toros, costruita agli inizi del XX secolo che è la quarta più grande del mondo o il Monumento al Encierro (la corsa dei tori). Si tratta di una grande scultura in bronzo che rappresenta perfettamente il movimento e il dinamismo di un encierro, una vera e propria opera d’arte. La possiamo vedere sulla Avenida de Roncisvalle con il Paseo de Carlos III.
  • Visitare le grandi collezioni d’arte. In città ci sono due musei principali:
  1. Il Museo di Navarra. Dalle sculture dell’antica facciata della cattedrale fino ai quadri del Goya, tutto riunito sotto lo stesso tetto. Maggiori informazioni, tariffe e orari quì.
  2. Il Museo dell’Università della Navarra. Un moderno edificio ospita una preziosa collezione d’arte contemporanea, realizzata a partire dall’eredità di una collezionista privata che riunì più di 100 opere di artisti come Picasso, Chillida, Rothko o Kandinsky. A questo si sono andate aggiungendo altre collezioni cedute o private. Se vi piace l’arte, qui troverete uno spazio in cui vi sentirete come a casa.
  • Percorrere la parte fortificata della città che ci manca. Pamplona è un esempio bellissimo di città fortificata e l’attenzione con cui le mura sono mantenute permette di godersi lunghe passeggiate. Se volete imparare qualcosa in più su questo tema potete visitare il Fortino di San Bartolomé, un antico forte che oggi ospita il Centro di Interpretazione delle Fortificazioni di Pamplona. E’ uno spazio divulgativo e il suo obiettivo è molto didattico, non c’è bisogno di una guida. Per maggiori informazioni visitare la loro pagina web.

Oltre a tutti questi piani, Tournride vi consiglia semplicemente quanto segue: godetevi l’alta qualità della gastronomia navarra e rilassatevi nei molti angoli tranquilli di Pamplona. Manca ancora molto per Santiago, ve lo meritate!

TAPPA 1: DA SAINT-JEAN PIED DE PORT A RONCISVALLE – CAMMINO FRANCESE IN BICICLETTA

Distanza a Santiago: 785 km

Distanza in tappa: 26 km per la Rotta dei Porti di Cize / 28 km per la Rotta di Valcarlos

Tempo stimato: 4-5 ore

Quota minima: 165 233 m a Saint Jean Pied de Port

Quota massima: 1480 m al Passo di Lepoeder per la Rotta dei Porti di Cize / 1057 m al Passo di Ibañeta per la Rotta di Valcarlos

Difficoltà della via: Elevata / Molto elevata

Luoghi di interesse: Saint Jean Pied de Port, Passo di Ibañeta, Roncisvalle

Itinerarios en Google Maps: Per verdere il percorso su Google Maps fare click qui

Ruta y perfil etapa 1, Saint Jean-Roncesvalles

Fare click sulla mappa per ingrandire

In questa prima tappa ci troveremo ad affrontare quello che può essere il tratto più duro di tutto il percorso, ma che ripaga con alcuni dei panorami più spettacolari del Cammino.  Attraverseremo i Pirenei, uno straordinario paesaggio ricco di storia, in una tappa in cui arriveremo quasi a superare i 1250 metri di dislivello.

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PROFILO E PERCORSO GENERALE DELLA TAPPA

Per questa prima tappa ci sono due opzioni di itinerario::

  1. Scegliere la via tradizionale che percorrono i pellegrini a piedi, chiamata “Rotta dei Porti di Cize” o “Rotta di Napoleone”. (in rosso nella mappa della tappa).
  2. Evitare questa via e optare per percorrere un tratto di strada, seguendo la D933 e la N135. Questa via è conosciuta come “Rotta di Valcarlos”, dato che passa per questa località. (in azzurro nella mappa della tappa).

Gli aspetti da prendere in considerazione per scegliere l’uno o l’altro itinerario sono soprattutto il tempo, la nostra forma fisica e il mese dell’anno in cui intraprendiamo il pellegrinaggio.

A causa degli incidenti da montagna in cui sono incorsi alcuni pellegrini durante l’inverno, percorrendo la via tradizionale, per disinformazione o per eccessiva fiducia, il transito per la Rotta dei Porti di Cize tra il 1 di novembre e il 31 di marzo è proibito.. Se intraprendiamo il Cammino durante questi mesi, dobbiamo obbligatoriamente scegliere il percorso stradale.

Se prendiamo la Rotta dei Porti di Cize…

Nonostante la sua difficoltà, la Rotta dei Porti di Cize è la più spettacolare, e lo sforzo di completarla vale veramente la pena. Potrà far fronte a questo percorso chi gode di una forma fisica relativamente buona. Può succedere che in alcuni momenti sia necessario scendere dalla bicicletta e spingerla, ma sarà più una questione di tranquillità che non una lotta contro la stanchezza. In questo percorso il peso delle bisacce laterali si farà sentire, alcuni tratti saranno duri affrontare con più di dieci kg di carico.

Se anche siamo nei mesi consentiti, se fa brutto tempo, se piove, nevica o il vento è molto forte o è nuvoloso, meglio non prendere la via tradizionale. Con il maltempo può essere molto pericolosa, la pioggia rende fangoso il terreno e con molto vento la fatica della salita si moltiplica. Se è molto nuvoloso non avremo nessuna ricompensa dal punto di vista panoramico e, quindi, non avrà molto senso passare per i Porti di Cize.

La forma generale del profilo della tappa per la Rotta dei Porti di Cize è piuttosto accidentata. accidentata. Come già abbiamo detto, si sale quasi di 1250 metri in totale. Bisogna tener conto, inoltre, che il dislivello principale si incontra appena si esce da Saint-Jean, dove si sale con una pendenza quasi del 13% per un po’ più di 4 km. Nonostante sia quasi all’inizio del vostro percorso, non esitate a scendere dalla bicicletta se è necessario, per evitare di stancarvi e di incontrare problemi ad affrontare il resto della tappa. Piuttosto, ricordate che intraprendere il cammino con biciclette elettriche è sempre una buona opzione e può essere d’aiuto in momenti come questi.

Una volta arrivati al punto panoramico di Arbola Azpian la pendenza diventa più dolce e continuerà così fino alla quota massima della tappa, il Passo di Lepoeder (1480 m.). A partire da questo punto inizia la discesa fino a Roncisvalle, molto piacevole, anche se non bisogna abbassare la guardia e rilassarsi, dato che comporta comunque una certa difficoltà tecnica.

Se decidiamo per la Rotta di Valcarlos…

La rotta su strada è meno spettacolare ma è scelta obbligata in caso di condizioni metereologiche avverse, ed è la meno dura. Per chi si trova in una forma fisica non tanto buona, questa può essere l’opzione migliore. La via segue il percorso della strada nazionale D933 fino a Arnéguy, qui si attraversa la frontiera con la Francia e si entra in Spagna per la N135. Si passa per Valcarlos e si continua fino al mitico Passo di Ibañeta (1057 m.).

D’altro canto, il profilo di tappa per la Rotta di Valcarlos è più dolce rispetto alla via tradizionale, in totale si supera un dislivello di meno di 900 metri.

Uscendo da Saint-Jean Pied de Port si prenderà la D933 e per i primi otto km il dislivello da superare sarà solo di circa 200 metri. Arrivando a Arnéguy, dove si attraversa la frontiera franco-spagnola, la D933 diventa la N135 e la pendenza diventerà sempre più accentuata man mano che ci si avvicina al Passo di Ibañeta, quota massima di questo percorso con 1057 m. La pendenza generale in questo tratto sarà di circa il 6%. Su questa strada bisogna fare attenzione al traffico di auto e/o camion. E’ una strada di scorrimento e bisogna sempre prendere le precauzioni del caso, indossando il giubbotto catarifrangente o le luci, se necessario.Saliendo de Saint-Jean Pied de Port cogeremos la carretera D-933 y durante los primeros ocho kilómetros el desnivel a superar será de cerca de 200 metros.

Varianti di rotta

Una terza opzione di tragitto può essere di unire entrambe le rotte. Possiamo prendere la Rotta dei Porti di Cize e arrivare al Collado Leopeder, prendere una deviazione che ci porterà direttamente al Passo di Ibañeta, dove continueremo per la N135 fino ad arrivare a Roncisvalle. La mappa della rotta indica questa unione in giallo. 

Per i ciclisti esperti che arrivando a Roncisvalle si sentano ancora in forze, o se non si trova posto per dormire, si può continuare fino a Zubiri. Sono circa 22 km in più da percorrere, ma è un percorso tutto in discesa e abbastanza gradevole. Se a Roncisvalle non ci sono posti disponibili, chi non se la sente di arrivare fino a Zubiri, può fermarsi in punti intermedi in cui si può pernottare, come per esempio i campeggi a Burguete (che si trovano a soli 3 km da Roncisvalle).

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CONSIGLI PRATICI

  • Si dice sempre che “l’inizio è duro” e questa tappa è un chiaro esempio. Se decidete di percorrerla, vi regalerà un’esperienza incredibile e un’importante connessione con la natura, però dovrete affrontarla con calma e ascoltare il vostro corpo.. Se in qualunque momento sentiste di dovervi fermare e spingere la bicicletta, fatelo.
  • Non dimenticatevi che dal 2015 è proibito percorrere la Rotta tradizionale dei Porti di Cize tra l’1 di novembre e il 31 di marzo.
  • Dato che la Rotta dei Porti di Cize non passa praticamente per nessun centro abitato, è stato abilitato un rifugio per pernottare in caso di emergenza. Si chiama rifugio Izandorre e si trova a Lepoeder. Dentro ci si trova anche un sistema di comunicazione che gode sempre di copertura (rete TETRA) e che mette in contatto con il 112 semplicemente pigiando un bottone.
  • Portare acqua e cibo per tutta la via, soprattutto se si percorre la rotta tradizionale. A volte le fonti lungo il percorso non danno acqua.
  • ipetiamo sempre che è necessario trovare il giusto equilibrio tra il peso delle sacche laterali e ciò che abbiamo bisogno di portare con noi. Può darsi che, visto che è la prima tappa, abbiate pensato di non portare alcune cose e prenderle quando ce ne sarà bisogno. Se prendete la Rotta dei Porti di Cize è opportuno che consideriate molto bene la possibilità di portare adeguate provviste, sia in termini di cibo e bevande, sia abiti caldi e attrezzi, nel caso ci sia bisogno di sistemare qualcosa della vostra bicicletta. Se avete affittato la bicicletta da Tournride, avrete assicurazione di assistenza che vi potrà aiutare a riparare la vostra bicicletta, così come avrete a disposizione nelle sacche affittate un kit di attrezzi di base.
  • Se iniziate il cammino a Saint-Jean, potete ottenere la credenziale di pellegrino y conseguir el primer sello en la oficina de atención al peregrino (número 39 de la Rue de la Citadelle). e il primo timbro nell’ufficio di attenzione al pellegrino (n. 39 di Rue de la Citadelle). Questo documento diventerà il vostro “passaporto” di pellegrino e vi permetterà di accreditare la distanza percorsa quando arriverete alla “compostela” di Santiago.
  • Punti di segnalazione confusi durante il percorso:
  1. Per uscire da Saint-Jean Pied de Port bisogna percorrere la Rue d’Espagne, qualunque sia la rotta che decidete di prendere. Arrivati alla fine della strada troverete un segnale che indica la Rotta dei Porti di Cize, affisso insieme al simbolo della conchiglia (è scritto in francese e recita Chamin de Saint Jacques de Compostelle). Se volete andare per la Rotta de Valcarlos, ignorate questo segnale e continuate diritto fino ad incontrare un cartello giallo che, indicando a destra, segnala il percorso per Arnéguy e Valcarlos.
  2. Durante la Rotta dei Porti di Cize bisogna prestare attenzione quando si attraversa la frontiera spagnola. Da Saint-Jean Pied de Port potremo seguire la strada secondaria D428 ma, arrivati a quel punto dovremo abbandonarla e percorrere un po’ meno di due km su un sentiero erboso. La deviazione è indicata con un cartello di legno che indica a destra, accanto alla strada. Tra l’erba, qualche metro più avanti, c’è una croce di legno con fiori e offerte intorno, che può fare da punto di riferimento. Si chiama Croce di Thibault. Nella mappa della tappa indichiamo questo punto confuso come “Col de Bentarte”.

In Spagna, ora, il governo della Navarra ha migliorato molto la segnaletica installando una serie di post numerati che servono come riferimento per essere sempre sicuri di essere sulla strada corretta.

  • Per arrivare a Saint-Jean e iniziare da lì il cammino, ci sono diverse possibilità:
  1. Prendere un autobus da Pamplona a Saint-Jean Pied de Port. Non c’è tutto l’anno, generalmente solo fino ad ottobre. Accertatevene prima di partire consultando la pagina di Alsa. Il costo medio è di 20-22€ e a seconda del mese ci sono 2 o 4 corse giornaliere.
  2. Prendere un autobus da Pamplona a Roncisvalle (Alsa o Conda, dalla pagina di Movelia). Arrivati a Roncisvalle potete trovare qualcuno con cui condividere un taxi fino a Saint-Jean. La zona di attesa taxi è proprio alla fermata del bus.
  3. Potete arrivare a qualunque località vicina in Francia o in Spagna e da lì cercare in siti come BlaBlaCaro BlaBlaCar o forum del Cammino di Santiago per arrivare fino a Saint-Jean.
  • E’ meglio sapere che a Roncisvalle non ci sono bancomat, mentre a Saint-Jean ce ne sono diversi. Visto però che a Saint-Jean potrebbero addebitarvi dei costi extra per prelevare denaro dall’estero, vi consigliamo di portare con voi il denaro di cui avrete bisogno per pernottare a Saint-Jean e il giorno dopo a Roncisvalle. Incontrerete il primo bancomat uscendo da Roncisvalle, a Burguete.

ITINERARIO e PATRIMONIO

Come già detto in altre occasioni, il Cammino Francese è storia viva e in continua trasformazione, un racconto millenario scolpito nella pietra. Durante il percorso rimarremo a bocca aperta per le sue grandi costruzioni medievali e moderne. In questa prima tappa però avremo l’opportunità di immergerci in un paesaggio naturale tanto immenso che ci farà dimenticare, almeno per una giornata, le grandi conquiste dell’Umanità, facendoci invece apprezzare la grandiosità della natura.

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I Pirenei: natura, mitologia e importante frontiera storica

Attraverseremo i Pirenei, una catena montuosa di 415 km di lunghezza che separa naturalmente Francia e Spagna. I nomi di alcune delle sue vette superiori a 3000 metri ci ricordano la sua magnificenza e anche la sua pericolosità: il Monte Perduto o il Picco Maledetto, che perdono per poco il primato d’altezza contro l’Aneto (3404 m di altitudine).

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Tutte le spiegazioni etimologiche del nome “Pirenei” risalgono ai tempi antichi. Per alcuni il nome alla catena montuosa fu attribuito in ricordo della storia d’amore tragico di Pyrene, una ragazza che si innamorò di Ercole. La leggenda racconta che Ercole la abbandonò proprio qui e lei, pazza d’amore, cercò di inseguirlo, ma fu divorata da animali selvatici. Quando Ercole sentì le sue grida e tornò indietro per tentare di soccorrerla, era già troppo tardi. Addolorato e sentendosi colpevole, le costruì un grandioso mausoleo ammassando rocce fino a formare l’enorme catena montuosa che oggi chiamiamo Pirenei.

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Pittura di Nestor Martín-Fernández de la Torre, “Hércules amasando entre las llamas el túmulo de Pirene” (1909)

Altre spiegazioni mettono in relazione la parola “Pirenei” con pyros, “fuoco” in greco. Storici greci come Strabone parlano di un incendio tanto esteso che fuse persino le miniere d’oro e argento sotterranee, causato dalla rotazione delle colture di alcuni contadini. Si potrebbe mettere riferire anche ad un’altra storia mitologica di Pyrene. Questa versione racconta che Pyrene partorì un serpente appena prima di morire e che quando misero il suo corpo su una pira si formò un incendio tanto immenso che chi lo vide chiamò queste montagne di fuoco “pirenei”.

I Pirenei hanno costituito fin dai tempi antichi un importante confine naturale che ha influenzato l’avanzamento e l’arretramento delle conquiste e delle civiltà. La via che oggi seguono i pellegrini, che abbiamo chiamato Rotta dei Porti di Cize, si trova su un’antica strada romana: la Via Trajana, univa Astorga con Burdeos.

Questo stesso sentiero fu utilizzato dagli arabi quando nel secolo VII, dopo aver conquistato la penisola Iberica, attraversarono i Pirenei per tentare di fare lo stesso nel resto d’Europa. Dopo aver perso contro Carlo Martello nella Battaglia di Poitiers nell’anno 732 d.C., dovettero ripiegare e i Pirenei fecero da frontiera naturale tra le due parti. Lì Carlo Magno pose la “Marca di Spagna”, la frontiera tra il proprio impero e l’Islam.

La stessa Vía Trajana è stata percorsa dal religioso Aymeric Picaud nel secolo XII quando scrisse la sua “guida” del Cammino di Santiago, raccolta oggi nel Codex Calixtinus. Anche Napoleone la percorse nel secolo XIX quando tentò di conquistare la Spagna, scatenando la Guerra di Indipendenza, ritratta da Goya nel suo famoso quadro Il 3 maggio 1808 (Los fusilamientos del tres de mayo)

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“El tres de mayo en Madrid” de Francisco de Goya

Partiamo da Saint-Jean visitando i suoi monumenti principali

Sapendo già l’importanza naturale e storica dei sentieri che percorreremo oggi sui Pirenei, noi di Tournride vi vogliamo raccontare per quali monumenti e luoghi vale la pena scendere per qualche minuto dalla bici.

Cominciamo dall’inizio della nostra tappa: Saint-Jean Pied de Port, Saint-Jean Pied de Port, così chiamato perché si trova “al piede delle pendici” della montagna.. Questo piccola cittadina è stata fondata nel Medio Evo e oggi, al coniugare questa sua ubicazione montana con la sua antichità, si converte in un pittoresco sito per iniziare il cammino. Di fatto, si calcola che 1 su 4 pellegrini che arrivano a Santiago sono partiti o sono passati da qui.

Ha due vie principali: la Rue d’Espagne e la Rue de la Citadelle. Il paese è diviso in due dal fiume Nive e la Rue d’Espagne unisce le due parti con un ponte. Sulla riva nord si trova la chiesa dell’Assunta, nota anche comechiesa di Notre Dame du Bout du Pont, così chiamata proprio perché si trova al “finale del ponte”. La chiesa di pietra rossa appare come una fortezza ed è di epoca medievale. Nonostante sia in stile gotico, la sua facciata è piuttosto compatta e povera di decorazioni, anche se dentro la finitura delle sue volte e delle vetrate dell’abside ricordano la nota “architettura della luce” gotica.

Nella parte nord di Rue de la Citadelle si trova la  Porta di Santiago, declarada Patrimonio de la Humanidad en 1998 junto con las rutas del Camino Francés. dichiarata Patrimonio dell’Umanità nel 1998 insieme alle Rotte del Cammino Francese. Il paese è circondato da mura e ha diverse porte, ma questa è la più famosa perché dal secolo XI viene utilizzata da tutti i pellegrini che scelgono di entrare in Spagna attraversando Saint-Jean. Se risaliamo tutta Rue de la Citadelle arriveremo alla Cittadella di Mendiguren, un’antica fortificazione del secolo XVII da cui si gode di una vista panoramica mozzafiato.

Cosa vedere lungo la Rotta dei Porti di Cize

Se prendiamo la via tradizionale dei Porti di Cize, durante il cammino incontreremo tre punti chiave.

In primo luogo, al km 11,3 alla nostra sinistra vedremo la Vergine di Biakorri. a cui oggi lasciano offerte le migliaia di pellegrini che la incontrano durante il cammino. Da questo punto si gode di una buona vista, così se volete riposare un po’, questo potrebbe essere un buon momento per sedersi a recuperare le forze ammirando il panorama.

Proseguendo la via, al km 16,5 troveremo la Fonte di Roldán. Roldán è un mitico comandante dell’esercito di Carlo Magno che, secondo i testi carolingi e i cantori di gesta, morì combattendo contro i vasconi in una battaglia che ebbe luogo vicino a Roncisvalle tra i secoli VIII e IX.

Al km 21,6 arriviamo alla quota più alta della tappa, a Collado Lepoeder. Da questo punto possiamo continuare per questa via scendendo per un ripido pendio con viste mozzafiato fino ad arrivare a Roncisvalle o, al contrario, deviare per arrivare al Passo di Ibañeta (km 24,1).

A Ibañeta vedremo una cappella dai tetti a punta costruita negli anni 60. Fu costruita in ricordo di quella che anticamente formava parte di un vecchio monastero in cui si trovava una campana che veniva suonata per evitare che i pellegrini medievali si perdessero. Da questo punto manca poco per finire la tappa, visto che in meno di due km di discesa potremo arrivare a Roncisvalle.

Cosa vedere lungo la Rotta di Valcarlos

Se invece di prendere la Rotta di Napoleone prendiamo la Rotta di Valcarlos, passeremo per Arnéguy e per il paese che dà il nome a questo itinerario: Valcarlos. Già Aymeric Picaud scrisse nella sua “guida” del cammino che per la valle chiamata Valcarlos ““passano anche molti pellegrini che si dirigono a Santiago e non vogliono scalare il monte”. Il luogo si mette in relazione con la battaglia dell’esercito di Carlo Magno contro i vasconi. Di fatto, si dice che da questo derivi il suo nome (Valle di Carlo).

A Valcarlos potremo vedere la chiesa di Santiago Apostolo Apóstol, costruita a cavallo tra i secoli VIII e IX. Nella sua parte bassa si trova un’arcata tripla e, per rompere con l’orizzontalità predominante della sua facciata, verso la metà si innalza una torre quadrata con tetto piramidale. Se decidiamo di entrare, vedremo come la maggior parte delle decorazioni è concentrata sulla pala d’altare in stile neogotico (secolo XIX) che adorna l’abside.

Accanto alla facciata della chiesa, seguendo un po’ la strada, vedremo una scultura dell’artista Jorge Oteiza, pensata come monumento al pellegrino. Sei figure geometriche di differenti materiali si incastrano in una base di cemento, simili a una fila di pellegrini che camminano nella stessa direzione.

A Valcarlos si continua a praticare un’antica danza dichiarata Bene di Interesse Culturale della Navarra. I suoi danzatori si chiamano “volanti”, dato che ballano facendo volare dei nastri colorati che portano legati ai loro costumi bianchi. Se avete l’occasione di assistere ad uno dei loro spettacoli, non esitate a fermarvi a riposare un po’ e a guardarli. Si esibiscono sempre la domenica di Resurrezione durante la Settimana Santa, ma si può anche visitare la pagina del comune di Valcarlos per sapere se ci sono altri balli in programma.

Proseguendo per il cammino di Valcarlos arriviamo ugualmente al Passo di Ibañeta e, da lì, scendiamo fino a Roncisvalle. In questo villaggio, in cui vivono circa 30 persone, potremo vedere differenti monumenti relazionati con il Cammino di Santiago.

Ci salutiamo per riprendere le forze…

Nonostante questa tappa sia dura a livello fisico, abbiamo visto che tanto il paesaggio quanto il patrimonio monumentale che ci aspettano lungo il percorso ne valgono la pena.

Per questo Tournride vi facilita l’inizio da questo punto, facendosi carico dell’equipaggio e fornendo le attrezzature necessarie per iniziare a pedalare. Vi invitiamo a iniziare da Saint-Jean e a scoprire l’esperienza di pellegrinaggio che possono offrire i Pirenei!

UN GIRO PER RONCISVALLE

Nonostante Roncisvalle sia una località molto piccola che si visita praticamente in meno di mezz’ora, noi di Tournride vogliamo proporvi un giro in cui vi offriamo un po‘ di informazioni sui suoi monumenti perchè possiate comprenderli meglio. Vi proponiamo questa passeggiata, di cui potete trovare il percorso facendo click su questa mappa

Visitiamo la Collegiata di Santa Maria e la cappella di San Agustín

Cominciamo da uno dei monumenti più emblematici, la Basilica Collegiata di Santa Maria. L’edificio fu costruito nel secolo XII e, nella penisola iberica, è uno dei pochi esempi di gotico francese. Durante i seguenti cinque secoli ha subìto diversi incendi, a causa dei quali fu interamente ricostruita nel secolo XIX. Durante i lavori la sua forma originale venne molto modificata, per cui oggi vediamo come, nonostante l’interno conservi le linee gotiche (archi ogivali, forme gotiche, trifori…), l’esterno ha molti elementi barocchi.

In questa chiesa tutti i giorni alle 20.00 si tiene una messa speciale dedicata ai pellegrini. Al finale di questa messa si leggono tutti i nomi delle persone che sono arrivate quel giorno al villaggio e di quelli che il giorno dopo iniziano il loro cammino, benedicendoli e pregando per loro al suono della musica dell’organo.

Accanto all’abside della collegiata, costeggiando l’ostello, arriviamo alla Cappella di San Agustín, originale del secolo XIV ma ricostruita all’inizio del XX. L’esterno ha un aspetto molto solido, sembra quasi la torre di una fortezza. Mentre invece la sua volta interna, appoggiata su quattro enormi capitelli, si distingue per la sua eleganza e la ricercatezza delle incisioni sulle nervature che la compongono. Nel suo centro si trova il sepolcro del re Sancho VII “il Forte”, formato da una rappresentazione ricostruita nel secolo XIX sopra la precedente del secolo XIII.

Terminiamo alla cappella di Santiago e al silo di Carlomagno

Accanto alla casa del priore di trova il congiunto formato dalla chiesa di Santiago e la Cappella del Santo Spirito. La chiesa o cappella di Santiago è un piccolo tempio gotico (secolo XII) di pianta irregolare e copertura semplice, con volta a crociera. Anche L’esterno è sobrio, costituito da una parete in muratura irregolare. L’arco di copertura, dato che il tempio è gotico, è ogivale.

Nel timpano si trova una figura del monogramma di Cristo, un Crismon. Contiene le due prime lettere del nome di Cristo in Greco (X e P) e contiene le lettere Alfa e Omega, che erano la prima e l’ultima lettera dell’alfabeto greco, rappresentando Gesù Cristo come il principio e la fine di tutte le cose.

All’interno, vale la pena nominare una replica di una delle incisioni più famose di Santiago di tutto il cammino Francese: quella di Santiago „Beltza“ (Nero) di Ponte della Regina. Ya en el interior, vale la pena nombrar una réplica de una de las tallas más famosas de Santiago de todo el Camino Francés: la de Santiago “Beltza” (negro) de Puente la Reina. Vista la popolarità di questa scultura, che vedremo nella nostra terza tappa, fu decideso di creare una copia per la cappella di Roncisvalle.

La cappella dello Spirito Santo è nota anche come Silo di Carlomagno. E’ la costruzione più antica del paese, risale al secolo XII, anche se ha subìto molte trasformazioni. Si dice che Carlo Magno fece costruire questo edificio per seppellire i suoi cavalieri morti nella battaglia di Roncisvalle, tra cui Roldán, di cui abbiamo visto una fonte commemorativa nella tappa da Saint-Jean. Venne costruita sopra un pozzo, dove si sarebbero potuti gettare i resti dei membri dell’esercito morti. In questo ossario si dice che vennero depositati anche i resti dei pellegrini, nel corso dei secoli. Sopra il pozzo venne costruita la cappella, che è quadrata e coperta con semplicità. Visto che questo spazio era ad un livello più elevato si decise nel secolo XVII di costruire degli archi di pietra su tre dei suoi lati. Lì, sotto il punto medio dei suoi archi, vennero sepolti i canonici della collegiata di Santa Maria.

Dopo queste visite, salutiamo Roncisvalle e riprendiamo le forze, cosa di cui abbiamo sicuramente bisogno dopo questa dura tappa. Domani riprenderemo a pedalare fino a Pamplona, la prima grande città che visiteremo nel nostro cammino verso Santiago.

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Il Cammino Francese: Presentazione e pianificazione delle tappe

Il Cammino Francese è il percorso che ha ricevuto più persone dal momento in cui iniziò il pellegrinaggio verso Santiago. Si tratta dell’itinerario più menzionato in tutte le fonti storiche, il meglio segnalato e meglio dotato di servizi al pellegrino.

Con questa presentazione, vi invitiamo a conoscere un po’ meglio questa rotta millenaria e vi aiutiamo a pianificare la vostra peregrinazione lungo il Cammino Francese.

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Freccia formata con pietre su un sentiero del Cammino Francese (fotografia ceduta da Paul Quayle)

STORIA DEL CAMMINO FRANCESE

Il cosiddetto Cammino Francese è la via giacobina per eccellenza e, senza dubbio, la più frequentata in ogni momento della storia del pellegrinaggio verso Santiago. Molti testi a partire dal S. XI parlano di questo cammino che viene descritto come un “fenomeno di massa” già in uno scritto redatto da un monaco del S. XII, noto oggi come “Códice Calixtino” e considerato la prima guida turistica della Storia. 

Il patrocinio della Chiesa e della Corona iniziò a definire un itinerario

Peregrinare implica andare da un punto iniziale fino a, in questo caso, Santiago de Compostela. In realtà non ha importanza da dove si parta, sempre che si arrivi alla meta, ma la gran quantità di gente che si dirigeva verso lo stesso posto, fin dal Medio Evo, portò alla creazione di una serie di infrastrutture volte alla loro accoglienza. L‘ubicazione di queste infrastrutture, la protezione che alcuni sentieri ricevevano da parte di ordini di cavalieri che assistevano i pellegrini e la morfologia del terreno finirono per definire i diversi “cammini” che oggi quasi tutti utilizzano per compiere il pellegrinaggio.

Il Cammino Francese e le popolazioni per cui passa iniziarono a definirsi dal momento in cui vennero rinvenute le reliquie dell’apostolo nel S. IX.  Questo cammino aiutò la Corona a rendere sicuro il territorio che veniva recuperato agli arabi, popolando territori vuoti con installazioni cristiane. Con questo proposito, venivano fondate nuove città per cui si faceva passare il Cammino.I reali dettero anche molto appoggio all’Ordine di Cluny perché fondasse una vera e propria rete di monasteri lungo tutto il nord della Spagna. I cluniacensi nacquero nel S.X in Francia e ricoprirono un ruolo molto importante in Spagna per la grande quantità di ostelli e ospedali che misero a disposizione dei pellegrini. 

Cluny, Camino de Santiago

Monastero dell’Ordine di Cluny a Carrión de los Condes (fotografia ceduta da Miguel Ángel García su Flickr sotto le seguenti condizioni)

Inoltre, quando iniziò il pellegrinaggio, uno dei principali problemi dei viandanti era, senza dubbio, la sicurezza. Per questo, la concretizzazione di un itinerario specifico per compiere il pellegrinaggio era importante, dato che permetteva di offrire maggiore protezione ai viandanti. Questo cammino divenne stabile nel S. XI, soprattutto grazie a re come Sancho III el Mayor o Alfonso VI.

Francia si converte in punto di entrata: l’importanza dei franchi

La notizia della scoperta delle reliquie di Santiago iniziò a diffondersi per l’Europa già nei S. IX e X. La Francia, per la sua posizione di frontiera, divenne il luogo principale di passaggio per l’entrata nella Penisola Iberica.

Anche la corte di Carlomagno nel S. X fece da cassa di risonanza per il pellegrinaggio a Santiago, dato che se il nord della penisola tornava in mano ai cristiani, non ci sarebbe più stato bisogno di preoccuparsi per la pressione degli arabi sulla frontiera nei Pirenei. La corte arrivò a dichiarare che era stato lo stesso Carlomagno ad aver scoperto i resti degli apostoli. 

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Cappella di Santiago e il rinomato “silo de Carlomagno” a Roncesvalles (fotografia ceduta da José Antonio Gil Martínez su Flickr sotto le seguenti condizioni)

Durante il Medio Evo tutti i pellegrini che entravano dalla Francia erano chiamati franchi, , indipendentemente dal fatto che fossero o meno galli (anche se la maggior parte lo era). Bisogna tener presente che al giorno d’oggi possiamo tornare a casa in treno dopo essere arrivati alla meta, ma in quel periodo bisognava tornare indietro rifacendo il cammino. Per tutte le difficoltà connesse con il ritorno, molti franchi rimanevano nella penisola iberica.

Inoltre, durante i S. XI-XIII i re concessero molte cartas pueblas ai franchi perché si installassero in località disabitate, facendo in modo che il Cammino Francese passasse per queste nuove località. Le cartas pueblas sono ordini reali che conferiscono vantaggi fiscali o commerciali ad un gruppo sociale che cambio si stabilisce in una determinata località.

Santiago de Compostela, Camino de Santiago

Calle del Franco a Santiago di Compostela, 2013(Fotografia ceduta da Contando Estrelas su Flickr sotto le seguenti condizioni)

Ancora oggi possiamo trovarecittadine che crebbero lungo tutto il Cammino Francese grazie ai servizi che offrivano ai pellegrini. Posti come Puente la Reina hanno avuto origine da un nucleo che è andato aumentando in modo lineare, con il cammino del pellegrinaggio come asse centrale.

Il Códice Calixtino: la prima “guida turistica” del Cammino Francese

Siamo sicuri che nel S. XII le vie del Cammino Francese erano stabilite, dato che il Códice Calixtino ne fornisce una prova irrefutabile. Il codice è datato 1140 d.C. e si chiama in questo modo perché inizia con una lettera del papa Calisto II, diretta all’arcivescovo di Santiago (Diego Gelmírez) e ai monaci di Cluny.

Códice Calixtino, Camino de Santiago

Libro IV del Códice Calixtino (fotografia ceduta da Manuel su Flickr sotto le seguenti condizioni)

Il Codex Calixtinus è molto interessante perché all’interno, oltre a raccogliere storie di miracoli e racconti degli apostoli, si trova un libro che è stato attribuito tradizionalmente al monaco francese chiamato. Questo religioso descrive con minuzia la via verso Santiago de Compostela, così come i santuari che si possono trovare sul cammino; e offre anche consigli e aneddoti relativi al pellegrinaggio. Si tratta di quello che oggi chiameremmo una sorta di guida turistica , e per la sua antichità il codice ha un valore inestimabile. Disgraziatamente, divenne famoso negli ultimi anni per il suo furto per mano di una persona che lavorava nella cattedrale nel 2011, anche se fu poi ritrovato, e nel 2012 tornò al suo posto.

Códice CalixtinoCódice Calixtino, Camino Santiago

Affluenza del Cammino Francese durante la Storia

 

Dallo splendore medievale all’occultamento delle reliquie

Nella sua guida Aymeric descrive il Cammino Francese come un itinerario di masse, con migliaia di persone che andavano verso Compostela. Questo splendore inizia a decadere sensibilmente nel S. XVI, anche se nel S. XIV era stato molto colpito dalla grande peste che devastò l’Europa.

Anche la comparsa del Protestantismo ebbe un impatto sulla peregrinazione, dato che anche Lutero cercava di convincere la gente a non andare a Santiago. Mise in dubbio l’autenticità delle reliquie, arrivando a dire lì ci poteva essere un apostolo tanto quanto “un cane o un cavallo morto”.

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Scultura di Lutero a Berlín

Inoltre, nel S. XVI avvennero anche una serie di attacchi pirateschi in Galizia, tra cui quello di Francis Drake.  Questo corsaro aveva espresso la sua intenzione di distruggere la cattedrale se ne avesse avuto l’occasione. Per questo l’arcivescovo di Santiago, Juan de Sanclemente, decise di nascondere le reliquie dell’apostolo interrandole nel pavimento dell’abside della cattedrale.

Con lui morì il segreto dell’ubicazione del prezioso tesoro, fino al 1879, quasi tre secoli dopo, quando lo storico galiziano López Ferreiro riscoprì le reliquie. Nel S. XIX la peregrinazione viveva uno dei suoi più grandi momenti di decadenza, indotto anche dall’arrivo dei governi liberali al potere e questa nuova scoperta, insieme alla dichiarazione papale di autenticità delle reliquie cinque anni dopo, contribuì a dare un nuovo impulso alla peregrinazione e al Cammino Francese.

Questo impulso fu rallentato dallo stato di guerra totale che si sperimentò in Europa durante la prima metà del S. XX. Durante il dopoguerra però il Cammino Francese tornò ad accogliere i pellegrini che tentavano di recuperare sui sentieri l’unità culturale di un’Europa che si era incrinata a causa delle lotte interne. Iniziarono a nascere associazioni relative al Cammino ed il Cammino Francese cominciò ad essere segnalato come si deve.

Sforzi dagli anni 80 per rivitalizzare il Cammino: da Elías Valiña al Plan Xacobeo

In un primo momento, questo sforzo per far crescere il Cammino venne da parte di persone che, individualmente, decidevano di provare a potenziare la peregrinazione e aiutare tutti coloro che decidevano di intraprenderla.

Il Cammino Francese fu il primo ad essere segnalato adeguatamente e questo si deve ad un parroco di O Cebreiro chiamato Elías Valiña, che fu il creatore del simbolo della freccia gialla. Elías decise di riabilitare l’ospedale dei pellegrini della sua parrocchia e, visto che i pellegrini gli raccontavano che si perdevano durante il cammino dalla Francia, nel 1984 comprò pittura in abbondanza per segnalare le strade e se ne andò su una carrozza con due cavalli da Roncisvalle fino a Santiago. Andò marcando con una freccia tutti i punti che potevano creare confusione nei pellegrini. Da quel momento si è mantenuto questo simbolo, insieme alla conchiglia.  

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Pietra con la freccia gialla sul Cammino Francese

Nel 1991 a questi sforzi individuali si aggiunge lo sforzo istituzionale tramite la creazione da parte della Giunta di Galizia del Plan Xacobeo, un’istituzione pensata per investigare sul Cammino e potenziare il pellegrinaggio. Da quel momento, la via millenaria del Cammino Francese non ha smesso di ricevere sempre più pellegrini, superando ogni anno il record di presenze dell’anno precedente.

ROTTE ED ITINERARI DEL CAMMINO FRANCESE

Percorriamo le stesse rotte dal S. XII

Le vie che definisce nel S. XII il chierico Aymeric Picaud continuano ad essere quelle che oggi costituiscono il Cammino Francese. Nella sua “guida” del 1140 il chierico definiva quattro vie, che da Parigi, Vezelay, Le Puy e Arles si collegavano con il resto del continente. Le prime tre si riunivano a Saint Jean Pied de Port e l’ultima passava la frontiera a Somport.

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Mappa delle vie del Cammino Francese

Al giorno d’oggi, molta gente decide di iniziare il cammino a Saint Jean, superando durante la prima tappa la collina che unisce questa piccola cittadina con Roncisvalle. Si tratta di una tappa dura ma che ripaga i pellegrini con delle viste e paesaggi spettacolari. Da Roncisvalle, si attraversa la Navarra passando per Pamplona fino ad arrivare nei dintorni di Puente la Reina. 

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Croce dei Pirinei sul Cammino Francese (fotografia ceduta da Emilio su Flickr sotto le seguenti condizioni)

Se iniziamo a Somport percorreremo quello che si conosce come Cammino Aragonese fino alle porte di Puente la Reina, dove i pellegrini di entrambe le rotte si incontrano all’eremo di San Salvador. L’itinerario aragonese scorre seguendo per la maggior parte il percorso del fiume Aragón e lì troveremo paesaggi di bellezza singolare, di montagna, bosco e prati. Visiteremo anche località di grande valore patrimoniale, come la cattedrale di Jaca o il monastero di Leyre.

Bisogna tenere conto che il Cammino Aragonese è più duro e implica maggiore difficoltà tecnica per chi va in bicicletta, soprattutto in inverno. Per questo, se è la prima volta che avete in animo di venire a Santiago, vi consigliamo di scegliere l’opzione di iniziare da Saint Jean o Roncisvalle. Se volete iniziare da Somport, c’è da mettere in conto che, a seconda della situazione climatica, può essere necessario percorrere sulla strada alcuni tratti.

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Fiume Aragón sui Pirinei

Numero di tappe, segnali e servizi per ciclisti nel Cammino Francese

In quanto al numero di tappe in bicicletta, tanto da Somport come da Saint Jean Pied de Port si impiega, in linea generale, circa tre giorni a passare per Puente la Reina. Se iniziamo a Somport può essere che convenga aggiungere una tappa, per percorrere il cammino in modo più rilassato.

In generale, dedicheremo a pedalareuna media di 15 giorni da qualunque punto d’inizio. In chilometri, ne percorreremo 785 da Saint Jean de Port e 820 da Somport.  

Da Tournride vogliamo ribadire che, per goderci il cammino, non dobbiamo considerare la peregrinazione come una gara. Ci sono persone che compiono il Cammino Francese in 12 giorni e altri che hanno bisogno di 19 e, ovviamente, lo sforzo è sempre e comunque encomiabile e ognuno deve sentirsi orgoglioso di sé stesso.

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Pellegrina di fronte alla cattedrale mostrando le sue credenziali timbrate (fotografia ceduta da Paul Quayle)

Quello che vi consigliamo è di organizzare le tappe e il tempo per non trovarvi con impegni improrogabili che vi facciano lasciare il cammino a metà. L’esperienza dice che è sempre più emozionante arrivare alla cattedrale piuttosto che realizzare tappe intermedie senza arrivare alla meta.

Inoltre, per conseguire il credito di pellegrino compostelano, la “Compostella, si devono percorrere almeno 200 km in bicicletta o 100 Km a piedi, ma devono essere gli ultimi ed arrivare a Santiago. La tempistica o velocità, naturalmente, viene decisa da ciascuno.

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Credenziale con il primo timbro di un pellegrino (fotografia ceduta da Juan Pablo Olmo su Flickr sotto le seguenti condizioni)

Il Cammino Francese è ben segnalato e ci sono molte cittadine intermedie in cui troveremo i servizi di cui abbiamo bisogno, quindi in ogni tappa possiamo essere flessibili, per decidere fino a dove vogliamo arrivare. In media, nel Cammino Francese c’è una città ogni 4 km, la maggior parte con possibilità di alloggio. Molte dispongono di posti chiusi per custodire le biciclette. Per questo, ogni giorno avremo a disposizione diverse località come fine tappa. 

Oltre agli alloggiamenti, in molte delle cittadine troveremo negozi in cui poter comprare ciò che necessitiamo. Tenetelo a mente al momento di riempire le sacche della bici perché tutto ciò che vi portate dietro vi accompagnerà come peso extra!

Proposta di pianificazione delle tappe per il Cammino Francese in bicicletta

Abbiamo ideato una pianificazione del Cammino Francese per i pellegrini in bicicletta cercando di adattarla alla maggioranza dei ciclisti. Per questo, in base ad ogni profilo del terreno e alla sua difficoltà le tappe possono prevedere più o meno km. Abbiamo previsto una tempistica di 14 giorni, percorrendo 26 km al giorno nella tappa più corta e 96 nella più lunga. La media sarà di circa 58 km/giorno. Ricordate sempre che questo è un suggerimento, potete unire o dividere ulteriormente le tappe.

La proposta di Tournride è la seguente:

  • Saint-Jean Pied de Port – Santiago de Compostela:
  1. Saint-Jean Pied de Port – Roncesvalles (26 Km)
  2. Roncesvalles – Pamplona (48 Km)
  3. Pamplona – Estella (44 Km)
  4. Estella – Logroño (49 Km)
  5. Logroño – Santo Domingo de la Calzada (48 Km)
  6. Santo Domingo de la Calzada – Burgos (75 Km)
  7. Burgos – Carrión de los Condes (86 Km)
  8. Carrión de los Condes – León (96 Km)
  9. León – Astorga (49 Km)
  10. Astorga – Ponferrada (54 Km)
  11. Ponferrada – O Cebreiro (50 Km)
  12. O Cebreiro – Sarria (40 Km)
  13. Sarria – Melide (60 Km)
  14. Melide – Santiago de Compostela (56 Km)

 

  • Somport – Santiago de Compostela:
  1. Somport – Arrés (59 Km)
  2. Arrés – Sangüesa (49 Km)
  3. Sangüesa – Puente la Reina (56 Km)
  4. Puente la Reina – Logroño (76 Km)
  5. Logroño – Santo Domingo de la Calzada (48 Km)
  6. Santo Domingo de la Calzada – Burgos (75 Km)
  7. Burgos – Carrión de los Condes (86 Km)
  8. Carrión de los Condes – León (96 Km)
  9. León – Astorga (49 Km)
  10. Astorga – Ponferrada (54 Km)
  11. Ponferrada – O Cebreiro (50 Km)
  12. O Cebreiro – Sarria (40 Km)
  13. Sarria – Melide (60 Km)
  14. Melide – Santiago de Compostela (56 Km)

Periodicamente pubblicheremo informazioni riguardo ad ogni tappa. Potrete conoscere il profilo generale del terreno e cosa vedere e fare lungo l’itinerario. Daremo anche consigli pratici riguardo agli alloggi e all’accesso ai servizi.

IL PATRIMONIO DEL CAMMINO FRANCESE

Arte e architettura: un’intera storia scolpita nella pietra

Dalla scoperta delle reliquie dell’apostolo nel S. IX, i sentieri del Cammino Francese sono andati riempiendosi di storia scolpita nella pietra. Tutti questi monumenti oggi continuano a ricevere i visitatori che decidono di intraprendere il pellegrinaggio verso Santiago e sono diventati essi stessi una ragione per dedicare tempo ed energia al cammino.

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Campanario della Cattedrale di Santiago, con una scultura dell’apostolo come pellegrino (fotografia ceduta da Contando Estrelas su Flickr sotto le seguenti condizioni)

Oltre a questo patrimonio materiale, il Cammino Francese è stato di per se stesso un elemento generatore di cultura. Sulle sue vie hanno viaggiato innovazioni, scoperte e idee nelle menti di coloro che le percorrevano. Grazie a questo, persone di ogni classe sociale e località d’Europa vennero tra loro in contatto e, per la prima volta nella storia, si andò generando quella che oggi potremmo considerare una “identità europea” che, al di là delle ragioni economiche, da un senso alla nostra unione. Inoltre, grazie a tutto questo, possiamo anche trovare per la prima volta uno stile artistico che si estenda oltre il locale, comprendendo diverse località: il romanico.

Per quanto detto, il Cammino Francese fu dichiarato nel 1987 “Primo Itinerario Culturale Europeo”, nel 1993 “Patrimonio Mondiale Culturale e Nazionale” dall’UNESCO e nel 2004 gli venne conferito il “Premio Principe di Asturias alla Concordia”.

Camino de Santiago, Itinerario Cultural Europeo

Cartello del Cammino di Santiago come Itinerario Culturale Europeo (fotografia ceduta da Paul Quayle)

Oltre al patrimonio specificamente in relazione con il cammino, potremo vedere tutto ciò che ci può offrire la Spagna. La Penisola Iberica è un territorio che è stato popolato da tempi molto antichieil Cammino Francese ci permette di visitare luoghi rappresentativi di molti momenti storici. Dai resti archeologici dai nostri predecessori ominidi nelle montagne di Atapuerca a Burgos fino alle grandi costruzioni contemporanee in città come Burgos, León, Logroño o Astorga; passando per differenti resti romani, visigoti e medievali.

Il patrimonio architettonico e artistico religioso di cattedrali come Jaca o di monasteri come quello di Miraflores de Burgos si mescolerà con resti di architettura civile pensata per facilitare il cammino dei pellegrini: ponti medievali come quello di Puente la Reina o castelli templari come quello di Ponferrada servivano per facilitare il cammino e proteggere i viandanti.

Camino de Santiago, Puente la Reina

Ponte medievale a Puente la Reina, Navarra (fotografia ceduta da Aherrero su Flickr sotto le seguenti condizioni)

Troveremo anche molti ospedali per pellegrini come l’impressionante parador di San Marcos a León e potremo dissetarci nelle differenti fonti costruite per aiutare i viaggiatori. Le troveremo di diversi tipi, dalla fonte gotica di los Moros a Monjardín a quella di Bodegas Iratxe, che butta vino invece di acqua, in omaggio ai pellegrini medievali il cui sostentamento erano pane e vino rosso.

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Parador di San Marcos a León (fotografia ceduta da Antramir su Flickr sotto le seguenti condizioni)

Cultura e folklore nel Cammino Francese

Oltre a tutto il patrimonio materiale già descritto, al percorrere il Cammino Francese attraverseremo una grande quantità di cittadine della Spagna del nord. Questo ci offre l’opportunità di immergerci nella loro cultura e tradizioni e, con un po’ di fortuna, anche partecipare ad alcune delle loro feste popolari. Possiamo arrivare in tempo per i famosi San Fermines a Pamplona o, addirittura, entrare a Santiago in piena celebrazione dell’Apostolo.

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San Fermines 2011 (fotografia ceduta da Asier Solana su Flickr sotto le seguenti condizioni)

Un valore aggiunto all’esperienza del cammino è poter provare la gastronomia spagnola. Dopo le dure giornate passate a pedalare ci godremo come non mai quella che molti dicono essere la miglior cucina del mondo. Potrete provare gli insaccati tipici, come il chorizo e la cecina; così come la grande varietà di formaggi elaborati in modo tradizionale. I piatti popolari come il cocido maragato, il caldo gallego, il pulpo á feira, ecc., ci aiuteranno a riprendere le forze per affrontare la giornata successiva.

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Pulpo a la gallega (fotografia ceduta da Santi Villamarín su Flickr sotto le seguenti condizioni)

Oltre al cibo, potremo anche imparare un aspetto molto importante della cultura spagnola: la cultura del vino. Il Cammino Francese corre lungo territori che formano parte di distinte denominazioni di origine come La Rioja, Bierzo o Ribeira Sacra e passa vicino ad altre come Ribera del Duero o Toro. Potremo fare il giro dei sapori di Spagna.

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Cammino Francese in Navarra (fotografia ceduta da Paul Quayle)

Al seguire i sentieri del Cammino Francese saremo parte di una storia viva e in permanente trasformazione.
E’ il Cammino con la C maiuscola e per eccellenza e, dal S. IX, ha accolto tutte le persone che hanno voluto lasciarvi la propria impronta. Inoltre, la sua buona segnaletica e la qualità dei servizi facilitano il transito in bici.
Avete voglia di diventare franchi e pedalare con noi?